Medicina territoriale, no a cattedrali in deserto

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31/05/2024  Sindacato.

Report del servizio politiche sociali e welfare, sanit�, mezzogiorno, immigrazione della Uil in merito all'assegnazione delle risorse finanziarie per l'attuazione degli interventi del PNRR sulla missione 6 salute�

Sintesi del Segretario Confederale Uil Santo Biondo�

Con la pandemia da Covid 19 sono emerse, in tutta la loro gravit�, le carenze strutturali della medicina del territorio.�

Questi ritardi stanno provocando, come riflesso immediato e pi� importante, l'aumento esponenziale dei carichi di lavoro per il personale infermieristico e medico che, dopo anni di grave stress lavorativo, stanno scegliendo di lasciare il Servizio sanitario nazionale per la sanit� privata o per trasferirsi all'estero, dove gli stipendi sono pi� alti e i carichi di lavoro meglio gestiti, determinando cos� l'ulteriore depotenziamento della sanit� pubblica italiana.�

Dall'evidenza di tali criticit�, � nata la scelta di destinare una quota importante sia di finanziamenti europei, attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia di investimenti pubblici al potenziamento della sanit� in Italia e, in particolare, della medicina del territorio. Stiamo parlando di un investimento totale che sfiora i 19 miliardi di euro: risorse, comunque, a debito che graveranno sulle spalle delle italiane e degli italiani.�

Il nostro lavoro di analisi e approfondimento, vuole mettere in risalto i rischi che ne deriverebbero per la sanit� pubblica, se questo progetto non andasse in porto e se non si potenziasse la medicina del territorio con l'effettivo funzionamento degli ospedali di comunit�, delle case di comunit� e delle centrali operative.�

Il primo elemento di criticit� emerge dalle piattaforme on line (Regis; Portale Italia Domani; Ministeri competenti per materia; Sigeco; Agenas; OpenPnrr e Regioni) che dovrebbero consentire un'azione di controllo sociale sull'avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza nella fattispecie legata alla sanit� e, in particolare, alla medicina del territorio. Molte di queste non sono aggiornate costantemente, forniscono pochi e frammentati dati e, in alcuni casi, persino in evidente contrasto tra loro.

Vengono meno cos� sia il dovere di trasparenza amministrativa sia la possibilit� di valutare l'operato delle Istituzioni in materia.�

C'�, inoltre, un grande rischio per il futuro delle strutture sanitarie della medicina del territorio. Se anche il piano venisse attuato, dal punto di vista infrastrutturale, gli ospedali di comunit�, le case di comunit� e le centrali operative territoriali difficilmente potrebbero funzionare, a causa della forte carenza di personale, per il cui pagamento, � bene ricordarlo, le risorse non possono provenire dal Pnrr, ma dai bilanci nazionali.�

Incrociando i dati relativi agli standard del personale del DM77 con il costo unitario medio annuo indicato dal Ministero dell'economia e delle finanze, infatti, si evince che per far funzionare le 1038 Case di comunit�, indicate dal piano, servirebbe un investimento in personale stimabile in circa 1 miliardo di euro annui. Mentre per i 307 Ospedali di comunit� previsti sarebbero necessari oltre 218 milioni euro. Infine, per coprire le spese per il personale delle 480 Centrali operative territoriali servirebbero 163 milioni di euro.�

Il fabbisogno totale stimato, dunque, � pari a 1 miliardo e 366 milioni di euro per circa 30.000 professionisti. Quantit�, a nostro avviso, comunque sottostimata per un giusto equilibrio dei carichi di lavoro.�

(Le corrispondenti tabelle analitiche sono consultabili nel report completo linkato in calce).�

A fronte di questi numeri, invece, l'impegno totale previsto dello Stato � di soli 250 milioni per il 2025 e 250 milioni per il 2026.�

Quindi, a meno che non si intenda spostare personale sanitario dagli ospedali, svuotandoli di professionalit� necessarie all'erogazione di un servizio sanitario pubblico efficiente e moderno, le strutture della medicina del territorio previste dal Pnrr, una volta costruite o reperite, rischierebbero di diventare delle cattedrali nel deserto.�

Il Governo, purtroppo, sta investendo poco in sanit� (le stime nazionali parlano del 6% del Pil) e non rimuove il tetto di spesa per l'assunzione di nuovo personale, paralizzando di fatto l'operativit� delle strutture dedicate alla medicina del territorio. Se non si realizzasse questo obiettivo, sarebbe il crollo del Servizio sanitario nazionale: non solo il Sud, ma anche il Nord del Paese rischierebbe di arretrare in Europa.�

Gli indirizzi da assumere per attuare la Missione 6 prevista dal Pnrr e salvare quindi anche il Sistema Salute del Paese devono essere incastonati all'interno di un SSN che sia effettivamente universale, pubblico e diffuso in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Un Sistema Salute la cui realizzazione passa attraverso una riforma fiscale improntata a principi di equit� e progressivit�, che realizzi una redistribuzione della ricchezza funzionale a costruire uno Stato Sociale a misura della persona.�

Roma, 31 maggio 2024�

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