A una sola pinna dalla tragedia: 100 delfini misteriosamente spiaggiati hanno rischiato il peggio - News Petme

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Nelle acque del Massachusetts, un evento senza precedenti ha visto decine e decine di queste creature marine in grave pericolo: si è resa necessaria un’operazione di salvataggio straordinaria. Grazie all’intervento rapido e coordinato di numerose organizzazioni e volontari, la maggior parte di questi affascinanti mammiferi è stata sottratta a un destino infausto: non senza sforzo, gli animali sono stati riportati nelle profondità oceaniche

Purtroppo da queste parti non è una novità. Viene chiamato “The Gut”, le viscere, quel maledetto tratto di terra a forma di uncino situato in Massachusetts, dove il fiume Herring si getta nel Golfo di Wellfleet: là ogni anno rimangono spiaggiati o addirittura perdono la vita numerosi delfini e altre creature acquatiche.

Ma quello che è successo pochi giorni fa rimarrà sicuramente nella storia e nella mente di chi ha contribuito a far sì che la vicenda potesse avere un lieto fine. Se ne sono accorte subito le autorità, intervenute di prima mattina, che questa volta si trovavano di fronte a un fatto così (terribilmente) straordinario da dover richiedere aiuti consistenti.

Più di 100 delfini, ingannati forse dalla marea e dalle acque fangose, erano rimasti spiaggiati nell’area di Cape Cod e, a causa del sole cocente, rischiavano di non ritornare mai più tra le onde. Siamo di fronte al più grande spiaggiamento mai verificatosi negli Stati Uniti e se non fosse stato per enti come l’International Fund for Animal Welfare (IFAW), il Whale and Dolphin Conservation, l’AmeriCorps of Cape Cod, il New England Aquarium e il Center for Coastal Studies, oggi staremmo parlando anche della più grande strage di delfini mai avvenuta in America.

Professionisti e volontari si sono uniti per riportare i 100 esemplari di Lageronico acuto rimasti spiaggiati nell’Herring River.

La coordinatrice delle operazioni, Misty Neymer, appena giunta sul posto non ha potuto nascondere la sua preoccupazione: “Se riusciamo a portarli fuori da quest’area e a ricondurli in acqua possono avere buone chance di sopravvivenza. Ma questo è un evento di una portata eccezionale e possiamo solo cercare di fare il nostro meglio”.

Sono serviti 25 professionisti dell’IFAW e 100 volontari, che hanno prima accompagnato i delfini fuori dalla secca con le loro forze, un po’ come farebbe un pastore con le proprie pecore; poi, grazie all’aiuto di imbarcazioni e segnalatori acustici subacquei, hanno spinto gli animali nelle acque più profonde, dopo avere loro impresso segni di riconoscimento temporanei, così da riuscire a capire quanti sarebbero riusciti a salvarsi.

Il tempo scorre e il sole inizia a calare, soltanto a sera si scoprirà che l’operazione iniziata alle prime luci del mattino è stata un successo. Gli esemplari che hanno ritrovato la libertà e la vita sono più del 70% di quelli che soltanto poche ore prima sembravano non avere più speranze.

Stacey Hedman, direttrice della comunicazione di IFAW, ha commentato con entusiasmo la grande impresa delle sua squadra eccezionale: “È stato uno sforzo pazzesco da parte di tutto lo staff, ma alla fine abbiamo ottenuto un enorme successo.”

Grazie all’aiuto di imbarcazioni e pinger subacquei, più del 70% dei delfini atlantici è stato riportato in salvo.

A qualche giorno di distanza dall’accaduto, possiamo dirvi che i delfini hanno ripreso la loro vita e nuotano assieme nelle gelide acque dell’Atlantico. Anzi, alcune imbarcazioni incaricate di seguire da vicino le balene, hanno riconosciuto gli esemplari coinvolti nel grande spiaggiamento di Cape Cod proprio grazie ai segni distintivi lasciati dai volontari e hanno notato che si sono uniti ad un altro branco di “Lageronici acuti” (questo il loro nome scientifico).

Di sicuro i delfini tornati in acqua avranno una storia incredibile da… raccontare ai nuovi membri del gruppo!

In apertura: l’intervento tempestivo di enti come l’International Fund for Animal Welfare ha permesso a gran parte dei delfini rimasti spiaggiati a Cape Cod di poter tornare a nuotare nell’oceano.

Tutte le foto: Facebook / ifaw

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Recapiti
Pietro Santini