In arrivo modifiche alla misura introdotta dal governo Draghi. Il Ministero dell’Economia rassicura: “Ipotesi senza fondamento”. Contrario anche il Forum delle famiglie: “Riteniamo sia necessario rafforzare e perfezionare l’assegno unico”
Secondo una notizia anticipata dal quotidiano “la Repubblica” Il governo è al lavoro per apportare modifiche all’assegno unico, una misura introdotta nel 2021 dal governo Draghi, di cui annualmente beneficiano oltre sei milioni di famiglie e 10 milioni di figli, con un impegno di spesa che si aggira intorno ai 20 miliardi di euro. La notizia ha scatenato l’opposizione, ma il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha prontamente smentito qualsiasi ipotesi di tagli, definendola “priva di fondamento”.
L’idea del governo sarebbe di rivedere l’assegno unico, riducendo l’importo base di 57 euro per figlio destinato alle famiglie con un Isee superiore ai 45mila euro o che non lo presentano affatto. L’obiettivo sarebbe di destinare maggiori risorse alle famiglie numerose, con disabili o con una lunga storia lavorativa in Italia. Come già avvenuto per il reddito di cittadinanza, anche il nome dell’assegno potrebbe essere cambiato.
Attualmente, l’assegno unico, rivalutato annualmente in base all’inflazione, prevede un importo che va dai 57 ai 200 euro al mese per minore, con maggiorazioni per figli non autosufficienti, disabili, madri lavoratrici e per il numero di figli. Nel 2022 la spesa per questa misura è stata di 13 miliardi, mentre nel 2023 si è registrato un aumento a 18 miliardi. Per il 2024, si stima che il costo si avvicinerà ai 20 miliardi, con l’INPS che ha già segnato 10 miliardi di euro nei primi sei mesi dell’anno.
La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha sottolineato che l’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, chiedendo la cancellazione del requisito della residenza per due anni per i percettori non lavoratori e la durata minima del rapporto di lavoro di sei mesi, fino a riconoscere l’assegno anche a chi ha figli residenti all’estero.
Le reazioni politiche sono state immediate e accese. Davide Faraone, presidente dei deputati di Italia Viva, ha criticato duramente il governo, accusandolo di voler smontare l’assegno unico, mentre Francesco Boccia, presidente dei senatori del PD, ha chiesto chiarimenti sul possibile impatto di queste modifiche sulle famiglie più deboli.
Di contro, il presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato, ha ridimensionato i timori, affermando che si tratta di una revisione, non di una cancellazione, e che la misura verrà riconsiderata nel rispetto delle esigenze di bilancio. Anche Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha definito le notizie di tagli una “fake news”, confermando che il confronto sulla Legge di Bilancio per il 2025 deve ancora iniziare.
Il commento di Adriano Bordignon, Forum delle Associazioni Familiari
Il presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Adriano Bordignon, ha accolto con favore le smentite di Roccella e Giorgetti sui tagli, ribadendo la necessità di potenziare l’assegno unico, estendendolo anche ai figli fino a 26 anni in formazione accademica o professionale. Ha inoltre sottolineato l’importanza di considerare i fondi destinati alle famiglie come un investimento collettivo, indispensabile per affrontare la sfida dell’invecchiamento demografico e sostenere le giovani coppie.
“Cogliamo con favore la nota della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella e del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che smentiscono l’orientamento al taglio agli assegni per il figlio nella Manovra di bilancio”. Ha dichiarata Adriano Bordignon. “Come Forum delle Famiglie, riteniamo sia necessario rafforzare e perfezionare l’assegno unico, nonché assegnarlo nella misura completa, e non solo al 50%,ai figli dai 18 ai 21 anni, ma anche ai figli in formazione accademica o professionale fino ai 26 anni.
La sfida dell’invecchiamento demografico richiede ingenti risorse da destinare urgentemente ed in modo strutturale alle famiglie e alle giovani coppie.
Oltre ad un potenziamento dell’assegno e una sua estensione fino al 26º anno di età del figlio è necessario potenziare i servizi per la prima infanzia, rendendoli meno onerosi con ulteriori risorse alle famiglie, ma anche rilanciando i Centri per la famiglia.”.