Deontologia, l'equilibrio dinamico tra diritti e doveri - Ordine dei Giornalisti

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di Riccardo Sorrentino, presidente dell’OgL 

Questo testo è la prefazione del Presidente dell’ordine dei giornalisti della Lombardia Riccardo Sorrentino alla nuova dispensa «Lezioni di diritto dell’informazione e della deontologia della professione giornalistica» curata da Guido Camera, avvocato esperto di diritto dell’informazione. Il volume, pubblicato nella collana «Quaderni dell’ordine» è disponibile in formato cartaceo (si può ritirare presso l’Ordine) e scaricabile in Pdf in questa pagina. Contiene una panoramica e un commento alle norme e alle carte deontologiche che regolano la professione giornalistica. La pubblicazione, aggiornata al febbraio 2024, è destinata a chi intenda sostenere il colloquio per essere iscritto all’albo dei pubblicisti ma più generale a tutti i giornalisti che vogliano avere un riferimento sugli aspetti legali e deontologici del proprio lavoro.

La deontologia è espressione diretta dell’autonomia dei giornalisti. È anche uno strumento fondamentale, non l’unico, per mantenere un rapporto di fiducia tra noi e i lettori. Come poche altre, la libertà dei giornalisti si costruisce come una libertà negativa – priva di vincoli che non trovino fondamento in altri diritti fondamentali – e allo stesso tempo una libertà positiva, una libertà di fare informazione veritiera, che rispecchi la realtà delle cose.

È facile considerare la deontologia – e accade, nell’opinione di molti colleghi – come uno dei tanti lacci e lacciuoli di un paese che non ama molto la libertà, che non ha ancora trovato il modo di apprezzarla fino in fondo, che resta legato a un modello corporativo della società e dell’economia. Non è così. Dappertutto nel mondo, dove non esiste un Ordine dei giornalisti, i nostri colleghi si precipitano a formare organizzazioni, genericamente chiamate press council, che hanno il compito principale di far rispettare i principi deontologici. Questo accade, invariabilmente, quando i Parlamenti, il mondo politico, si propongono di varare leggi e sanzioni sul giornalismo. La deontologia è la risposta dei giornalisti che, di fronte a queste pretese, rispondono: “Servono regole? Ci pensiamo noi”. Se solo fosse possibile – ma il quadro politico, bipartisan, degli ultimi anni non lo permette – riformare gli Ordini professionali per adeguarli alle esigenze di una società avanzata come la nostra, l’esperienza dell’Ordine dei giornalisti potrebbe diventare un esempio, e non un’anomalia come è troppo spesso, e a torto, considerata.

La nuova edizione, aggiornata, delle Lezioni di diritto dell’informazione e deontologia dell’informazione giornalistica, a cura di Guido Camera, va letta attraverso questa chiave interpretativa. Non è una biblioteca, per quanto piccola, di nozioni di diritto e di deontologia da imparare, ma una serie di inviti alla riflessione sulla nostra professione e sulle sue regole. Eventualmente per criticarle, dopo averle adeguatamente analizzate. Perché l’equilibrio delicatissimo tra regole e libertà, tra diritto ed etica professionale dei giornalisti non può essere definito una volta per tutte, ma richiede un’evoluzione continua.

Non è un caso che i contorni del diritto all’informazione – assente nella nostra Costituzione, ma presente in altri testi giuridici coevi – e quelli della nostra professione siano stati disegnati dall’evoluzione della giurisprudenza della Corte Costituzionale o, nel caso del decalogo sulla diffamazione, della Corte di Cassazione. Ancora meno è un caso che l’etica applicata ai giornalisti, malgrado la presenza di un testo unico dei doveri del giornalista e malgrado qualche tentazione di irrigidirlo in un testo giuridico con la previsione di precise sanzioni, sia espressione di un’evoluzione giurisprudenziale e di una valutazione equitativa. Non può essere altrimenti, se non si vuole alterare radicalmente il ruolo della deontologia.

Il testo di Guido Camera, in questa edizione, dedica molto spazio anche alle nuove regole sulla “presunzione di innocenza” e, più in generale, sulle questioni legati alla cronaca giudiziaria. Il fenomeno chiamato, a torto o a ragione, della “giustizia mediatica” è diventato una fonte di pretesti, più o meno fondati, per intervenire, anche indirettamente, sulla nostra professione. Intenzioni poco nobili nei confronti del giornalismo e, più in generale, nei confronti della libera diffusione delle informazioni, si sono incrociati con l’esigenza, autentica, di tutelare i diritti fondamentali che ruotano attorno al processo penale. La cronaca giudiziaria ha così assunto un valore paradigmatico anche verso altre forme di giornalismo, in quanto crocevia tra diritti fondamentali, diritto, deontologia, competenze specialistiche e interesse pubblico. Cercare di risolvere i problemi della “giustizia mediatica” è cercare di risolvere una fetta importante, quella più aperta al confronto con la società in cui viviamo, dei problemi del giornalismo. Deontologici e professionali.

Buona lettura.

Recapiti
Francesco Gaeta