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Ufficio Policy Focsiv- Il 21 novembre 2023, Thomas Razafindremaka, difensore dei diritti umani attivo nella lotta contro la corruzione e l’accaparramento delle terre in Madagascar, è stato condannato a due anni di prigione e a una multa di 100mila ariary malgasci per frode e usurpazione di un titolo ufficiale che legittimi la sua azione dalla Corte Criminale di Antananarivo. La condanna di Thomas Razafindremaka ha scatenato un’ondata di preoccupazione e protesta tra le organizzazioni della società civile, evidenziando la crescente repressione nei confronti dei difensori dei diritti umani (vedi anche I difensori dei diritti umani e della terra in America Latina – Focsiv).
In risposta a questo evento, le organizzazioni internazionali e nazionali hanno emesso un comunicato congiunto per richiedere il ritiro della condanna. I sostenitori di Razafindremaka ritengono la condanna un tentativo per reprimere la sua lunga lotta contro la corruzione e l’ingiustizia nella regione di Ihorombe in Madagascar.
Per le organizzazioni della società civile questa vicenda è l’occasione per ricordare alle istituzioni malgasce l’urgenza del disegno di legge sulla tutela degli informatori difensori di diritti umani, trascurato dai legislatori per cinque anni (RFI – Radio France Internationale. “Madagascar: l’informatore Thomas Razafindremaka condannato a due anni di carcere”).
Le lotte di Thomas Razafindremaka
Thomas Razafindremaka è un difensore dei diritti umani, impegnato nella lotta contro il fenomeno corruttivo all’interno delle istituzioni locali di Ihosy in Madagascar, e da oltre 30 anni combatte contro l’accaparramento di terre da parte di aziende agroalimentari e minerarie.
È presidente di “Gny To tsy mba Zainy” (GTZ) e leader della commissione per i diritti umani di Rohy Madagasikara. Queste organizzazioni lottano contro la corruzione e promuovono lo Stato di diritto e il buon governo. Inoltre, è anche membro della Piattaforma regionale delle organizzazioni della società civile di Ihorombe (Pfnoscm Madagascar).
La condanna
il 21 novembre 2023, è stato condannato a due anni di prigione e a una multa di 100 mila ariary malgasci per frode e usurpazione di un titolo ufficiale dalla Corte Criminale di Antananarivo. Le accuse riguardano l’ingerenza nelle funzioni degli ufficiali giudiziari e degli avvocati in assenza di un titolo ufficiale, la raccolta di contributi sollecitati direttamente e senza diritto per agevolare la sua funzione; l’uso di manovre fraudolente per persuadere e frodare il patrimonio altrui; l’aver agito in modo illegale o improprio al fine di ottenere un vantaggio personale o per l’associazione.
Thomas Razafindremaka ha negato tutte le accuse mosse contro di lui, con i suoi avvocati hanno smontato ogni accusa, insistendo sull’assenza di prove.
L’Appello della società civile
Il 15 ottobre 2023, le organizzazioni della società civile hanno emesso un comunicato congiunto chiedendo il ritiro di tutte le accuse ingiustificate a Razafindremaka. L’appello esprime pieno sostegno e condanna le sanzioni contro di lui, ritenendole una violazione dei principi relativi ai difensori dei diritti umani, sanciti dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Difensori dei Diritti Umani. La sentenza di condanna evidenzia la mancanza di volontà da parte dello Stato nel sostenere il progetto di legge sugli informatori e i difensori dei diritti umani in Madagascar, aggravando il crescente senso di repressione contro le organizzazioni della società civile.
Secondo le organizzazioni della società civile questa condanna è una strategia di intimidazione, un esempio pratico delle ritorsioni che subiscono coloro che denunciano la corruzione. Il punto di partenza della vicenda risale al 2019, quando Thomas Razafindremaka presentò una denuncia contro il presidente della Commissione elettorale distrettuale e il vice candidato di Ihosy, per presunta corruzione durante le elezioni legislative del 27 maggio 2019. È qui che la sua voce ha cominciato a disturbare, e per reprimere la sua protesta nel 2020 viene arrestato e detenuto con accuse simili di usurpazione di ufficio e frode (“ Il difensore dei diritti umani Thomas razafindremaka condannato a due anni di carcere” FRONTLINE DEFENDERS).
Le motivazioni esposte a difesa riguardano principalmente l’assenza di prove e l’insussistenza delle ipotesi di reato. Tra i reati imputati, la raccolta dei contributi da parte dei membri GNY TO TSY MBA ZAINY non trova fondamento, poiché questa pratica è prevista da una clausola dello statuto dell’associazione, come per la maggior parte delle associazioni in Madagascar.
L’accusa di aver agito senza un titolo ufficiale che legittimi la sua azione è ingiustificata, perché lo status e le azioni dei difensori dei diritti umani sono riconosciuti a livello internazionale, anche in assenza di una legislazione nazionale in materia e senza la necessità di esibire un marchio formale di tale status. Inoltre, Frontline Defenders ha riconosciuto a Razafindremaka il ruolo di difensore dei diritti umani. Infine, il Madagascar ha ratificato convenzioni e trattati internazionali sui diritti umani, e ciò implica un impegno da parte del paese ad aderire alle disposizioni e agli obblighi stabiliti.
Front Line Defenders, un’organizzazione internazionale che tutela i difensori dei diritti umani, ha richiesto alle autorità malgasce di rivalutare la decisione della Corte Criminale e di ritirare le accuse contro Razafindremaka, considerandole una diretta ritorsione al suo legittimo impegno. L’appello sottolinea l’importanza nel garantire la libertà e la sicurezza dei difensori dei diritti umani per il progresso democratico e la tutela dei diritti fondamentali.
Per le organizzazioni della società civile questa vicenda è l’occasione per ricordare l’urgenza del disegno di legge sulla tutela degli informatori, trascurato dai legislatori per cinque anni.
Di seguito il comunicato stampa rilasciato da FRONTLINE DEFENDERS “Madagascar: Il difensore dei diritti umani Thomas Razafindremaka condannato a due anni di prigione”, e quello di oltre 50 organizzazioni malgasce “TUTTE LE ACCUSE CONTRO IL SIG. RAZAFINDREMAKA THOMAS DEVONO ESSERE RITIRATE PERCHÉ INGIUSTIFICATE E INGIUSTE”