Extravergini 2024: alla Fraternità monastica di Bose la menzione speciale

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Pregare e lavorare sono i precetti che guidano la vita dei cinque monaci della Fraternità monastica di Bose a Ostuni, in provincia di Brindisi. Dal classico motto benedettino Ora et labora.

Tre momenti di preghiera scandiscono le loro giornate, mattino, mezzogiorno e sera; il resto del tempo è dedicato allo studio, all’accoglienza degli ospiti e al lavoro, soprattutto quello nei campi, a contatto con la natura. Perché si lavora, certo, ma per vivere e non il contrario. «Lavorare la terra e i suoi prodotti significa alimentare la qualità della nostra vita umana e spirituale» spiega Giandomenico Placentino, uno dei cinque fratelli che abitano il monastero e dedicano le loro giornate all’orto e al frutteto, alla produzione di confetture e marmellate. E agli oliveti.

Da masseria a monastero

Infatti, a ospitare la comunità, insieme ai suoi ospiti e viandanti, è una vecchia masseria pugliese ricevuta in dono da don Andrea Melpignano, un prete di Ostuni, ormai quasi 30 anni fa. Quello che prima era un palmento è diventato oggi una cappella per la preghiera molto suggestiva perché scavata nella roccia; l’ampio deposito degli attrezzi una sala per incontri, conferenze e corsi di iconografia. Sono state costruite nuove stanze adibite a celle per i monaci e gli ospiti. Siamo nel cuore della piana degli ulivi della città bianca, a un tiro di schioppo dal mare di Torre Pozzella.

«La maggior parte degli ulivi», racconta Giandomenico, «risale alla seconda metà dell’Ottocento, alcuni sono più antichi: sono opere d’arte a cielo aperto! Tra questi “centenari” prevale la monovarietà Ogliarola Salentina accanto a Cellina di Nardò e Pasola. Oltre a questi, poi, ci sono olivi monovarietali Frantoio e monovarietali Leccino, entrambi impiantati ormai 20 anni fa, e cinquanta alberi di Favolosa, la monovarietà più resistente alla xylella, messi a dimora nell’ottobre del 2023». Così convivono alberi secolari con altri appena nati.

Proprio per la cura dei maestosi ulivi plurisecolari di varietà Ogliarola Salentina, in una zona che deve fare i conti con la fitopatologia del batterio xylella, la Guida Extravergini 2024 (acquistabile su www.slowfoodeditore.it.) ha assegnato alla Fraternità monastica di Bose a Ostuni la menzione speciale. Un riconoscimento che vuole premiare figure e progetti che rappresentano al meglio la scommessa di Slow Food sul futuro dell’extravergine italiano.

Non solo la xylella minaccia questi maestosi ulivi. Le annate sono diverse e i cinque monaci hanno difficoltà a prevedere quali annate si rivelano buone e quali no. Giandomenico racconta che due anni fa hanno avuto un pessimo raccolto per via di un forte attacco della mosca olearia, un insetto diffuso in tutti gli areali olivicoli specialmente in quelli vicino al mare. Mentre si dicono piuttosto soddisfatti della qualità della produzione dell’anno scorso, il 2023.

«Il nostro obiettivo primario è anzitutto interrompere ogni danneggiamento del terreno e degli olivi come anche noi, dobbiamo ammettere, abbiamo fatto. Quindi curare sempre meglio il terreno, prendercene cura attraverso pratiche agronomiche di precisione attente all’ambiente e in linea con gli studi più recenti. Contemporaneamente avere attenzione, per la prima volta, per l’impronta d’acqua e di carbonio. Per questo nei nuovi interventi, tra il 2022 e il 2024, in 18 mesi, abbiamo potato tutte le nostre piante con la riforma a vaso policonico semplificato che va a rispettare la loro fisiologia e il loro equilibrio vegeto-produttivo, così da irrobustirle per affrontare con maggior forza le malattie e le avversità legate a tutti i patogeni dell’olivo e al cambiamento climatico. È vero, la xylella c’è ed è un problema da affrontare giorno dopo giorno, ma noi cerchiamo di fare di tutto perché le piante possano convivere con essa e oggi, da quello che vediamo in campo dopo questo cambiamento di rotta, ci sembra possibile. La nostra parte vogliamo farla così, lavorando nel rispetto della natura che, se ascoltata, ci insegna e che contiene già in sé le risorse per affrontare le avversità e resistere».

Uno per uno: un nome che significa cura

Anche il nome dell’olio premiato, Uno per uno, ottenuto dagli ulivi secolari di Ogliarola Salentina, nasce proprio dal desiderio di spiegare il loro impegno: «Uno per uno si riferisce alla volontà di curare con intelligenza ogni albero, pianta per pianta. Perché ogni albero è unico, ha la sua storia, è un mondo che va accolto e rispettato».

Ma ogni olio del monastero è un racconto.

Radici è ottenuto dalla varietà Frantoio e, spiega Giandomenico, «vuole raccontare l’importanza di ciò che non si vede: le radici, che sono il cuore della vita vegetativa, custodiscono l’intelligenza distribuita e non centralizzata degli alberi. Quando sono stati messi a dimora gli alberi di Frantoio, è stata scavata frantumandola la roccia perché le radici potessero andare in profondità e attecchire tra le compatte e tenaci calcareniti di Gravina. La frantumazione della roccia per lo più affiorante ha predisposto un letto abbastanza profondo perché le radici potessero svilupparsi liberamente nello spazio».

Sinfonia è il racconto del territorio nel suo complesso: un blend che raccoglie al 95 per cento Ogliarola Salentina – la varietà più abbondante in questa zona – e altre varietà come Cellina di Nardò, Pasola e Termite di Bitetto.

E infine, Futuro, un olio ottenuto dalla varietà Leccino che, insieme alla Favolosa, è la cultivar più resistente alla xylella, «quindi rappresenta la nostra speranza per il futuro» conclude Giandomenico.

Un futuro di cui la Comunità monastica di Bose ci insegna a prenderci cura insieme, grazie alle relazioni con gli altri e con la natura stessa. Una natura da custodire, proteggere, da ascoltare perché se la sappiamo ascoltare, ha ancora molto da insegnarci.

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