Sebbene ancora non sufficientemente, lo sviluppo del mercato dell’energia rinnovabile supererà le aspettative di molti governi e sarà trainato al 60% dalla Cina. Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto sulle rinnovabili dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA, Renewables 2024).
Infatti, secondo il modello predittivo ‘principale’ usato dall’IEA, la capacità produttiva delle fonti rinnovabili aumenterà di 2,7 volte al 2030 rispetto al 2023 ma, nonostante questo risultato superi le aspettative e gli obiettivi di 70 paesi, non sembra raggiungersi la fatidica triplicazione globale prevista dalla COP28.
Tale traguardo viene invece potenzialmente raggiunto dal modello ‘accelerato’, che prevede, e dunque suggerisce, ulteriori sforzi pratici e legislativi soprattutto da parte di Cina, Europa, India e Stati Uniti.
LO SCENARIO GLOBALE
La crescita della capacità rinnovabile sarà dovuta principalmente ai pannelli fotovoltaici, soprattutto dopo il crollo del prezzo causato dalla sovrapproduzione cinese che, con sei anni di anticipo, ha già raggiunto l’obiettivo fissato al 2030 dei 1.200 GW (GigaWatt) generati da solare ed eolico.
In particolare, le nuove installazioni fotovoltaiche costituiranno l’80% della crescita totale delle rinnovabili e al 2030 saranno la prima fonte di energia rinnovabile, superando quella l’idroelettrica, che manterrà la stessa flebile espansione dello scorso decennio. Anche il settore eolico giocherà un ruolo rilevante con una crescita della capacità produttiva doppia tra il 2024 e il 2030 rispetto alla finestra 2017-2023, grazie al superamento parziale dei recenti problemi economici e della filiera produttiva che lo riguardavano.
Per le altre fonti rinnovabili, tra cui bioenergia ed energia biotermica, è previsto un significativo calo di rilevanza, soprattutto per una mancanza di supporto pubblico. Anche l’idrogeno prodotto da energia rinnovabile rimarrà un fattore trascurabile, costituendo al 2030 solo il 4% della sua generazione complessiva.
Nel 2023 il 13% del consumo energetico globale proveniva da fonti rinnovabili, mentre al 2030 questo dato è previsto raggiungere il 20% grazie alla domanda, raddoppiata rispetto al periodo 2017-2023, proveniente dai settori dei trasporti, dell’edilizia e dell’industria. Una crescita significativa, ma che ci ricorda comunque che, considerando tale anche il nucleare, alla fine di questo decennio ancora l’80% della domanda globale di energia sarà soddisfatta da combustibili fossili.
Come già accennato, l’espansione della capacità rinnovabile globale supera le attuali ambizioni di molti paesi (tra cui i membri di G20 e G7). Ciononostante, è richiesto un ulteriore sforzo per conseguire la triplicazione necessaria a raggiungere i 11.000 GW stabiliti dalla COP28. Il rapporto sollecita infatti ad un maggior impegno nel breve termine con politiche mirate, integrazioni delle rete elettriche (le cosiddette grid), facilitazione dell’accesso a finanziamenti e ai permessi necessari per l’installazione di nuovi impianti; questo vale particolarmente per alcune aree geografiche, come il Medio Oriente e gran parte dell’ Africa, rimaste indietro nella tabella di marcia.
L’ELETTRICITÀ E IL RUOLO CINESE
La generazione rinnovabile di elettricità è stimata crescere di quasi il 90% dal 2023 al 2030, superando i 17.000 TWh (Terawattora), tuttavia ancora inferiori di 5.000 TWh rispetto alle soglie necessarie per raggiungere le zero emissioni nette al 2050 (Net Zero Emission by 2050). Questa differenza è dovuta principamente a due fattori: incertezza delle inerenti politiche e difficoltà pratiche nella realizzazione degli impianti, tra cui reperibilità dei finanziamenti, permessi e integrazione delle reti elettriche.
La crescità della capacità elettrica rinnovabile è fortemente trainata dalla Cina, che, dal 2023, ne constituisce i due-terzi. Nel dettaglio, il rapporto prevede che la Cina contribuirà alla metà delle nuove installazioni globali di impianti eolici offshore e al 40% degli impianti indroelettrici. Al 2030 è previsto che il gigante asiatico abbia installato ulteriori 3.200 GW di capacità elettrica rinnovabile, arrivando a controllare più della metà della capacità mondiale. Questo sviluppo è fortemente sostenuto dal governo e facilitato dall’ampia disponibilità dell’attrezzatura necessaria e al basso costo a cui è possibile reperire capitale.
In Cina, dunque, sembrano sussistere le condizioni assenti nel resto del mondo, tra cui una fortissima volontà governativa, che le assicureranno il dominio del mercato dell’energia elettrica in praticamente tutti i suoi segmenti: dalla produzione delle tecnologie utili, soprattutto pannelli fotovoltaici, all’ effettiva generazione elettrica. Da un punto di vista strategico appare chiara la volontà di indipendenza energetica, un obiettivo condiviso anche dall’Unione Europea, ma che appare ancora una lontana chimera.
Altri importanti contributi della crescità globale provengono dall’Europa (Germania, Spagna e Francia in primis), Stati Uniti, Brazile e Sud Africa.
Pannelli fotovoltaici ed eolico costituiranno il 95% della nuova capacità installata fino al 2030, grazie al basso costo con cui generano elettricità e agli incentivi governativi che continuano a supportarli nella maggior parte dei paesi.
In questa finestra temporale, il rapporto prevede il raggiungimento di una serie di interessanti traguardi, tra cui:
- 2024: le produzioni fotovoltaica ed eolica combinate superano quella idroelettrica.
- 2025: l’elettricità generata da fonti rinnovabili supera quella generata dal carbone.
- 2026: le fonti solari ed eoliche superano entrambe quella nucleare.
- 2027: l’ elettricità generata da pannelli fotovoltaici supera quella eolica.
- 2029: la sola produzione fotovoltaica supera quella idroelettrica divenendo la principale fonte rinnovabile.
- 2030: anche l’eolico supera l’idroelettrico.
UNO SGUARDO ALL’EUROPA
L’Unione Europea sembra stare rispettando i suoi obiettivi al 2030 per il settore fotovoltaico, mentre sarà necessario maggior impegno per allineare anche quello eolico.
In generale, infatti, la capacità rinnovabile totale non raggiungerà gli obiettivi di REPowerEU (1236 GW), sopratutto per le persistenti complicazioni nell’implementazione di impianti eolici, nonostante i recenti provvedimenti della Commissione (tra cui l’ European Wind Power Action Plan e l’ EU Action Plan for Grids).
In particolare, il rapporto individua alcune criticità nell’espansione della capacità rinnovabile nell’ Unione Europea:
- Lunghi tempi di attesa per ottere i permessi necessari.
- Mancanza di pianificazione di medio-lungo periodo, con conseguente sottoinvestimento nella rete elettrica che ritarda la connessione ai nuovi impianti solari ed eolici.
- Insufficiente flessibilità dell’attuale sistema a compensare le fluttuazioni nella generazione di energia rinnovabile.
Recentemente gli Stati Membri hanno consegnato le bozze dei loro piani per raggiungere gli obiettivi comunitari. Quanto delineato sembra in generale sufficiente a soddisfare i propositi sulla generazione elettrica, ma manca ambizione per quanto riguarda gli altri settori, tra cui trasporti, industria ed edilizia. Il rapporto prevede infatti che solo 10 paesi raggiungano effettivamente i propri obiettivi, mentre per gli altri 17 saranno necessari ulteriori sforzi. Di questi ultimi, solo altri 7 raggiungo gli obiettivi nello scenario ‘accelerato’, evidente prova di come la transizione energetica in Europa stia avvenendo in maniera marcatamente eterogenea e poco collaborativa e di come i paesi più in difficoltà siano drasticamente distanti da quelli più virtuosi.
UNA SFIDA COLLETTIVA
Il rapporto evidenzia chiaramento come i trend attuali, per quanto positivi, non siano sufficienti a soddisfare gli obiettivi globali per la lotta al cambiamento climatico.
Nonostate il mercato in sé stia lentamente diventando remunerativo ed allettante, la maggiorparte dell’ espansione delle fonti rinnovabili è ancora attribuibile a politiche governative, che portano sul tavolo sussidi, investimenti e sgravi fiscali. Dovrebbe dunque essere arrivato il momento di unire gli sforzi e concentrare le misure pubbliche a rendere il mercato attraente per gli investitori, di modo da innescare un circuito autosostenuto per la crescita del settore, invece di applicate politiche provvisorie di supporto alla produzione. Per esempio, risulterebbe utile avere catene di approvvigionamento stabili e sicure per le materie prime e facilitare l’accesso al credito quando è previsto l’uso o la produzione di energia rinnovabile, oltre a facilitare l’ ottenimento dei permessi necessari alla costruzione di nuovi impianti.
Inoltre, è rilevante la differenza tra i paesi più e meno virtuosi. I primi devono impegnarsi a facilitare l’accesso ad energia stabile e pulita per le regioni più in difficoltà, perché la transizione verde deve unire e coinvolgere tutti.