Il Rapporto Gimbe fa il punto sulla spesa sanitaria in Italia richiamando i dati ISTAT del sistema dei conti della sanità (ISTAT-SHA)19 che per il 2023 la indicano pari a 176.153 milioni di euro così ripartiti: 130.291 milioni di euro spesa pubblica; 45.862 milioni di spesa privata, di cui 40.641 milioni di euro di spesa out-of-pocket, sostenuta direttamente dalle famiglie e 5.221 milioni di spesa intermediata, sostenuta da assicurazioni sanitarie volontarie (3.988 milioni di euro), istituzioni senza scopo di lucro (445 milioni) e imprese (788 milioni).
In termini percentuali, nel 2023 il 74% della spesa è pubblica, il 23% out-of-pocket e il 3% intermediata. Prendendo in considerazione la sola spesa privata, l’88,6% è a carico dei cittadini e l’11,4% è intermediata da fondi sanitari e assicurazioni. Rispetto al 2022, l’aumento della spesa sanitaria totale (+2,5%) è stato sostenuto esclusivamente dalla spesa out-of-pocket (+10,3%) e da quella intermediata (+11,8%).
Nel ricordare che la spesa out-of-pocket non rappresenta necessariamente un indicatore di povertà sanitaria per via del fenomeno del consumismo sanitario, Gimbe illustra comunque l’andamento delle varie componenti nel tempo.
Andamento spesa pubblica. Secondo i dati ISTAT-SHA, la spesa sanitaria pubblica nel periodo 2012-2019 è rimasta sostanzialmente stabile, con un lieve aumento tra il 2018 e il 2019, in linea con la “stagione dei tagli” al FSN. Dal 2020 al 2022, grazie alle risorse investite per fronteggiare la pandemia COVID-19, si è osservato un incremento significativo: € 130.364 milioni nel 2022 rispetto ai € 114.691 milioni del 2019; nel 2023 la spesa sanitaria si è stabilizzata sui livelli dell’anno precedente.
I tagli del periodo 2012-2023. In quali capitoli di spesa si è tagliato negli ultimi dodici anni? L’analisi Gimbe evidenzia un netto disinvestimento sul personale sanitario: la percentuale di spesa destinata al lavoro dipendente è infatti scesa dal 33,5% del 2012 al 29,9% del 2021 per poi risalire al 31% nel 2022 e calare nuovamente al 30,6% nel 2023; anche la spesa per l’assistenza convenzionata è diminuita, passando dal 6,2% al 5,2%. In secondo luogo, la percentuale di spesa per le prestazioni acquisite dal privato è rimasta pressoché costante. I consumi intermedi mostrano un incremento percentuale dal 27,9% al 33,8%, mentre la spesa farmaceutica convenzionata è scesa dall’8,2% al 5,8%. Infine, le altre componenti di spesa registrano una sostanziale stabilità intorno del 3%.
Andamento spesa delle famiglie. Nel periodo 2012-2022 la spesa out-of-pocket ha registrato un incremento medio annuo dell’1,6% corrispondente ad un aumento totale di € 5.326 in 10 anni. Tuttavia, nel 2023 si registra un’impennata significativa della spesa sanitaria a carico dei cittadini (+10,3%), pari a +€ 3.806 milioni rispetto al 2022. Nel lungo periodo, l’incremento più rilevante riguarda la spesa per assistenza sanitaria per cura e riabilitazione (+€ 2.760 milioni) e quella per prodotti farmaceutici e altri apparecchi terapeutici (+€ 2.503 milioni), seppur con due andamenti differenti.
Chi rinuncia alle cure. Gimbe richiama quindi i dati preliminari forniti dal Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) 2023 dell’ISTAT30 i quali indicano che la percentuale di persone che rinunciano a prestazioni sanitarie, dopo i picchi del periodo pandemico (9,6% nel 2020 e 11,1% nel 2021), nel 2023 si è attestata al 7,6%. Questo dato rimane comunque superiore a quello pre-pandemico del 2019 (6,3%) e in aumento rispetto al 2022 (7%). Si tratta di oltre 4,48 milioni di persone che, secondo la definizione ISTAT, dichiarano di aver rinunciato nell’ultimo anno a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per uno o più motivi: problemi economici (impossibilità di pagare, costo eccessivo), difficoltà di accesso (struttura lontana, mancanza di trasporti, orari scomodi), lunghi tempi di attesa. Tra questi, nel 2023 quasi 2,5 milioni di persone, pari al 4,2% della popolazione, hanno rinunciato alle cure per motivi economici, con un aumento di 1 punto percentuale rispetto al 2022 (3,2%): quasi 600.000 persone in più rispetto all’anno precedente. Nel 2023 la rinuncia alle cure per uno o più motivi presenta modeste differenze tra le aree geografiche, evidenziando un problema diffuso in tutto il Paese: Nord-Ovest 7,7%, Nord-Est 6,4%, Centro 8,8%, Sud 7,3%, Isole 8,6%.
Confronti: spesa su Pil. Nel 2023 in Italia la spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del PIL, un valore ben al di sotto sia della media OCSE del 6,9% che della media EU del 6,8%. Sono 15 i paesi europei dell’area OCSE che investono una percentuale del PIL maggiore dell’Italia, con un gap che va dai +3,9 punti percentuali della Germania (10,1% del PIL) ai +0,6 della Norvegia (6,8% del PIL).
Confronti: spesa pro capite. In Italia nel 2023 anche la spesa sanitaria pubblica pro-capite, pari a $ 3.574, rimane ben al di sotto sia della media OCSE ($ 4.174) con una differenza di $ 600, sia soprattutto della media dei paesi EU ($ 4.199) con una differenza di $ 624. Tra gli Stati membri dell’Unione Europea ben 11 paesi investono più del nostro, con un gap che va dai +$ 410 della Repubblica Ceca ($ 3.984) ai +$ 3.679 della Germania ($ 7.253); spendono meno di noi Slovenia, Spagna, Portogallo, Estonia, Lituania, Repubblica Slovacca, Polonia, Ungheria, Lettonia e Grecia.
Divario Italia/Ue. Dal 2012, in conseguenza di tagli e definanziamenti effettuati da tutti i Governi che si sono succeduti, la distanza con i paesi europei è progressivamente aumentata sino a raggiungere $ 411 nel 2019. Successivamente il gap si è ulteriormente ampliato, sia negli anni della pandemia quando gli altri paesi hanno investito molto più dell’Italia, sia nel 2023 perché di fatto la nostra spesa sanitaria è rimasta stabile. Il gap con la media dei paesi europei dell’area OCSE è di $ 995 pro-capite: se si considera una popolazione residente al 1° gennaio 2024 di quasi 59 milioni di abitanti (dati ISTAT), tale differenza corrisponde per il 2023 ad un gap complessivo di $ 58,7 miliardi. Al cambio dollaro/euro alla data di pubblicazione del presente Rapporto il gap pro-capite è di € 889, pari a un totale di € 52,4 miliardi.
Complessivamente, rispetto alla media dei paesi europei, nel periodo 2012-2023 la spesa sanitaria italiana è stata inferiore di $ 286 miliardi.