Agricoltori umbri a Bruxelles. CIA Agricoltori Italiani Umbria in piazza per motivi sostanziali di tenuta per il sistema economico regionale  - Mg2 Comunicazione

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(economia – 19 dicembre 2025) “Siamo qui per l’Italia e per l’Umbria. Quello che vogliamo far passare è un messaggio politico chiaro: noi vogliamo una riforma perché il modello della Politica Agricola Comunitaria così come è stato costruito fino ad oggi ha portato, come certifica l’Istat, a una perdita di oltre 2 milioni di aziende agricole in 20 anni nel nostro Paese. Ma se da una parte quindi siamo d’accordo sul cambio dall’altra non possiamo accettare la ricetta che ci propone Bruxelles perché questo non è un cambiamento utile a risolvere il problema che ha portato alla perdita dei due milioni di aziende, ma anzi contribuisce ad accelerare quel trend tragico a scapito soprattutto delle piccole aziende, quelle tipiche della nostra Umbria. Inoltre, il Fondo Unico – esordisce con queste parole da Bruxelles Matteo Bartolini, presidente CIA Agricoltori Italiani Umbria – di fatto assorbirebbe altri Fondi che oggi sono molto utili all’economia dell’Umbria, come ad esempio il fondo Leader che poi è quello che finanzia i Gal. E nei Gal non ci sono solo gli agricoltori, ci sono tante piccole aziende dell’artigianato e del commercio attive nelle aree rurali, così come ci sono le Amministrazioni dei piccoli comuni delle aree interne”.

Oltre 10mila produttori agricoli provenienti da ogni angolo del continente per protestare contro le politiche della Pac post-2027. La Pac post-2027 (Politica Agricola Comune per il periodo 2028-2034) è attualmente in fase di riforma e la proposta della Commissione Europea, pur puntando su maggiore sostenibilità, resilienza e un bilancio più consistente, sta generando forti dibattiti tra gli Stati membri. Le critiche principali riguardano l’ipotesi di un Fondo Unico che accorperebbe diversi fondi, con il rischio concreto di nazionalizzazione delle politiche agricole.

In prima linea la folta delegazione Cia, guidata da Matteo Bartolini, presidente CIA Agricoltori Italiani Umbria, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini umbri, italiani ed europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.

Un allarme supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili, che sono la colonna portante del paesaggio e delle eccellenze dell’Umbria. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).

Come spiega Matteo Bartolini: “Questa non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura, sicurezza alimentare, presidio dei territori, salute e benessere. Senza agricoltura non c’è sicurezza alimentare, ambientale e sociale. Noi agricoltori stiamo manifestando un disagio che non può essere sottovalutato. La posizione che come rappresentanza agricola intendiamo portare nel dibattito europeo è orientata alla responsabilità e alla costruzione di soluzioni che sostengano la transizione ambientale, riconoscendo al contempo la necessità che essa sia anche economicamente sostenibile e socialmente equa. In questo quadro, il tema del giusto prezzo riconosciuto all’impresa agricola assume un ruolo centrale. Per queste ragioni, noi agricoltori umbri abbiamo partecipato a Bruxelles, insieme a una delegazione della CIA composta da oltre 200 agricoltori, a un momento di mobilitazione e confronto volto a richiamare l’attenzione delle istituzioni europee su queste istanze”.

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