Donare un vestito dovrebbe essere un gesto semplice e carico di valore umano. Eppure, anche la beneficenza oggi si trova a fare i conti con le conseguenze del fast fashion, un fenomeno che è entrato ormai nella nostra quotidianità. In un mondo sempre più orientato al consumismo, il fast fashion ha preso piede con negozi fisici e online che offrono abiti a prezzi bassissimi, talvolta imitazioni di brand di alta moda o capi prodotti senza una vera attenzione alla qualità. Già da tempo, è stato riconosciuto come una delle principali cause di danno per l’ambiente, a causa delle alte emissioni di gas inquinanti provenienti dalle fabbriche e dal continuo smaltimento dei rifiuti legati alla bassa qualità dei prodotti. Ma c’è un aspetto che sta emergendo solo recentemente, l’effetto del fast fashion anche sulla raccolta dei vestiti destinati alla beneficenza.
Il problema del fast fashion
Le nostre città sono piene di contenitori per la raccolta di abiti usati o di associazioni che li accolgono. Recentemente, chi si occupa del ritiro e della selezione degli indumenti usati lancia l’allarme: l’acquisto compulsivo legato al fast fashion riempie i cassonetti di abiti inutilizzabili. Capi già sfibrati, realizzati con tessuti di scarsa qualità, che non tengono caldo e non possono essere riutilizzati, finendo inevitabilmente per essere smaltiti invece di aiutare chi ne ha davvero bisogno. I vestiti arrivano già danneggiati, usurati, con macchie o strappi, diventando praticamente inutilizzabili, con il risultato che invece di essere rivenduti, finiscono per trasformarsi in un ulteriore carico di rifiuti.
Donare vestiti nel modo giusto
Perché una donazione possa davvero fare la differenza, è essenziale selezionare i capi con maggiore cura, assicurandosi che siano in buono stato. È importante rivolgersi a organizzazioni che gestiscono le raccolte in modo trasparente e responsabile, evitando di contribuire a un circolo vizioso di spreco. Gli abiti donati dovrebbero essere privi di macchie, integri e senza strappi. Solo così possono avere una reale utilità per chi ne ha bisogno. In questo modo, la beneficenza può tornare ad avere il valore che merita, anziché diventare un contenitore per ciò che non si riesce più a vendere. Donare in modo sensato, quindi, significa anche fare attenzione a cosa si dona, affinché le risorse possano arrivare a chi davvero ne ha bisogno e non finire in discarica. Udicon inoltre, realizza numerose attività di swap party e scambio di vestiti, come quelle previste dal progetto 5R-evolution, con l’obiettivo di diffondere l’importanza del riuso e di dare una seconda vita a capi e oggetti non più utilizzati.
Fonte: La Stampa
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