Un viaggio attraverso le testimonianze di famiglie e individui che, uniti dalla forza dell’aiuto reciproco, riscrivono il loro futuro grazie al progetto #BAMBINIxLAPACE

Sono molti i beneficiari del progetto #BAMBINIxLAPACE che il personale di Ai.Bi. incontra nella sua missione. Almeno quanti i problemi che questi riscontrano nelle tappe della loro vita.
Di seguito, sono presentate alcune delle loro storie.

Famiglie a distanza. Le testimonianze

Maria è una ragazza di 19 anni, stabilita temporaneamente a Chisinau, insieme alla madre, che continua a seguire i corsi (on-line) presso un’università di Odessa dove studia ragioneria.
A Odessa è rimasto il padre, per questo motivo la moglie e la figlia tornano ogni tanto per ritrovarsi. La loro è una delle tante famiglie ucraine i cui membri da ormai due anni vivono in paesi diversi e si rivedono appena possibile.
Con il corpo sono in Moldova, ma con il cuore e il pensiero sono in Ucraina.” Confessava la giovane durante la sua prima conversazione con la psicologa Ai.Bi. che ha contattato attraverso la Help Line aperta dall’Associazione.
Maria ha cercato il sostegno di uno specialista dopo mesi interi di tormenti e sofferenze che la tormentavano. “Eravamo in guerra – diceva per spiegare il suo stato d’animo – ero lontana dai miei affetti”.
I disagi hanno iniziato a indebolire anche la sua condizione fisica e la giovane ha compreso che avrebbe dovuto chiedere l’aiuto di uno psicologo al più presto.
Aveva disturbi del sonno, difficoltà nella concentrazione, provava rabbia e so sentiva costantemente in pericolo. Durante le sedute psicologiche ha raccontato anche il motivo del suo disagio, che ha sempre nascosto alla madre, “per non farla preoccupare”.
Durante una visita al padre, in Ucraina, è stata testimone di bombardamenti che hanno colpito la sua città. Ha ancora impressa l’immagine di case distrutte, di sirene che urlano, di gente che grida, mentre corre per salvarsi.
Queste immagini, represse per tanto tempo dentro, le hanno causato un disturbo da stress post traumatico e ha generato in lei un forte senso di colpa, che ora sta affrontando con terapie e, ovviamente, con l’aiuto della psicologa.
I progressi, seppure modesti, risultano costanti e le stanno restituendo, a poco a poco, la voglia di continuare gli studi, i rapporti con i suoi cari, la vita.

All’altra estremità della disperazione c’è una linea di supporto

Un altro caso che ha richiesto l’intervento della psicologa è quello di Evghenya, una madre quarantenne, rifugiata in Moldova insieme ai suoi figli di 18 mesi, 5 e 9 anni.
La sua richiesta di aiuto al nostro numero verde di Ai.Bi. è arrivata quando era “al culmine della disperazione” – come ha poi confessato Evghenya, qualche settimana più tardi, appena preso confidenza.
“Come madre di tre figli, pensavo che non esistessero situazioni che io non fossi in grado di gestire. Perché le madri possono tutto quando si tratta dei loro cuccioli. Ma la vita ti cambia proprio quando sei sicura di essere pronta ad affrontare una nuova sfida” – racconta la donna. “Ero stanca, nervosa, non dormivo più e non ero in grado di amare più i miei figli.”
Quando ha contattato Ai.Bi., era Moldova da 4 mesi insieme ai suoi tre bambini.
Con gli aiuti umanitari dei vari enti e con l’assegno che le inviava il marito rimasto in Ucraina, è riuscita a prendere un affitto una casa. Purtroppo, non poteva lavorare, perché non sapeva a chi affidare i figli. Nessuno di loro studiava, a eccezione del figlio più grande che frequentava la scuola on-line.
A causa delle continue interruzioni di linea, per gli attacchi in Ucraina, le lezioni venivano sospese frequentemente e il bambino faceva i compiti la sera tardi, quando c’è meno attenzione e quando, di solito sentono il padre.
Dopo due colloqui, uno con l’avvocato e uno con lo psicologo, Evghenya ha contattato nuovamente l’associazione. Stavolta per ringraziare del sostegno e per dare buone notizie: il figlio più grande si era iscritto in una scuola moldava dove studiano altri bambini ucraini.
È felicemente integrato nel nuovo contesto dove è riuscito anche a costruire delle amicizie. È più sereno. Il figlio più piccolo frequenta un asilo in Chisinau. Anche lui sta bene, mentre la madre ha più tempo per occuparsi del piccolino, ritrovarsi con sé stessa, mettere in ordine tra i suoi pensieri.

“Accettare che non sei più quella di prima”

Natalia, 53 anni, è un’altra donna ucraina rifugiata in Moldova. Ha contattato Ai.Bi. sempre attraverso la Linea di Supporto psicologico e giuridico, su suggerimento della figlia (madre di due bambini), anche lei beneficiaria di consulenze da parte dell’Associazione.
La donna mostrava sintomi evidenti di depressione e di forte ansia. Al suo disaggio psicologico si aggiungevano i conflitti con la figlia e con i nipoti, oltre a un forte dolore psicosomatico.
Inoltre, Natalia ha difficoltà nei movimenti, a causa di un problema alle ginocchia.
Sradicata e inutile.” Con queste parole si descriveva durante le sedute psicologiche.
Grazie al supporto psicologico ricevuto dagli operatori di Ai.Bi. Moldova, Natalia ora sta meglio. È riuscita a recuperare un rapporto con i parenti ed è in prova presso una famiglia moldava che intende offrirle un lavoro, affidandole il loro bambino per qualche ora al giorno. In più, ora riesce a dedicarsi alla sua passione: il ricamo.
A oggi, ha confezionato una sciarpa che ha regalato alla nipotina. È grazie e questa positività che sta costruendo il suo futuro.

Una nuova famiglia “di cuore”

In uno dei centri di accoglienza temporanea dei profughi della guerra, dove Ai.Bi. presta sostegno psicologico, il personale ha incontrato quattro simpatiche nonne. Le donne hanno instaurato tra di loro una bella amicizia, sostenendosi a vicenda. Si definiscono “sorelle di cuore”, perché sono rimaste sole.
“Nessuna di noi ha più parenti in Ucraina. Ma la vita ci ha regalato la possibilità di avere una nuova famiglia in Moldova. Qui ci sentiamo a casa, anche se sappiamo che le nostre case sono state distrutte” raccontano felici di non essere rimaste sole al mondo.  

Un’Adozione a Distanza per i bambini dell’Ucraina

Anche tu puoi aiutare tanti minori abbandonati decidendo di aderire al progetto di Ai.Bi. “Adotta a distanza i bambini in Ucraina”: bastano 0,82 centesimi al giorno.

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