“È qui che possiamo vedere il miracolo che si è compiuto: la coppia, una volta sola e con tanti sogni, ora stringe tra le braccia il proprio figlio. Un abbraccio che racchiude mesi, talvolta anni, di attesa, speranze, paure e sogni”
Le coppie che affrontano un percorso di adozione arrivano spesso con gli occhi pieni di speranza e il cuore colmo del sogno di creare una famiglia. Ed è proprio durante il colloquio di rientro, quando tornano dal viaggio in cui hanno incontrato per la prima volta il loro bambino, che noi operatori viviamo uno dei momenti più emozionanti. Finalmente vediamo realizzarsi quel sogno, un risultato concreto che abbiamo atteso e per cui abbiamo lavorato insieme. È una sensazione difficile da descrivere: vedere la famiglia finalmente unita è una delle più grandi gioie del nostro lavoro.
Che cosa è il colloquio di rientro?
Il colloquio di rientro rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di adozione. Dopo il lungo viaggio nel paese di origine del bambino, dove la nuova famiglia si è conosciuta e ha iniziato a vivere insieme, nonché a svolgere tutti i passaggi burocratici necessari, la coppia torna a casa. A questo punto, l’Ente Autorizzato organizza il cosiddetto “colloquio di rientro”, un incontro in cui la famiglia – finalmente completa – si presenta agli operatori che li hanno accompagnati in ogni passo di questo delicato percorso.
È un momento di verifica, ma anche di celebrazione. È qui che possiamo vedere il miracolo che si è compiuto: la coppia, una volta sola e con tanti sogni, ora stringe tra le braccia il proprio figlio. Un abbraccio che racchiude mesi, talvolta anni, di attesa, speranze, paure e sogni.
Quanta soddisfazione!
Per noi operatori, questo incontro rappresenta una profonda soddisfazione. La psicologa che ha seguito la coppia in ogni passo del loro percorso può finalmente vedere il fiore sbocciare, quel fiore che fino a poco tempo prima era solo un germoglio: la coppia che aveva iniziato il cammino con il decreto in mano, ora è lì, con il proprio bambino tra le braccia.
Anche l’operatore adozioni, che ha lavorato al fianco della coppia, può finalmente congratularsi con loro per la tenacia e il coraggio dimostrati nel lungo percorso. Essere chiamati “mamma” e “papà” non è mai stato così significativo e meritato. Il lavoro di squadra svolto tra la coppia e gli operatori si palesa in un unico risultato: bambini che, da soli e abbandonati, diventano figli amati.
Un lavoro coinvolgente
Il lavoro che svolgiamo non è mai freddo o distaccato. Come racconta un operatore di Amici dei Bambini: “È un lavoro, certo, ma è anche molto di più. Noi operatori delle adozioni accompagniamo le coppie in questa straordinaria avventura. Li vediamo crescere nella consapevolezza e, passo dopo passo, realizzare il loro sogno di una famiglia completa.”
Conosciamo il dolore dell’attesa, l’amarezza di non sentirsi ancora completi. Viviamo accanto alle coppie nei momenti di difficoltà, nei ritardi, nel silenzio che spesso accompagna l’iter adottivo. Siamo testimoni del dolore di una mamma e di un papà che attendono, e condividiamo con loro tutte le gioie e le piccole conquiste. L’apice arriva nel momento in cui la coppia si imbarca sull’aereo che li riporterà a casa con il loro bambino.
…e poi diventiamo un po’ zii
Quando la famiglia, finalmente, varca la soglia della nostra sede per il colloquio di rientro, è come se anche noi vedessimo la felicità incarnata. Il nostro lavoro si concretizza in un abbraccio caloroso, pieno di emozione. Anche noi operatori spesso non possiamo trattenere le lacrime di gioia, perché sappiamo che abbiamo contribuito, anche solo in parte, a questo miracolo. E in quel momento ci sentiamo un po’ come degli zii, perché abbiamo accompagnato, sostenuto e incoraggiato questo percorso d’amore.
Un momento di gioia ma anche di verifica
Sebbene il colloquio di rientro sia un momento di grande felicità, ha anche una funzione importante di verifica. Chiediamo sempre alle coppie di raccontarci l’esperienza vissuta all’estero e di darci consigli su come migliorare il nostro lavoro, per garantire un servizio di qualità sempre maggiore. Vogliamo essere certi che il nostro personale all’estero, sempre presente e disponibile, abbia sostenuto al meglio la coppia, sollevandola da ogni difficoltà burocratica. In questo modo, le coppie possono concentrarsi sull’unica cosa davvero importante in quel periodo: creare una famiglia.
La felicità più grande
Anche per noi operatori, il momento di incontrare finalmente il bambino che fino a quel momento avevamo conosciuto solo attraverso documenti e fotografie è straordinario. Stringere tra le braccia quel piccolo che ha conquistato il cuore della sua nuova famiglia è un’esperienza indimenticabile. Ogni bambino ha il diritto di vivere la felicità più grande: quella di avere una famiglia.
Quando i bambini, presentati dai loro genitori come “coloro che hanno reso possibile il nostro incontro”, si avvicinano e ci abbracciano, ci rendiamo conto di quanto sia stato prezioso il nostro lavoro. E, una volta che la porta della nostra sede si chiude dietro la nuova famiglia, il nostro compito non finisce qui: continuiamo a lavorare con ancora più impegno, perché altri bambini, come loro, possano finalmente trovare la famiglia che tanto aspettano.
Dott.ssa Alice Paolin, Ai.Bi. sede di Mestre
Informazioni e domande sull’adozione internazionale
Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
Ai.Bi. organizza periodicamente anche dei corsi pensati per dare alle coppie che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’adozione, dando loro le nozioni base sulla normativa di riferimento, le procedure da espletare, la presentazione della domanda di idoneità, ecc. A questo link si possono trovare tutte le informazioni relative al prossimo corso online “Primi passi nel mondo dell’Adozione Internazionale”.
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