Commento al programma - De Maria - Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo

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La Sonata in mi minore n.34 di Joseph Haydn fu pubblicata a Londra nel 1783. Dei tre movimenti in cui si articola, l’ultimo (Vivace molto) è quello più famoso poiché il tema su cui si basa, contrassegnato dall’autore con la curiosa didascalia ‘innocentemente’, s’imprime subito nella memoria dell’ascoltatore.

Beethoven per la sua straordinaria Sonata in do minore op.111 (1823), ultima del ciclo delle trentadue, adottò un’eccezionale articolazione in due soli movimenti: a un incandescente Allegro segue un’estatica Arietta con cinque variazioni che hanno ormai completamente mutato la loro originaria funzione decorativa per assumere un più profondo ruolo di metamorfosi strutturale.

Per il ciclo delle Soirées de Vienne, che risale a un periodo compreso tra il 1846 e il 1852, Liszt attinse a piene mani al repertorio delle innumerevoli danze composte da Schubert, tra Valzer, Ländler e Scozzesi. Evidentemente, il sommo virtuoso riteneva che le melodie schubertiane, in un periodo anteriore ai grandi successi di Johann Strauss junior, avessero il potere di evocare l’irresistibile fascino musicale della città di Vienna. Tra i temi prediletti, figurano quelli tratti dalle Valses nobles e dalle Valses sentimentales. Del resto, molti anni più tardi, perfino Maurice Ravel fu soggiogato dalle stesse raccolte schubertiane.

E Schubert torna protagonista anche nei celebri Lieder per voce e pianoforte trascritti da Liszt per pianoforte solo: Auf dem Wasser zu singen (Cantare sull’acqua, da una lirica di Friedrich Leopold zu Stolberg-Stolberg) evoca una seducente dimensione acquatica, Gretchen am Spinnrade (Margherita all’arcolaio, dal Faust di Goethe), ritrae le inquietudini della fanciulla, mentre Erlkönig (Il re degli Elfi), ancora su testo di Goethe, esprime tutta la tragicità di una ballata nordica.

Marco Bizzarini

Recapiti
Lia Cocca