«Abbiamo scelto di credere nel potere trasformativo dell’educare». Con queste parole la Presidenza nazionale di Azione cattolica ha aperto il primo Convegno unitario dedicato ad educatori e animatori, una “prima volta” carica di significato per un’associazione che nell’impegno formativo riconosce la propria identità più profonda.
Paola Fratini e Paolo Seghedoni (Adulti), Emanuela Gitto e Lorenzo Zardi (Giovani), insieme ad Annamaria Bongio e Claudia D’Angelo (Acr), hanno ricordato come l’educazione – ai ragazzi, ai giovani e agli adulti – sia il cuore pulsante dell’Ac: un lavoro quotidiano, capillare, spesso silenzioso, che il Convegno rilancia nella sua dimensione comunitaria. La tre giorni, inaugurata con i messaggi del card. Zuppi e di papa Leone XIV, intreccia preghiera, studio, festa e confronto, e vuole mettere in luce la valenza culturale e civile dell’esperienza associativa.
Educare dentro la complessità del presente
Dai diversi interventi emerge un quadro lucido della fase storica: un tempo segnato da conflitti, polarizzazioni, instabilità politica e fragilità democratiche. «Possiamo davvero tenere fuori dai nostri gruppi associativi il peso delle guerre e delle tensioni globali?», si sono chiesti i relatori. La risposta è una chiamata a rinnovare l’impegno per la pace: non come gesto simbolico, ma come “artigianato quotidiano” fatto di iniziative, mobilitazione e cura delle relazioni. Come testimonia l’accoglienza di ragazze e ragazzi ucraini promossa da alcune diocesi romagnole, segno concreto di un’educazione che si fa cittadinanza solidale.
Accanto alle guerre, preoccupa anche la crisi delle democrazie. Il “democracy index” mondiale in caduta e la diffusione di modelli autoritari ricordano – è stato sottolineato – che la democrazia richiede «sforzi creativi proporzionati ai pericoli», come ammoniva Robert Schuman. In questo scenario l’Europa appare un punto di lieve risalita, frutto di un progetto nato dalla fatica del dialogo e della mediazione.
Il contributo dell’Ac: partecipazione, dialogo, legami
In un’epoca segnata da disaffezione, chiusure e “bolle” sociali, i gruppi associativi sono richiamati a essere luoghi di relazione, di confronto non polarizzato, di partecipazione attiva. «C’è stato un tempo in cui partecipare era un valore condiviso; oggi sembra una seccatura», è stato osservato. Eppure, proprio la mancanza di partecipazione lascia spazio alle fratture sociali. L’Azione cattolica può essere lievito di una presenza diversa: capace di educare al dialogo, alla responsabilità comune, al desiderio di contribuire al bene di tutti.
Dentro il cammino sinodale della Chiesa italiana
La riflessione si intreccia con il percorso sinodale in atto nelle Chiese italiane. Un percorso che chiede una conversione di sguardi e di stili: più ascolto, più corresponsabilità, più comunità. La formazione, è stato ricordato, è di per sé un’esperienza sinodale: camminare fianco a fianco, discernere, condividere.
Dal Concilio a papa Leone XIV, la consegna è chiara: tornare all’essenziale della fede, al kerygma, per portare Cristo «nelle vene dell’umanità» e rendere il Vangelo più credibile e vicino alla vita reale delle persone. Il Progetto Formativo dell’Ac ricorda che tutti i battezzati sono protagonisti di evangelizzazione e che l’associazione è una via concreta per vivere questa missione nella Chiesa e nella società.
Il compito: scoprire, custodire, far crescere il bene
In un mondo attraversato da fratture e paure, l’Ac invita a riconoscere che il bene c’è: va scoperto, custodito e fatto crescere. È la lezione – sempre attuale – di Vittorio Bachelet: «Quando l’aratro della storia scava più a fondo, è importante gettare seme buono». L’Anno Giubilare ricorda che questo cammino richiede lo stile dei “pellegrini di speranza”, capaci di lasciarsi plasmare dallo Spirito e di percorrere sentieri nuovi.
Il Convegno di Riccione vuole essere esattamente questo: un tempo di fraternità, consapevolezza e rilancio, per dire che educare significa assumersi la responsabilità del mondo e preparare, con fiducia, un futuro che sarà comune a tutti.