Piattaforme, sportelli e denaro non bastano: il vero aiuto che serve a chi ha bisogno è di accompagnamento. Cioè di angeli  sociali, che meriterebbero anche un albo

In Italia le politiche contro la povertà vivono un paradosso. Misure economiche, piattaforme digitali, Caf, sportelli comunali, centri per l’impiego, reti di Terzo settore: gli “ingredienti” non mancano nonostante difetti d’impostazione e limiti delle risorse finanziarie a disposizione. Ma non arrivano sempre a chi ne ha più bisogno. Una quota significativa di persone e famiglie fragili resta esclusa, non presenta domanda, non completa la procedura o si perde nei meandri burocratici.

È il fenomeno del mancato take up, ben documentato dalle evidenze empiriche. Perché succede? Non certo per mancanza di informazione. Il vero punto debole è un altro, più profondo: la risorsa scarsa sono i “Samaritani” che si fanno prossimi, si prendono cura e costruiscono una relazione. Per accedere alle misure più importanti oggi è necessario orientarsi tra portali complessi, linguaggi amministrativi ostici, certificazioni, adempimenti digitali come SPID o CIE, documenti da recuperare e requisiti da verificare. Una persona anziana sola, un genitore in difficoltà, un migrante con scarsa alfabetizzazione digitale, un adulto con problemi abitativi o di salute mentale spesso non sono in grado di completare da soli questo percorso.

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