Bicicletta e Presìdi Slow Food: un’idea di turismo lento per la vostra estate

Alla scoperta dei Presìdi del Friuli-Venezia Giulia lungo la Ciclovia Pedemontana

Per evadere dai frenetici ritmi cittadini sempre più persone decidono di optare per una vacanza slow. Per chi ricerca un’esperienza di viaggio lenta, a piedi o su due ruote, l’Italia offre molteplici possibilità, basti pensare alle vaste reti di cammini e alle ciclovie che attraversano il Paese. 

Quest’anno il Green Road Award, un premio assegnato ogni anno alle ciclovie che promuovono un modello di turismo alternativo, è stato assegnato alla Ciclovia Pedemontana del Friuli-Venezia Giulia.

Costeggiando la linea immaginaria che delimita l’arco alpino, il percorso si snoda per 180 km: da Sacile fino a Gorizia. Pedalando lungo questo tracciato è possibile scoprire la bellezza di alcuni borghi medievali, tra cui Toppo – inserito nei Borghi più Belli d’Italia -, Gemona del Friuli – borgo medioevale molto particolare perché contaminato dalla street art  e dall’architettura contemporanea -, e Cividale del Friuli – sito Unesco per l’arte longobarda. 

Cultura e tradizione si fondono con le meraviglie dei paesaggi. E oltre alla storia e alla natura bellissima che permeano ogni tratto di questo percorso, la ciclovia incrocia anche le produzioni buone, pulite e giuste di quattro Presìdi Slow Food della zona. 

Immergendosi nella area pedemontana del Friuli occidentale è possibile trovare la Cipolla di Cavasso e della Val Cosa, un prodotto dal cuore dolce e croccante, mai piccante: il che la rende perfetta da mangiare cruda. È caratterizzata da una tipica tunica rossa dai riflessi dorati, ma spostandosi nelle zone della Val Cosa questa cipolla assume dei toni più rosati. Le più grandi venivano intrecciate con erba di palude, mentre le cipolle più piccole erano destinate alla conservazione sotto aceto. Questa coltivazione, dopo un periodo di declino, sta riemergendo grazie al ritorno di alcuni emigrati tornati in patria che si sono impegnati a recuperare i semi e i saperi locali per portare avanti questa tradizione.

Cipolla di Cavasso e della Val Cosa Presidio Slow Food – © Alberto Peroli

Proseguendo questo percorso verso il territorio gemonese si può degustare il Formaggio di latteria turnaria che prende il nome proprio dalla sua lavorazione distribuita su turni. Questo sistema prevedeva una gestione collettiva del latte attraverso un modello cooperativo. Numerosi allevatori sparsi in varie borgate decisero di mettere insieme il latte per poter caseificare congiuntamente, producendo un formaggio a latte crudo e senza l’utilizzo di fermenti industriali. Oggi le latterie ancora produttive si sono ridotte ad appena un paio e riuniscono allevatori di piccola, piccolissima, scala che nel frattempo hanno diversificato la propria attività dando il via a osterie contadine dove servire e vendere i prodotti dell’azienda, ma anche camere per ospitare i viaggiatori alla ricerca di un’esperienza a contatto con il territorio e le sue tradizioni.

Formaggio di latteria turnaria – © Valerie Ganio Vecchiolino

Sempre in questa zona, imperdibile, è il Pan di sorc, un pane dolce e speziato che veniva preparato spesso per le feste. Il “sorc” è una varietà di mais cinquantino e la sua farina veniva miscelata a quella di segale e frumento, insieme a fichi secchi e talvolta uvetta e semi di finocchio: ogni famiglia aveva la sua ricetta! Si presenta come una pagnotta tonda dalla crosta molto scura e fragrante in contrasto invece con la mollica dal colore giallo. Il Pan di sorc si può consumare sia dolce sia come accompagnamento ai salumi. Inoltre viene utilizzato come ingrediente del Crafùt, un piatto della cucina friulana da provare nelle pause tra una pedalata e l’altra.

Pan di sorc Presidio Slow Food – © Alberto Peroli

Il tracciato della ciclovia si conclude a Gorizia ed è proprio qui che si può giungere all’ultimo Presidio: la rosa di Gorizia. Questo fiore dalle brillanti tonalità rosse e dalle sfumature rosa o rosso granato in realtà è una varietà di radicchio dal sapore intenso, appena amarognolo e croccante, che assume le sembianze di una rosa appena sbocciata. La forma caratteristica è dovuta alla tipologia di coltivazione, infatti la semina avveniva in consociazione con l’avena o con altre colture di cereali, pertanto poteva essere seminata in modo estensivo e occupare terreni meno pregiati. Questo tipo di coltivazione ha subito nel corso degli anni un abbandono dato che i terreni furono spartiti per cause belliche e stanziati ad altre funzioni. Oggi grazie a un gruppo di giovani agricoltori che si sono riuniti nel Presidio si cerca di salvare questa varietà, strappare i pochi terreni rimasti ad altri usi e riscattare dal degrado quelli inutilizzati.

Rosa di Gorizia, Presidio Slow Food – © Archivio Slow Food

Concedendosi alcune deviazioni, è possibile incontrare nelle vicinanze altri Presìdi del territorio:

  • Il Çuç di mont 
  • Il Pestith
  • Il Fagiolo di San Quirino 
  • La Pitina 
  • Il Pestat 
  • Il Malòn 

Puoi scoprire dove si trovano queste produzioni buone, pulite e giuste e conoscere indirizzi e contatti dei produttori nello spazio dedicato ai Presìdi Slow Food e costruire così il tuo itinerario personale.