In occasione del convegno “CONNETTERE L’ITALIA. L’innovazione del Sistema Paese nel decennio digitale europeo” viene presentato lo studio condotto nell’ambito dell’Osservatorio I-Com su reti e servizi di nuova generazione.
La digitalizzazione è diventata una componente cruciale per l’inclusione e la partecipazione attiva dei cittadini in una società sempre più connessa (capitolo 1). Le tecnologie digitali sono percepite come strumenti essenziali per mantenere contatti, accedere ai servizi pubblici e sanitari, contribuire alla vita democratica e affrontare sfide globali come il cambiamento climatico. Nonostante la consapevolezza diffusa del valore della digitalizzazione, l’Italia mostra un ritardo significativo. Nel 2023, solo il 45,8% della popolazione possedeva competenze digitali di base, posizionandosi al quintultimo posto nell’Unione Europea.
Nel capitolo 2 viene esploso il tema dell’IA generativa. Il crescente interesse nei confronti delle numerose applicazioni di IA generativa è confermato anche dai dati. Nel 2024, questa nuova frontiera tecnologica ha coperto il 20% del mercato Intelligenza Artificiale complessivo. Quota destinata ad aumentare nei prossimi anni. L’attrattività di questa tecnologia emerge anche dall’indagine realizzata da Bytek e I-Com, che prende in considerazione cinque Paesi (Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Spagna) con l’obiettivo di comprendere quanto sia centrale, oggigiorno, il tema dell’IA e cerca di mettere in evidenza analogie e differenze tra i vari paesi analizzati.
L’offerta e la fruizione di servizi a complessità crescente necessitano dell’ampia e diffusa disponibilità di reti di telecomunicazione fisse e mobili di ultima generazione in grado di garantire performance adeguate a supportarli. A partire da questa premessa, nel capitolo 3 e 4 viene fornito un quadro sulla connettività in Italia.
In tema, si segnala l’indagine campionaria effettuata dall’Istituto per la Competitività (I-Com) volta ad esplorare la domanda di connettività fissa e mobile da parte dei consumatori in Italia. Dalle risposte è emerso che, tra coloro che hanno dichiarato di non disporre di una connessione di rete fissa, più di un consumatore su due (58%) afferma di non averne bisogno poiché già provvisto di una rete mobile in grado di soddisfare appieno le proprie esigenze di connessione. Tra chi invece ha la rete fissa ma non FTTH, il 44,3% circa dichiara di non aver effettuato un upgrade di linea poiché la zona in cui risiede non è fornita dell’infrastruttura necessaria. Tra gli utenti con un’offerta 5G, soltanto il 12,4% ha riscontrato un notevole miglioramento delle prestazioni rispetto alla precedente offerta 4G, il 42,8% ha notato un miglioramento moderato, mentre il 44,9% non ha percepito alcun miglioramento. Più del 47% di coloro che utilizzano attualmente la connessione 4G ha affermato di non aver mai considerato la possibilità di passare a un’offerta 5G.
Al centro del capitolo 5, i risultati dell’I-Com Ultrabroadband Index (IBI), giunto all’undicesima edizione, che ha lo scopo di fotografare lo sviluppo delle reti e dei servizi digitali nei mercati nazionali europei, contestualizzando la posizione relativa dell’Italia. Nel complesso, sul fronte dell’offerta l’Italia si posiziona tra i paesi first movers relativamente allo sviluppo digitale, poiché presenta un rallentamento del progresso nel tempo. Sul fronte della domanda, il nostro Paese si colloca tra i last movers, a causa della scarsa dinamica di crescita nel tempo delle variabili considerate che, in molti casi, presentano valori al di sotto della media UE.
Il digital decade, proposto dalla Commissione europea nel 2021, rappresenta ad oggi uno dei progetti più ambiziosi intrapresi a livello comunitario (capitolo 6). L’urgenza di adottare un simile progetto è stata fortemente sentita dai vertici europei, soprattutto prendendo in considerazione gli ampi gap in termini di produttività e di competitività che l’Europa presenta rispetto, in particolar modo, a USA e Cina.
Infine, nel capitolo 7 viene riservato ampio spazio alla “new space economy”. Il monitoraggio I-Com delle attività di formazione su tematiche spaziali in ambito universitario ha rilevato per l’anno accademico 2024/2025 un totale di 343 unità tra insegnamenti e corsi di studio, evidenziando come la formazione specializzata post-laurea si affianca a quella universitaria con differenze in termini quantitativi decisamente importanti.