La forza di una professione: il fundraising che unisce comunità, cura e pubblica amministrazione - Assif

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Ci sono progetti che raccontano, più di qualsiasi definizione teorica, cosa significhi essere fundraiser oggi in Italia.

La visita al nuovo Centro Oncologico e Radioterapico dell’Ospedale Maggiore di Parma ha mostrato con evidenza come la professione del fundraising, quando esercitata con metodo e visione, possa diventare una leva decisiva di partecipazione civica, innovazione amministrativa e sviluppo della comunità.

Un gesto che dice molto: la cultura del dono non nasce solo dal bisogno, ma dalla visione.

La Direttrice del Dipartimento Onco-Ematologico, Nunziata D’Abbiero, ha raccontato i dieci anni di lavoro che hanno portato a questo risultato: dalla necessità di superare una sede storica inadeguata all’esigenza di introdurre tecnologie avanzate, dalla costruzione di alleanze con il territorio alla definizione degli spazi in dialogo con i bisogni dei pazienti. Il punto chiave? La raccolta fondi non è stata un accessorio, ma un elemento strutturale del progetto. Ha permesso di migliorare accoglienza, umanizzazione, orientamento, ricerca e innovazione oltre i limiti del finanziamento pubblico.

Marcello Tiseo, Direttore dell’Oncologia Medica, ha mostrato come il progetto abbia integrato competenze cliniche, bisogni organizzativi e visione culturale. Gli spazi scelti con i pazienti, la collaborazione con le associazioni, i focus group: il segno di un modello di cura capace di dialogare con la comunità.

E poi Vittoria, 16 anni, presente insieme alla sua famiglia, ha raccontato perché ha scelto di sostenere l’Ospedale donando arredi e attrezzature per lo “spazio leggero”, l’area dedicata ai giovani pazienti oncologici. La motivazione? La guarigione della migliore amica di sua madre. Un’esperienza che l’ha portata a voler fare la sua parte, anticipando il sogno di diventare un giorno pediatra, come ci ha confessato suo padre.

Il ruolo cruciale del fundraiser: una professione che abilita la Pubblica Amministrazione

In questo percorso, il ruolo della fundraiser professionista è stato determinante. La protagonista di questo percorso è Erica Marsullo, referente per la raccolta fondi e i rapporti con la comunità dell’Azienda Ospedaliera. La sua presenza è la dimostrazione concreta di ciò che ASSIF sostiene da anni: la Pubblica Amministrazione ha bisogno di figure competenti nella gestione del fundraising, capaci di costruire partecipazione, dare continuità alle relazioni con i cittadini, tradurre vincoli amministrativi in opportunità operative, coordinare partner pubblici e privati, restituire trasparenza e responsabilità.

In sei anni, la campagna ha raggiunto ogni angolo della provincia, attivando cittadini, imprese, volontariato, istituzioni e Fondazione MUNUS. I risultati parlano da soli: 2,5 milioni di euro raccolti, soprattutto da micro e piccoli donatori, un rapporto 1:20 tra investimento in comunicazione e donazioni, una retention significativa e una forte partecipazione delle imprese in iniziative di welfare aziendale.

L’incontro di Parma non è stato solo una visita tecnica: è stato uno spazio fortemente voluto per raccontare cosa significhi oggi fare fundraising nella Pubblica Amministrazione e quale sia il ruolo di ASSIF nel sostenere questa evoluzione.

Questo incontro ha mostrato il motivo per cui ASSIF esiste: supportare i fundraiser, valorizzare il loro ruolo, costruire cultura e progettare un ecosistema dove la professione sia riconosciuta, rispettata e integrata nei processi pubblici. È un caso esemplare che ASSIF può portare come modello nazionale.

Alla fine, la serata si è conclusa in un luogo simbolico della parmigianità: La Corale Verdi, nel cuore del quartiere Oltretorrente. Fondata nel 1905, la Corale è una delle istituzioni musicali più amate di Parma: nata per custodire e diffondere la tradizione lirica verdiana, è diventata negli anni un punto di riferimento culturale e sociale.

Lo Chef Mario Marini del Bistrot Corale Verdi ha condiviso una storia affascinante sulla ricetta originale del “risotto di Verdi”, documentata nei manoscritti del Maestro e della moglie Giuseppina Strepponi: un risotto semplice, ispirato a quello milanese, arricchito da tartufo nero.

Ritrovarsi alla Corale Verdi ha amplificato il senso dell’incontro: cura, cultura, comunità e partecipazione non sono ambiti separati. Sono parti di un unico paesaggio civile, che prende forma quando le persone scelgono di esserci. Come la musica, anche il fundraising è un’arte corale, fatta di voci diverse che concorrono a costruire un bene comune più grande della somma dei singoli contributi.

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