di Alessandro Silvestri
In qualsiasi modo si chiuderanno queste olimpiadi, con la solita, antica e implacabile lista di vincitori e vinti, senza ombra di dubbio, quelle parigine, verranno ricordate per essersi caratterizzate come le olimpiadi delle polemiche. Già dalla cerimonia di apertura, bella, surreale, innovativa, per alcuni blasfema o soltanto irrituale, si sarebbero dovuti intuire certi messaggi subliminali giunti forse dagli antichissimi abitanti dell’Olimpo, ai quali (come molti dimenticano, o ignorano) furono dedicati i giochi olimpici. E così la scena del banchetto dionisiaco, in salsa queer contrappuntato dalla presenza di gioiose e voluminose drag queen, ideato da quel grande e birichino diavoletto creativo di Thomas Jolly, scambiato per una improbabile “ultima cena” è diventato un insulto alla cristianità, all’Islam e pure alle varie comunità codine e neofasciste in giro per l’Europa. Ignari del fatto che uno dei compiti essenziali dell’arte, come dovettero imparare a reprimere a proprie spese gli artisti al di là della cortina di ferro, è proprio quello di destare scandalo. Di far discutere e riflettere. Di puntare il dito. Di stravolgere i canoni. C’è poi una parte che scandalosa lo è di sicuro ed è quella relativa ai problemi innescati da una organizzazione diciamo sottotono? Dalla inadeguatezza del vitto e dell’alloggio per gli atleti e accompagnatori, ai problemi di trasporto dal villaggio olimpico ai vari campi di gara distanti anche oltre le due ore. Alla pessima scelta di utilizzare la Senna, vera e propria bomba biologica, per le gare di triathlon e altre specialità del nuoto di fondo. Per adesso un caso di escherichia coli per un’atleta belga e speriamo sia finita qui. Un evento che poteva e doveva essere evitato. Lo spettacolo va bene, ma non sulla pelle degli atleti. Tuttavia, la spaccatura che senz’altro ha diviso il mondo tra “innocentisti e colpevolisti” è quella che ha riguardato la nostra pugile Angela Carini e l’algerina Imane Khelif, colpevole quest’ultima (almeno dalle notizie che abbiamo fino ad oggi) di iperandrogenismo, ovvero di problemi ormonali comuni a molte altre donne, e quindi colpevole di un bel niente. Vedremo in seguito se è esattamente così, o i modi, l’aspetto e persino la camminata della pugile nordafricana, abbiano caratteristiche maschili vere e proprie, oltre i limiti accettabili dello sport e della competizione. Le accuse sono state velenose e il tiro incrociato, visto che la nostra atleta è stata accusata di essere una pavida attrice e di essersi prestata al gioco dell’IBA, in mano all’oligarca russo amico di Putin, Umar Kremlev, che avrebbe tutto l’interesse a screditare il Comitato Olimpico, per una supposta difesa della tradizione e dei valori del pugilato che in realtà cela forti interessi economici e politici. L’IBA aveva squalificato la Khelif nel 2023 e il CIO a sua volta, estromesso la federazione di Kremlev dalla gestione della boxe olimpica. Non ci resta che aspettare le prossime puntate della querelle. Dal punto di vista della tutela degli interessi sportivi nazionali, bene ha fatto tuttavia il presidente del Coni Malagò, ad incontrare quello del Cio, Thomas Bach, per gli inevitabili “chiarimenti” sollecitati dalla piega mediatica che ha avuto l’episodio. Tutti argomenti nei quali social, web e satira tradizionale hanno inzuppato prontamente il biscotto, producendo meme e sfottò in quantità industriali. Ad accompagnarlo, di bianco vestita, colore istituzionale della tregua del candidato (memorabile Pertini nel 1978) dei judoka e dei gelatai, una strasorridente Giorgia Meloni, appena rientrata dalla Cina, che in un sol colpo, incontrando i nostri atleti ed esaltando il tricolore; rispondendo (una volta tanto) ai giornalisti proprio sulla polemica calda calda riguardante il pugilato femminile; e soprattutto, riuscendo a strappare un incontro last minute con Macron a Versailles. Luogo iconico per due repubblicani convinti come in fondo sono i due presidenti, cugini e “quasi amici” che molte cose avevano certamente da dirsi, su Europa e resto del mondo. Una sorta di tregua olimpica dopo le costanti marette degli ultimi due anni. Un blitz vero e proprio di Giorgia a Parigi, che su questo terreno sta diventando cintura nera di specialità, che ha fatto fare un balzo di popolarità in Patria alla nostra Presidente del Consiglio, data dai bookmakers dei sondaggi, in poche ore a +2%. Se fosse una fuoriclasse anche a Palazzo Chigi, certo sarebbe parecchio meglio. Intanto festeggiamo l’Italia dello sport, capace, nonostante tutto, di restare ai vertici mondiali ed europei, in onore di Mameli e De Coubertin.