Davide non riusciva a capire il cambiamento del suo papà, ma smise di fare domande alla mamma, quando il papà aggiunse alle urla le botte, le parole brutte e iniziò a lasciarli sul pianerottolo di casa nottate intere
Sin dal primo momento in cui sappiamo di diventare genitori iniziamo a desiderare un futuro di scoperta, meraviglia e cose belle per il futuro nascituro.
Per quanto questi desideri ci accomunino a qualsiasi longitudine e latitudine, non sempre riusciamo a garantire ai più piccoli una crescita sufficientemente spensierata.
Questo è proprio il caso di mamma Lula e del suo bambino Davide, arrivati nelle strutture di accoglienza di Ai.Bi., sostenute dal progetto Fame di Mamma, due anni e mezzo fa.
La storia di Lula
Proviene da un piccolo paesino indiano, con una vegetazione ricca e variopinta. Questo paradiso naturale però non garantisce a tutti gli abitanti le stesse condizioni sociali.
Lula è cresciuta in una famiglia di persone semplici, ma che hanno fatto quello che era nelle loro possibilità per garantirle un futuro migliore del loro.
I sacrifici dei genitori per far studiare i figli
Il papà e la mamma di Lula hanno gestito sempre con attenzione le loro entrate per permettere a lei e al fratello di studiare. Lula infatti ha conseguito in India l’equivalente del nostro diploma di informatico e parla molto bene l’inglese. Inoltre i suoi genitori, quando è stata abbastanza grande da sposarsi, hanno cercato per lei un uomo che potesse continuare a garantirle una vita dignitosa e un futuro sereno per lei e i figli, che le divinità gli avrebbero poi mandato.
Il fidanzamento e il matrimonio
Tutto sembrava andare per il meglio, e il futuro che la mamma di Lula desiderava per la sua bambina, sembrava diventare realtà quando hanno ricevuto la richiesta della mano di Lula dalla famiglia di Joseph. Joseph era un giovane bello quanto Lula, di una famiglia di buoni valori e con una buona posizione sociale. Avevano fatto studiare Joseph in uno dei college più importanti della capitale, e questo gli aveva permesso di emigrare in Italia, e trovare un buon lavoro in Veneto.
A uno dei rientri in India di Joseph, le famiglie avevano organizzato un pranzo per presentare i ragazzi, e formalizzare la loro unione con un fidanzamento ufficiale e la scelta della data delle nozze. Per quanto il matrimonio fosse stato combinato dalle famiglie, i ragazzi sembravano essersi piaciuti davvero e così in poco meno di un anno le nozze furono festeggiate e Lula era pronta a seguire il suo sposo in Italia.
Il primo anno di matrimonio, sembrava scorrere sereno l’unico cruccio della coppia era il mancato arrivo di un bambino. I dottori però avevano rassicurato Joseph e Lula che sarebbe arrivato, perché entrambi erano giovanissimi e in buona salute, e il ritardo della cicogna probabilmente era una conseguenza dei tempi di adattamento al nuovo contesto ambientale, sociale e alla nuova vita di coppia.
La nascita di Davide
Poco dopo, Lula aveva un bel pancino e, insieme a Joseph, sceglievano il nome dal significato più adatto al loro primogenito. Volevano un nome italiano e così hanno scelto Davide: “amato” perché l’amavano già infinitamente prima di conoscerlo. I primi anni della crescita di Davide sono passati veloci, tra le mille scoperte che un neonato fa tra le rassicuranti braccia di mamma e papà.
Il lato nascosto di Joseph
Tuttavia verso i due anni di Davide, le cose iniziarono pian piano a cambiare e Joseph rivelò un lato del carattere che Lula non aveva mai visto. Inizialmente pensava che erano i problemi lavorativi ad affaticare il marito, e così spiegava a Davide che il papà era spesso arrabbiato perché lo facevano lavorare tanto. Davide era molto spaventato da alcune reazioni del suo papà, non l’aveva mai visto alzare la voce prima e sgridare così forte lui e la mamma. Ogni tanto chiedeva alla mamma perché il papà sgridava loro se si era stancato al lavoro, e perché non cambiava lavoro se continuavano a farlo lavorare tanto.
Davide smise di fare domande alla mamma, quando il papà aggiunse alle urla le botte, le parole brutte e iniziò a lasciarli sul pianerottolo di casa nottate intere. Iniziò a pensare che il papà forse era arrabbiato con loro perché lui non aveva riordinato i giochi, o perché era voluto restare al parchetto un po’ di più a giocare con i suoi amici.
La mamma gli aveva spiegato che non era colpa sua, che purtroppo il papà a volte per rilassarsi con gli amici aveva bevuto delle cose che gli avevano fatto male e gli facevano dire cose che non pensava, ma Davide non riusciva a capire il cambiamento del suo papà.
Aveva molta paura per la sua mamma, aveva visto troppe volte il papà arrabbiato con loro, e le parole: “Ti uccido! Se lo racconti ai tuoi, ti garantisco che non arrivi a domani”.
Ormai gli risuonavano nella testa. Davide non era più attento alle cose che facevano i suoi coetanei, non faceva più domande alla mamma e al papà, ma era sempre in allerta per capire se il suo papà anche quella sera, si sarebbe chiuso con la mamma in camera e lei poi sarebbe uscita con gli occhi rossi e dei segni sul corpo.
Anche Lula era cambiata, non riusciva più a credere a un cambiamento del marito e soprattutto capì che lei da sola non sarebbe mai riuscita a calmarlo.
La preoccupazione più grande di Lula, però, era legata a Davide: Joseph stava diventando sempre più violento anche con il bimbo. Che modello di uomo avrebbe passato al figlio se avesse continuato ad accettare quelle condizioni di vita?
La fuga
Quando una sera Joseph strattonò il bambino e li minacciò entrambi di morte, Lula non ebbe più dubbi e scappò con Davide appena Joseph si addormentò. Lula spiegò a Davide che il papà aveva bisogno di aiuto, e che per aiutarlo bisogna chiedere ai poliziotti. Davide si fidava della sua mamma, e perciò non ebbe paura dei poliziotti e quando gli dissero che lui e la mamma dovevano vivere per un po’ in una casetta e non potevano vedere il papà senza altri adulti presenti, seguì le loro indicazioni.
Al sicuro, nella comunità di Ai.Bi.
Lula era sicura di aver fatto la cosa giusta, ma aveva anche tanti pensieri rispetto a Davide, non voleva farlo vivere per sempre con la paura che il papà potesse fargli del male. Perciò quando l’assistente sociale, ormai due anni fa, le propose di trasferirsi in Lombardia, in una delle strutture di Ai.Bi. per mamme e bambini, non ebbe dubbi e accetto.
Durante il primo anno, Lula e Davide, sono stati supportati per recuperare la loro tranquillità e le loro routine. Finalmente Lula si è sentita leggera nel portare il suo Davide al parco per incontrare gli amici, o a scuola senza guardarsi continuamente intorno e si è sentita rincuorata nel veder rinascere il lui quella curiosità del mondo che lo circonda, che esprime quotidianamente con le sue mille domande.
Verso l’autonomia
Dopo un annetto lei e Davide sono state trasferite in un alloggio per la semiautonomia, dove non solo hanno avuto maggiori libertà, ma hanno anche ripreso in mano la loro vita, facendo progetti per il loro futuro e tornando a sognare.
Lula, con l’aiuto delle educatrici, ha cercato e scelto un corso di formazione per veder riconosciuta le sue competenze da informatica anche in Italia, così da trovare un lavoro che le permetterà nei prossimi mesi di avere un budget sufficiente per gestire tutte le spese per vivere con Davide in una casetta tutta loro.
La rinascita di Davide
Anche il figlio ha iniziato a sperimentarsi in quelle attività che fino a qualche mese fa erano solo sogni chiusi a chiave nel cassetto, per esempio ha iniziato a frequentare due volte a settimana un corso di nuoto. Il suo istruttore gli ha detto che visti i risultati quest’anno lo farà partecipare alla gara regionale per la sua categoria. Lula si è già attivata per fargli trovare il suo costume preferito per la gara e ha preparato uno striscione per sostenerlo insieme alle altre mamme che abitano nel nostro condominio.
Negli ultimi mesi, finalmente Lula e Davide hanno ricevuto giustizia per le sofferenze passate negli anni scorsi, Joseph è stato condannato, per i maltrattamenti alla moglie e al figlio, a 8 anni di reclusione.
Questo permetterà a Lula di poter concludere anche le pratiche di divorzio sia in Italia sia in India e di poter finalmente voltare pagina, e riscrivere un nuovo capitolo della loro vita dovunque lei e Davide desidereranno.
Un’Adozione a Distanza in Italia
Sostieni anche tu le attività promosse da Ai.Bi. in Italia a sostegno dei minori nella case-famiglia, i bambini con le loro madri nelle comunità mamma-bambino e negli alloggi per l’autonomia e gli adolescenti in necessità nelle comunità educative. Puoi farlo con un contributo di 10 euro al mese, aderendo al progetto di Adozione a Distanza “Fame di Mamma”.
E ricorda: le Adozioni a Distanza di Ai.Bi. godono delle seguenti agevolazioni fiscali.