L’accesso al cibo è un diritto, insufficiente. Slow Food preferisce credere che – e battersi perché – l’accesso a un cibo buono, pulito e giusto sia un diritto di tutte e tutti e non ad appannaggio di pochi. In questa ottica, la ristorazione collettiva è un capitolo che non può essere trascurato.
L’esempio di alcune realtà nazionali e internazionali e le iniziative promosse nell’ambito di alcuni progetti (tra cui SchoolFood4Change, di cui Slow Food Italia è parte terza) dà speranza sulla possibilità di successo di scelte politiche ed economiche differenti, che usano il sistema di ristorazione come leva per stimolare la produzione di cibo sostenibile, di qualità, bio-diversificato e culturalmente rilevante.
Per quanto riguarda la mensa scolastica, all’attenzione per la qualità del pasto si aggiunge quella per il valore del pasto in sé.
La scuola è la sede deputata all’istruzione e all’educazione delle giovani generazioni, tutto ciò che si svolge nelle ore scolastiche deve quindi essere inteso come momento educativo, sapendo che l’educazione per Slow Food è “un piacere, un’occasione ludica e conviviale in cui sentirsi bene e vivere la leggerezza”.
Ci piacerebbe che il pasto in mensa fosse inteso proprio in questi termini.
Educazione
La pausa del pranzo fornisce indubbiamente la possibilità di educare gli studenti alla buona e sana alimentazione, al rispetto della diversità, alle regole della convivenza civile, in un contesto diverso dall’aula, anzi per la precisione in un contesto collettivo che riproduce un aspetto della vita reale, extra-scolastica, del “mondo adulto”.
Confronto
La condivisione del pranzo diventa un momento per conoscersi e confrontarsi e il cibo non è un mero contorno all’azione, ma diventa oggetto di discussione. Gusti e disgusti sono esplicitati, a volte con pericolose reazioni a catena, per cui devono essere raccolti e mediati da personale attento e competente.
Le scelte religiose ed etiche sono sotto gli occhi di tutti ed anche queste devono essere spiegate. La mensa offre la possibilità di confrontarsi in una situazione diversa rispetto a quella dell’aula, le relazioni possono cambiare, le attitudini esercitate dietro ai banchi sono diverse da quelle messe in campo a tavola, gli insegnanti hanno un’occasione in più per valorizzare gli studenti meno portati per uno stile di apprendimento canonico.
Convivialità
La convivialità va esercitata, richiede l’applicazione di regole sociali che possono essere esercitate in famiglia in modo diverso.
Collettività
Inoltre a scuola il bambino impara che l’istituzione (in questo caso quella scolastica) non soddisfa le richieste del singolo ma della collettività, tutelando il benessere di tutti e, di riflesso, quello di ogni persona. Il bambino impara a fidarsi di ciò che arriva dal mondo esterno e scende a patti con i propri bisogni, imparando ad adattarsi.
Partecipazione
In mensa i bambini devono avere un ruolo attivo, non devono subire il servizio, ma essere parte attiva: interagire con gli operatori, apparecchiare, servirsi, sparecchiare sono tutti gesti da imparare non solo nel contesto famigliare, ma anche in quello collettivo.
È chiaro che la presenza di un operatore o di un insegnante è indispensabile perché il pasto non diventi invece un momento di autogestione.
Tutto questo non assume lo stesso valore se il pasto non è uguale per tutti, fatta eccezione per le intolleranze o per le esigenze religiose ed etiche.
Cibo sano e nutriente
Ogni genitore ha il compito di nutrire il proprio figlio in modo attento e consapevole o di chiedere a chi gli si sostituisce di farlo con altrettanta cura e buon senso.
Il pasto dei bambini deve rispondere a criteri qualitativi e di sicurezza, che vanno definiti con attenzione dalla Pubblica Amministrazione e vanno monitorati dagli organi competenti e dalle famiglie, che possono partecipare attivamente attraverso le Commissioni Mensa.
Se il problema non è solo la qualità oggettiva del pasto ma anche l’accettazione dello stesso da parte del bambino, bisogna considerare che il pasto della mensa dipende da tanti fattori diversi dal cibo in sé: dalla serenità dell’atmosfera, dai pregiudizi, dal tempo a disposizione, dalle abitudini familiari, dal confronto con gli altri compagni, solo per citarne alcuni.
Anche i genitori, quindi, vanno educati a fare richieste ragionate, con l’aiuto degli esperti del settore (FoodInsider per esempio organizza momenti di formazione per i membri delle Commissioni mensa e allo stesso modo molte aziende di ristorazione e molte Pubbliche Amministrazioni lavorano in questa direzione).
La mensa deve essere prima di tutto occasione di dialogo per promuovere l’impegno di tutti: genitori, insegnanti, dietisti, cuochi, enti appaltanti e società di ristorazione. Solo così può essere occasione di educazione al gusto per grandi e piccini.
SchoolFood4Change
Nell’ambito del progetto europeo SchoolFood4Change, diverse azioni sono promosse perché i menù della mensa scolastica rispettino esigenze nutrizionali e ambientali e, attraverso percorsi di educazione, siano compresi e apprezzati da insegnanti e bambini. Il ruolo di Slow Food nel progetto è quello di coordinare l’organizzazione di 72 eventi in tutta Europa finalizzati a sensibilizzare la popolazione sulla necessità di seguire una dieta bilanciata e poco impattante sull’ambiente, ma soprattutto a coinvolgere le famiglie nel processo di miglioramento delle abitudini alimentari dei bambini. Nei Canteen Days il lavoro svolto a scuola e in mensa viene raccontato ai genitori, che sono invitati a sostenerlo e a replicarlo a casa.
Alcune giornate pilota si sono già svolte a Malmö e a Milano, ma dalla primavera 2024 molte città coinvolte nel progetto, tra le quali Milano e Nuoro in Italia, organizzeranno nuovi eventi a tema per dare visibilità al grande lavoro fatto nei programmi scolastici, nella revisione dei menù, nella formazione dei cuochi.
Vi terremo aggiornati sulle iniziative organizzate.
Per saperne di più sulla mensa slow leggi il manuale e il depliant Pensa che mensa qui.