Francia e Regno Unito frenano l'onda nera europea - Partito Socialista Italiano

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di Bobo Craxi

La Gran Bretagna con il voto netto ed eloquente che ha riportato i laburisti al Governo del Paese ha finito per orientare ed accompagnare la riscossa del Fronte Popolare Repubblicano che in Francia si è opposto all’avanzata della destra. Il successo delle sinistre francesi che avevano al secondo turno negoziato una desistenza “Repubblicana” con il partito che ha sorretto il Governo di Macron, non era scontato. Molte le differenze programmatiche ed ideologiche, complicato far depositare la polvere delle polemiche sanguinose che hanno contrassegnato il rapporto fra la Presidenza Macron ed ampi settori della sinistra, quella più radicale e quella socialdemocratica. È stata l’interpretazione corretta degli elettori che, in un certo senso, da Parigi a Londra hanno cercato di dare una risposta razionale ai problemi politici ai quali sono sottoposti l’Europa ed il mondo occidentale nel suo complesso. Gli inglesi hanno spinto verso una versione politica meno isolazionista, autonomi ma incardinati in un sistema di alleanza economico e militare. I Francesi hanno fatto valere, dentro la radicalità che è propria della tradizione della sinistra, uno spirito costruttivo e razionale che ha determinato il varo di una coalizione il fronte popolare che potesse interpretare la disponibilità a dotare il sistema politico per la prima volta nella quinta repubblica di un potere di coalizione venuta meno la vocazione maggioritaria dei blocchi tradizionali. Quando Marine Le Pen si è infilata nella crisi dei gollisti dopo il crollo di Sarkozy, si è pensato che la versione aggiornata del nazionalismo tradizionale, depurato delle scorie “petainiste”, potesse essere idoneo a governare la Francia per la prima volta nel dopoguerra. Ma la sua postura anti-europea che strizzava l’occhio a Vladimir Putin ha indispettito gli elettori moderati. Prudentemente il Fronte Popolare aveva smussato le angolature della sinistra radicale, sia sulla questione Ucraina che sull’aggressione di Gaza dopo i massacri del 7 ottobre, facendo prevalere una posizione chiara in difesa della sovranità Ucraina del diritto alla sicurezza di Israele e del diritto di avere una patria entro confini certi del popolo palestinese. E se la questione sociale nel passato aveva addirittura fatto congiungere i lembi dell’opposizione di destra e di sinistra a Macron, il programma ultra liberista di Marine Le Pen ha trovato nelle opzioni contrapposte maggiori garanzie, un ulteriore conferma del realismo politico della sinistra e del centro francese, forti della propria robusta esperienza di governo centrale e di amministrazione locale. L’emotività ha contribuito a fare il resto; una massiccia mobilitazione popolare, giovanile, periferica ha costituito un muro nei confronti della destra che si presentava con il volto angelico dell’oriundo Bardella, ma con i propositi oscuri di ripristinare un clima fondato sulla legge e l’ordine, riottosi in Europa e disponibili al dialogo con l’autoritarismo moscovita. Quest’ultimo argomento ha reso meno traumatico lo spostamento del tradizionale voto gollista e repubblicano verso i candidati di sinistra e addirittura della France Insoumise di Melenchon. Il gollismo tradizionale, conservatore, ha sempre avuto chiaro il confine democratico da non oltrepassare e così si è espresso nel voto. Strada in discesa per la Francia? Niente affatto; Macron vince la sua sfida-azzardo, la sinistra si è trovata unita nello sforzo frontista ma resta diviso il campo soialdemocratico da quello radicale. Scampato il pericolo nero tuttavia si sono espressi gli auspici, è stato il giovane leader Gluksmann a farlo, affinché nel dopo-voto si possa adottare un atteggiamento “adulto”, il che significa che l’approssimarsi di una coalizione plurale fra diversi che implichi un compromesso non può essere considerata una tragedia ma una possibilità ed una opportunità. In prospettiva, ci sono i giochi olimpionici ed una legge finanziaria assai complessa; finiti i festeggiamenti alla Piazza della Bastiglia non ci sono Re democratici da incoronare o Presidenti da conservare ma i problemi veri del Paese da risolvere. La desistenza repubblicana ha creato un muro contro la destra ma non una coalizione politica per governare; ci vorrà tempo ed intelligenza politica per essere all’altezza del momento delicato. La Francia politicamente in salute democratica è un bene per tutta l’Europa che con questo voto i francesi hanno contribuito a salvare.

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