L’hanno definita “ormone della felicità”, ma si tratta di un’espressione riduttiva. Agisce sull’umore ed è un regolatore dei processi del nostro organismo. Stimolarne la produzione è importante nelle cure psichiatriche. Con diversi vantaggi e alcuni limiti da considerare
di Vita e Salute
Spesso è definita l’ormone della felicità, ma si tratta di una definizione limitativa: parliamo di serotonina, che non è esattamente un ormone, e la sua azione non è limitata al sistema nervoso ma raggiunge diversi distretti del nostro organismo, di cui può essere considerata un vero e proprio regolatore. “La serotonina è un neurotrasmettitore che però si comporta da neurormone, nel senso che agisce anche in zone dell’organismo lontane da quelle dove è prodotta”, spiega l’endocrinologa Cecilia Invitti dell’Istituto Auxologico di Milano.
Azione limitata come antidepressivo
Sappiamo che sui recettori della serotonina agiscono farmaci con funzioni diverse, oltre a sostanze psicoattive come l’Lsd. Ed è noto che l’aumento della disponibilità cerebrale di serotonina porta buonumore, riduce l’ansia e l’aggressività e allevia il mal di testa. La definizione di ormone della felicità resta però fuorviante. “È nata verso la fine del secolo scorso, ed è legata alla comparsa dei farmaci serotoninergici antidepressivi, che all’epoca erano promossi appunto come pillole della felicità”, spiega Valerio Rosso, psichiatra. La realtà è diversa: “Oggi sappiamo che il fenomeno della depressione è decisamente più complesso e coinvolge diversi mediatori e strutture cerebrali: tra questi la serotonina gioca un ruolo importante, ma non è il singolo responsabile del nostro equilibrio emotivo e del nostro umore”, spiega Rosso. Tanto è vero che l’efficacia dei farmaci antidepressivi Ssri che aumentano la disponibilità di serotonina è limitata a una percentuale elevata ma non altissima di pazienti, mentre oggi si studiano farmaci antidepressivi che agiscono su altri neuromediatori, come il sistema glutammatergico. “Non dimentichiamo però che la serotonina è coinvolta anche nella genesi dei disturbi d’ansia e in particolare del disturbo ossessivo compulsivo, per cui i farmaci serotoninergici risultano anche più efficaci di quanto avvenga per la depressione”, precisa lo psichiatra.
La maggior parte si trova nell’intestino
Ma il ruolo di questo neurotrasmettitore va ben oltre il sistema nervoso: “Basti pensare che il 90% della serotonina presente nel nostro organismo è prodotta dalle cellule epiteliali endocrine della mucosa intestinale, anche se il suo ruolo nell’intestino è spesso sottovalutato”, spiega Rosso. C’è ancora molto da capire sul rapporto tra serotonina e apparato digerente, ma quello che sappiamo basta a confermare la relazione, di cui tutti abbiamo la percezione, tra la pancia e il nostro stato d’animo: “Sappiamo che è così”, conferma Rosso, “anche se non conosciamo ancora bene i meccanismi che regolano questo fenomeno, in particolare per il ruolo del microbiota, il cui funzionamento è davvero complesso”. Studi recenti mostrano però che una relazione tra serotonina e microbiota esiste, “inoltre”, spiega Invitti, “la molecola regola la motilità intestinale e contribuisce a indurre un senso di sazietà”. Mentre altri studi indicano un possibile collegamento con i meccanismi infiammatori che potrebbe coinvolgere anche il funzionamento del sistema immunitario. “Per capire come una stessa molecola possa avere azioni così diversificate e complesse”, ricorda Rosso, “bisogna tenere conto che la serotonina agisce su sette diversi recettori presenti in vari distretti e organi”. Si spiegano così effetti apparentemente diversi come l’azione sul sonno – la serotonina è un precursore della melatonina che regola i ritmi circadiani – e sulle forme gravi di cefalea, “per cui i farmaci che agiscono sui recettori della serotonina possono aiutare a bloccare alcune forme di emicrania”, spiega Rosso. Senza dimenticare che la serotonina influisce anche sulla dilatazione dei vasi sanguigni”, ricorda lo psichiatra. Secondo alcuni studi recenti, per esempio, sarebbe stata individuata una carenza di serotonina nelle persone con forme iniziali di deficit cognitivo. Esiste però anche un effetto non desiderato, ben noto a quanti fanno uso di farmaci Ssri: la serotonina ha un effetto “soporifero” sulla libido, raffreddando il desiderio sessuale. “In realtà la serotonina ha un doppio ruolo, perché oltre a inibire la sessualità ha effetti positivi sulla percezione dei sentimenti e dei legami emotivi”, osserva Rosso. “Si tratta comunque di meccanismi di cui non conosciamo ancora bene le cause”. È possibile che un aumento dei livelli di serotonina generi un calo dei livelli di dopamina e forse anche di ossitocina influenzando i meccanismi del desiderio sessuale, mentre secondo altre ipotesi il fenomeno sarebbe dovuto a un’azione più diretta sulla sensibilità periferica al piacere.
Il ruolo del triptofano
Tutti problemi che possono verificarsi, comunque, solo se si agisce sulla naturale produzione di serotonina dell’organismo: questo neurotrasmettitore infatti non si “assume” come si trattasse di una vitamina”, ricorda Rosso. Quello che possiamo fare semmai è aumentare la disponibilità del triptofano, un aminoacido che ne è il precursore e predispone l’organismo alla produzione di serotonina. Già studi eseguiti negli anni ’70 hanno dimostrato che quando alle persone venivano somministrate diete carenti di triptofano, il loro umore ne soffriva e diventavano irritabili, arrabbiati e depressi. “I cibi più ricchi di triptofano sono in particolare frutta secca e semi oleosi, uova, tacchino, salmone, formaggi”, spiega Invitti. “Per favorirne l’attività tuttavia, è utile mescolare cibi ad alto contenuto di triptofano con i carboidrati, i quali stimolano l’insulina che promuove l’ingresso di amminoacidi nelle cellule muscolari”. Tutti gli aminoacidi, è il caso di precisare, a eccezione del triptofano, che troverà quindi la strada libera per accedere al cervello.
Succo di ciliegia ed esercizio fisico
Più in generale, l’alimentazione ideale è una dieta mediterranea ricca di fibre, verdure e frutta, “che crea un terreno favorevole per la produzione della serotonina“, ricorda Rosso. Secondo alcuni studi, un altro alimento che aumenta la disponibilità del triptofano è il succo di ciliegia, che può migliorare la qualità del sonno. Ma il cibo non è l’unico strumento da utilizzare, spiega Invitti: “L’attività fisica gioca un ruolo altrettanto importante: abbiamo molte conferme scientifiche degli effetti del movimento sull’umore”. Uno studio condotto in quindici stati europei ha dimostrato che fare attività fisica aumenta la felicità e la resilienza ai turbamenti emotivi. “Non è indispensabile praticare un’attività sportiva, è sufficiente fare una vita attiva e camminare”, sottolinea l’endocrinologa. Se possibile all’aria aperta, visto che esporsi alla luce favorisce la sintesi della serotonina.