Per raggiungere l’obiettivo zero emissioni di CO2 nel 2050 è necessario lo sviluppo di tecnologie innovative. Particolare attenzione è volta all’utilizzo di idrogeno a basse emissioni, allo sviluppo di carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) e la tecnologia Direct Air Capture and Storage (DACS). I crediti di carbonio possono essere particolarmente utili per spingere l’adozione di queste tipologie di tecnologie, catalizzando fondi privati in progetti correlati.
COSA SONO I CREDITI DI CARBONIO E COME FUNZIONANO
Un credito di carbonio rappresenta una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita a seguito di un progetto finalizzato alla riduzione delle emissioni o il loro riassorbimento. Tali crediti possono essere generati quando l’emissione di gas serra viene ridotta sulla base di scenari controfattuali. In particolare, il loro numero deriva dalla differenza di emissioni generata dall’implementazione di un nuovo progetto che punta a ridurre quest’ultime e il progetto originario. In alternativa, i crediti possono derivare dalla rimozione di CO2 già presente nell’atmosfera.
L’azienda sviluppatrice, una volta ottenuti i crediti, può venderli sul mercato a governi o altre imprese e usare il ricavato per finanziare il progetto. Chi li acquista può compensare le emissioni che non riesce ad abbattere nel breve periodo.
TRASPARENZA, CRITICITÀ E SOLUZIONI
I crediti di carbonio, nel corso degli anni, hanno subito alcune critiche. Questo perché, da un lato, alcuni sono stati talvolta emessi in misura maggiore rispetto all’effettivo beneficio derivante dal progetto collegato. Oppure sono risultati non essere aggiuntivi, ovvero il beneficio dichiarato sarebbe comunque avvenuto senza la messa in atto del progetto. Dall’altro, alcune aziende hanno acquistato crediti da progetti di bassa qualità senza effettuare le dovute verifiche. Altre, invece, sono state accusate di aver utilizzato i crediti senza poi attuare alcuna pratica per essere più sostenibili.
Per evitare di creare sfiducia in questi strumenti, sono state adottate di recente delle misure apposite. È stato istituito un organo di governance indipendente (Consiglio per l’Integrità del Mercato Volontario del Carbonio) con il compito di stabilire le soglie minime per crediti di carbonio di alta qualità. Sono state sviluppate iniziative mirate ad orientare le compagnie, sia nella fase di acquisto che in quella di utilizzo dei crediti di carbonio, in modo da evitare che ricadano nel greenwashing. Inoltre, sono nate diverse agenzie di rating specializzate nella valutazione di progetti legati a questa tipologia di crediti.
IDROGENO, CARBURANTI SOSTENIBILI PER L’AVIAZIONE E CATTURA DELLE EMISSIONI
L’idrogeno è un gas presente in natura che può essere utilizzato come combustibile. Viene considerato un vettore di energia pulita e può generare elettricità potenzialmente senza emissioni di CO2. Tuttavia, è presente sulla terra soltanto legato ad altri elementi ed è necessario ricorrere ad altra energia per separarlo da essi. Esistono diversi processi per separare l’idrogeno, ognuno con un diverso impatto ambientale. Quando l’idrogeno viene prodotto tramite fonti di energia rinnovabili si parla di idrogeno verde. Attualmente la sua produzione è principalmente basata sull’utilizzo di carbone o gas naturale che, chiaramente, comporta l’emissione di CO2. Queste tecnologie potrebbero essere però sostituite dall’energia rinnovabile o nucleare, oppure dall’utilizzo di combustibili fossili con cattura e stoccaggio delle emissioni.
Nonostante in molte economie ci sia una forte spinta, da parte dei governi, per sviluppare la produzione di idrogeno a basse emissioni, secondo l’IEA soltanto lo 0,7% della produzione globale è coperta da tecnologie pulite. Percentuale in gran parte composta da idrogeno prodotto tramite l’utilizzo di combustibili fossili con cattura e stoccaggio delle emissioni.
I progetti promossi a livello nazionale per l’adozione di tecnologie pulite nella produzione di idrogeno sono in espansione a livello globale e, particolarmente, in Europa. Tuttavia, nonostante gli sforzi legislativi dei paesi, l’adozione di idrogeno a basse emissioni resta difficoltosa. La domanda rimane bassa a causa della forte incertezza, degli alti costi di produzione e della mancanza di infrastrutture per la consegna dell’idrogeno al consumatore finale.
Per quanto riguarda l’idrogeno a basse emissioni, il Clean Development Mechanism (CDM) è responsabile del calcolo delle emissioni ridotte tramite la produzione di idrogeno con energie rinnovabili. Ad oggi è l’unica metodologia di accreditamento che permette l’emissione di crediti di carbonio per tale tecnologia. Altre sono in fase di sviluppo. Tra queste, l’iniziativa Hydrogen for Net Zero (H2NZ) che coprirà l’intera catena di approvvigionamento dell’idrogeno. Lo sviluppo di queste metodologie si è rivelato arduo per via delle numerose combinazioni possibili di metodi di produzione, trasporto, stoccaggio e utilizzo.
La riduzione delle emissioni raggiunta tramite l’utilizzo di idrogeno a basse emissioni deriva dalla comparazione di due scenari: quello di base e quello di progetto. Il primo rappresenta la situazione in cui non viene utilizzato idrogeno a basse emissioni, il secondo è quello in cui viene utilizzato l’idrogeno a basse emissioni.
In questo contesto, il rischio maggiore per la qualità del credito di carbonio deriva dalla quantificazione delle riduzioni delle emissioni. Questo rischio è frequente nei settori difficili da decarbonizzare. Inoltre, alcuni scenari potenziali potrebbero non essere realmente attuabili in futuro.
Il settore dell’aviazione è strategico per l’abbattimento delle emissioni, ma rimane fortemente dominato da carburanti fossili. Lo sviluppo di carburanti sostenibili potrebbe dare una spinta importante alla decarbonizzazione del settore in questione. Questi carburanti sono molto costosi e raccolgono soltanto lo 0,1% della domanda nel mercato dell’aviazione (dati IEA). Nonostante siano già state introdotte delle politiche volte a favorire questi prodotti, per raggiungere il target fissato dallo scenario Net-Zero, la fornitura di SAF dovrà essere almeno dell’8%.
Un’altra potenziale barriera all’adozione di carburanti sostenibili è la scarsità delle risorse di produzione. Sarà quindi necessario valutare strategie alternative di produzione tramite materiali alternativi, quali i rifiuti solidi urbani, i residui agricoli e forestali.
Non sono ancora state sviluppate apposite metodologie per l’emissione dei crediti di carbonio legati ai carburanti sostenibili per l’aviazione. Attualmente, vengono utilizzati i cosiddetti certificati SAF.
Rispetto ad un credito di carbonio, un certificato può corrispondere a circa 0,32 tonnellate (t) di CO2 equivalente ridotta fino a 2,97 t CO2 equivalente ridotta in base al tipo di materia prima utilizzata. Inoltre, il certificato può essere utilizzato per rivendicare riduzioni di emissioni soltanto all’interno del settore dell’aviazione.
Quando disponibili, i crediti di carbonio verranno emessi comparando uno scenario di base, nel quale gli aerei continueranno ad utilizzare carburanti tradizionali, e uno scenario di progetto, dove le compagnie aeree rimpiazzeranno una data percentuale di carburanti tradizionali con quelli sostenibili. Il maggior rischio per la qualità del credito di carbonio è dato dalla possibilità di un’erronea quantificazione della riduzione delle emissioni. Altri fattori di rischio derivano dal doppio conteggio.
In molti settori in cui le emissioni sono difficili da ridurre, le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 possono avere un ruolo di primaria importanza. Inoltre, la CO2 così catturata può essere trasformata in materia prima per generare carburanti sostenibili utilizzabili per l’aviazione. Allo stato dell’arte, questa tecnologia richiede un grande fabbisogno energetico, per cui si rendono necessari futuri sviluppi. Esistono alcuni progetti che sembrano promettere vantaggi in termini di abbattimento di costi e minor intensità energetica. Tali progetti si trovano in una fase iniziale di sviluppo e richiedono importanti investimenti.
I crediti di carbonio sono particolarmente importanti nell’ambito della cattura e stoccaggio delle emissioni. Queste tecnologie non producono infatti sottoprodotti commerciabili, eccetto la CO2 catturata. Per cui, i crediti di carbonio possono apportare notevoli entrate a tali progetti.
Trattandosi di una tecnologia differente dalle altre, in quanto comporta la rimozione della CO2, l’emissione dei crediti avviene in modo differente. Il numero dei crediti di carbonio in questo caso viene calcolato sottraendo le emissioni del progetto dal volume della CO2 catturata e stoccata. I rischi riguardanti la qualità del credito, in questo caso sono relativamente bassi.
Guardando ai dati dell’IEA emerge che nel 2023, l’investimento totale in queste tre tipologie di tecnologie è stato pari a $9 miliardi. Tuttavia, per raggiungere il target fissato dallo scenario Net-Zero, si renderà necessario raggiungere un investimento di $300 miliardi di dollari annui entro il 2030 e di $700 miliardi annui per il 2050.
Le tecnologie menzionate sono attualmente molto costose e richiederanno nei prossimi anni molti fondi per essere implementate concretamente. Per questo, nuove strategie di investimento si rendono necessarie per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2050. I crediti di carbonio possono fornire nuove risorse per lo sviluppo dei numerosi progetti in programma nei prossimi anni. Inoltre, possono fornire fondi per le economie in via di sviluppo, le quali avranno un ruolo primario nel raggiungimento dei target suddetti.
CONCLUSIONI
I crediti di carbonio possono offrire delle opportunità concrete per canalizzare fondi verso le tecnologie in questione. Tuttavia, è difficile pensare che questi strumenti possano da soli sostenere lo sviluppo e la diffusione di tecniche particolarmente costose come l’idrogeno a basse emissioni, i carburanti sostenibili per l’aviazione e la cattura e stoccaggio delle emissioni. Per la buona riuscita di questi progetti, è indicato che i governi valutino di fornire incentivi agli investimenti per scalare tali tecnologie, soprattutto in fase iniziale. In questo modo gli sviluppatori dei progetti potrebbero far affidamento su più fonti di approvvigionamento.
Anche gli enti non statali possono contribuire a loro sviluppo. Ad esempio, creando una coalizione di acquirenti che determini la domanda. Tali coalizioni lavorerebbero fornendo un impegno anticipato all’acquisto di crediti di carbonio futuri.
Fonti:
- IEA (2024), The Role of Carbon Credits in Scaling Up Innovative Clean Energy Technologies, IEA, Paris https://www.iea.org/reports/the-role-of-carbon-credits-in-scaling-up-innovative-clean-energy-technologies, Licence: CC BY 4.0