60 anni abolizione scomuniche. Garrone: riconciliazione in cammino

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Foto tratta da https://www.chiesacattolica.it/cattolici-ortodossi-celebrazione-per-i-60-anni-dellabolizione-delle-scomuniche/

Roma (NEV), 4 dicembre 2025 – Il 2 dicembre si è tenuta a Venezia una celebrazione per i 60 anni dal documento sull’abolizione delle scomuniche firmato dalla Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli.

Fra gli ospiti, anche il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Daniele Garrone, al quale abbiamo chiesto di raccontarci il contesto e l’atmosfera di questo appuntamento.

Lo spirito che accomunava i partecipanti e gli invitati di altre chiese – scrive fra l’altro il presidente Garrone – è un buon viatico verso il primo simposio delle chiese cristiane in programma a Bari i prossimi 23 e 24 gennaio 2026″.


Il 7 dicembre 1965, papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora lessero contemporaneamente, il primo in una riunione pubblica del Concilio, il secondo a Istanbul nel corso di una cerimonia speciale, una dichiarazione congiunta cattolico-ortodossa che proclamava la revoca delle scomuniche reciproche tra la Chiesa latina e le chiese d’Oriente, a conclusione di una lunga storia di controversie, culminate nel 1054 nello scontro tra papa Leone IX e il patriarca Michele Cerulario 

Questa rottura sanciva la definitiva separazione tra la cristianità latina e quella d’oriente, al punto che ognuna della due parti accusava l’altra di essere responsabile della frattura: scisma “d’Oriente” per gli uni, scisma “latino” per gli altri.

Questioni radicalmente controverse erano la pretesa di giurisdizione universale del pontefice romano, da un lato, e la concezione della sinodalità, dall’altro; l’aggiunta delle parole “filioque” (lo Spirito procederebbe anche “dal Figlio”) nel credo niceno-costantinopolitano da parte della cristianità latina; l’opzione per il celibato ecclesiastico operata dalla chiesa di Roma. La proclamazione del dogma dell’infallibilità papale (1870) sembrò aggiungere alla riconciliazione un altro ostacolo insormontabile.  

La dichiarazione congiunta di Paolo VI e Atenagora voleva essere un primo passo verso il ristabilimento della comunione ecclesiastica spezzata, cominciando dal riconoscimento “delle parole offensive, dei rimproveri infondati e dei gesti riprovevoli” per poi dichiarare la cancellazione delle sentenze di scomunica. Ciò veniva interpretato come un “gesto di giustizia e di perdono reciproco” che, pur non sufficiente a porre fine alle divergenze, avrebbe potuto contribuire “a proseguire in uno spirito di fiducia il dialogo che, con l’aiuto di Dio, porterà a vivere di nuovo insieme … in quella piena comunione di fede, di concordia fraterna e di vita sacramentale che esisteva … durante i primi mille anni di vita della Chiesa”. 

La cerimonia di Venezia, conclusa con la lettura appunto della dichiarazione congiunta dopo esser culminata nella recita comune del credo di Nicea, ha accentuato la dimensione di un cammino fatto di “comprensione dialogante”.

In “cammino” in un certo senso, è stata la cerimonia stessa, tra due chiese non molto distanti, passando dalla chiesa di San Zaccaria, con la storia della rottura e della riconciliazione tra cattolici e ortodossi ad opera di due teologhe (Elana Boscos e Viviana De Marco) hanno ripercorso) e la relazione del metropolita Polykarpos, alla cattedrale di San Giorgio dei Greci, la più antica chiesa ortodossa di Venezia, sede della Sacra Metropolia d’Italia e Malta, con la relazione del Presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), card. Matteo Zuppi, la recita del credo di Nicea e la lettura della dichiarazione congiunta.  

Lo spirito che accomunava i partecipanti e gli invitati di altre chiese è un buon viatico verso il primo simposio delle chiese cristiane in programma a Bari 23 e 24 gennaio 2026. Indicatrice anche la citazione di un pensiero di Paolo Ricca fatta dal card. Zuppi: «non sappiamo più bene se siamo divisi o se siamo uniti, non sappiamo più bene quanto siamo divisi e quanto siamo uniti. Potremmo dire che siamo ancora a metà strada tra divisioni e unità: non siamo più veramente divisi, non siamo ancora veramente uniti. In questa situazione nella quale si trova tutta la cristianità, riceviamo una spinta: l’amore di Cristo che ci obbliga ad andare oltre, vuole darci il coraggio della riconciliazione». 

Daniele Garrone

Per approfondire, leggi qui tutti gli interventi: Cattolici-Ortodossi: celebrazione per i 60 anni dell’abolizione delle scomuniche – Chiesacattolica.it

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