Tajani «Le nostre armi da usare solo sul territorio ucraino» (Il Mattino) – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

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«Abbiamo preso un impegno: lo manterremo e controlliamo che le armi siano usate solo in difesa sul territorio ucraino», ribadisce l’azzurro Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier. Mentre sul conflitto israelo-palestinese conferma: «L’Italia è pronta a inviare militari italiani in una missione di pace nell’ambito di una missione Onu».

In Ucraina lei è per una scelta collegiale concordata con la Nato; il suo collega Salvini è perentorio nel dire no ad armi contro la Russia. Sono due posizioni quasi opposte.

«Non sono d’accordo con Stoltenberg, le scelte si fanno in comune. Comunque noi rimaniamo impegnati a inviare materiale militare da utilizzare solo sul territorio ucraino, per difesa, e controlliamo che avvenga questo. Noi non siamo in guerra con la Russia, ma l’Ucraina si deve difendere».

Eppure ora c’è l’opinione che serve un passo in avanti.

«Non manderemo nessun soldato italiano in Ucraina e non vogliamo che i nostri strumenti militari vengano impiegati in Russia: se vogliono farlo gli altri lo facciano pure. Ma siamo fortemente impegnati a sostegno di Kiev, per difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina, che è un paese aggredito – ricordiamolo – in modo che non vinca l’aggressore Putin. Questo è l’unico modo per costringerlo a sedersi al tavolo con Zelenskyj e firmare la pace. Altre alternative, in questo momento, non ne vedo».

E invece per il conflitto in Medioriente? Lei ha appena incontrato il primo ministro palestinese Mohammed Mustafa.

«Stiamo lavorando affinché non ci sia alcun attacco a Rafah, vogliamo un cessate-il-fuoco. È la linea nostra e di tutti i Paesi del G7: occorre un rapido rilascio degli ostaggi israeliani e fare entrare aiuti per la popolazione palestinese. Così arriverebbero beni alimentari e non solo per la popolazione che soffre. Ma non è facile».

In che senso?

«Con i razzi che Hamas continua a lanciare contro Israele proprio da Rafah, sembra che si voglia far cadere in trappola l’esercito israeliano per bloccare qualsiasi possibilità di pace. Per questo noi parliamo con l’Autorità palestinese, che riconosciamo. In futuro, l’Italia è pronta a inviare militari nell’ambito di una missione Onu a guida araba, per avviare dopo il conflitto una fase politica che porti alla nascita di uno stato palestinese che sia riconosciuto da Israele».

Il leader del Ppe Manfred Weber ha detto “mai Salvini nella maggioranza Eu”. I suoi alleati dovrebbero mollare Le Pen, Vox e Orban che hanno posizioni inconciliabili con il Ppe?

«È sempre stato così, le maggioranze nel nostro Paese non ricalcano quelle in Europa e viceversa. Detto questo Fi è favorevole a una maggioranza composta da Popolari, Liberali e Conservatori. Naturalmente Salvini potrebbe entrare in una maggioranza del genere: nessun problema con lui, ma con chiunque abbia posizioni antieuropeiste».

Per questo lei insiste sul voto utile a Forza Italia?

«Per far contare l’Italia, bisogna far contare Fi nel Ppe. Perché il Partito popolare europeo è la prima forza politica a Bruxelles e non si può prendere nessuna decisione importante senza questa forza politica. Sono reduce da una due giorni in Campania e Puglia dove ho trovato tanta voglia di fare e un entusiasmo che non c’era sino a qualche mese fa. Vedo un partito in crescita e sostegno ai nostri progetti. Molti sindaci civici hanno aderito al mio appello: i primi cittadini di Venezia, Palermo, Fiumicino, Imperia, Arezzo e il leader di una lista civica vicina a Michele Emiliano. È il segnale che siamo una forza rassicurante e che c’è voglia anche in Italia di Ppe».

Ci sarà il sorpasso sulla Lega come dicono alcuni sondaggi? I rapporti nel centrodestra muteranno dopo il voto?

«Io lavoro solo per raccogliere il maggior numero di consensi per Forza Italia: il nostro spazio politico è tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Il mio obiettivo è allargare il centrodestra, ma non a danno degli avversari, vogliamo far diventare Fi il centro della politica italiana».

Quale è il ruolo di Fi per il piano Mattei e, in generale, per il Mezzogiorno del Paese al centro del Mediterraneo?

«Forza Italia è impegnata da sempre con l’Africa: Silvio Berlusconi ha avuto sempre un occhio attento alla politica dell’Italia verso l’Africa, e io negli anni di lavoro alla Ue ho sempre spinto affinché potessero esserci investimenti diretti per far crescere tutti i Paesi. Ora il piano Mattei, di cui ho il coordinamento in assenza della Meloni, va in questa direzione e ci credo molto. Perché c’è un cambio di prospettiva: vogliamo affrontare la questione con una strategia di investimenti ampia che passi da impegni concreti con l’obiettivo di avere un ruolo centrale nel Mediterraneo per la stabilizzazione di questi paesi amici».

Regione Campania: vero che farete il nome del candidato governatore subito dopo il voto? Il suo vice al ministero, Edmondo Cirielli, non l’ha presa bene e dice che tocca a Fdi.

«A me interessa trovare un candidato vincente, un buon presidente di centro-destra per la regione Campania. Forza Italia farà le sue proposte alla coalizione, perché insieme si possa decidere, pronti a valutare chiaramente le proposte degli altri partiti. Quando Forza Italia ha sottolineato con forza le proprie candidature lo ha fatto con ragione, e le vittorie elettorali stanno lì a dimostrarlo. Io non impongo nulla a nessuno, ma non voglio imposizioni a Forza Italia».

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