Sono un baluardo contro l’inquinamento, mitigano il clima e assorbono l’acqua delle piogge. In più rappresentano un habitat importante per flora e fauna. Tutte le associazioni e i progetti cui aderire per migliorare il verde urbano
di Vita e Salute
Gli alberi e un polmone verde in città sono fondamentali per avere una buona qualità di vita. Negli ultimi tempi sono state pubblicate diverse ricerche che confermano l’azione salubre del verde urbano. Tra i tanti studi, è interessante quello dell’Institute for Global Health di Barcellona che ha coinvolto 978 città europee. I ricercatori hanno fatto emergere come una mancata presenza di piante infici sulla salute degli abitanti a tal punto da aumentare la possibilità di ammalarsi anche gravemente.
A questo proposito, in tutta Italia si stanno diffondendo progetti di riforestazione urbana per lo sviluppo di aree verdi e per rivalorizzare quelle esistenti. Due anni fa, il Mite ha pubblicato l’avviso per i progetti di forestazione nelle città metropolitane da finanziare con 330 milioni di euro nell’ambito del Pnrr. E grazie a questo bando si stanno piantando milioni di alberi in 14 città metropolitane.
Alleati contro smog e calura
Gli effetti positivi di queste azioni sono molteplici. “In città gli alberi contribuiscono a diminuire l’inquinamento, mitigano il clima, assorbono l’acqua delle piogge, sono habitat importanti per la fauna e la flora e infine migliorano la qualità del paesaggio urbano”, spiega Michela Pasquali, architetto paesaggista, esperta di rigenerazione dello spazio pubblico urbano. “Le foreste ospitano l’80% della biodiversità sulla terraferma, ma ogni anno perdiamo 12 milioni di ettari di terreni boschivi, con grave danno per i servizi eco-sistemici e la salute del pianeta. Per questo le città non possono essere escluse dalla sfida globale della riforestazione e ne rappresentano uno degli scenari strategici”. Gli spazi verdi, se adeguatamente curati, garantiscono infatti benefici alla popolazione. E sono economicamente molto vantaggiosi perché riescono a mitigare condizioni ambientali che comportano danni alla salute umana e alle infrastrutture. Gli alberi migliorano la qualità dell’aria rimuovendo inquinanti che, come l’ozono troposferico e il particolato, sono molto dannosi per il nostro apparto cardiorespiratorio. Riescono inoltre, sia con l’ombreggiamento diretto che con il processo di traspirazione, ad abbassare la temperatura dell’aria e assorbono CO2, gas serra che contribuisce ad acuire la problematica del cambiamento climatico. “Mi piacerebbe”, sottolinea Lina Fusaro, ecologa, studiosa degli effetti degli stress ambientali sulla vegetazione, ricercatrice del Cnr, “che nelle città del futuro prossimo, nel progettare i nuovi quartieri, agli alberi, preziosi alleati clorofilliani, e agli spazi verdi, venisse dato un ruolo da protagonista, dove il suolo non viene consumato e reso sterile con la cementificazione, ma usato come una risorsa capace di limitare le dannose conseguenze degli estremi climatici”.
Le iniziative da scoprire
Tanti sono gli esperimenti sociali e le iniziative per favorire l’inclusione della collettività nella gestione del verde pubblico. Per esempio, a Torino troviamo realtà molto attive sul tema, grazie anche a un protocollo di intesa tra il Comune e le organizzazioni no profit AzzeroCO2, Rete Clima e Arbolia/Snam. Da segnalare l’iniziativa “1.000 alberi per Torino” che prevede il coinvolgimento di residenti, associazioni ambientaliste, politici e tecnici per la rigenerazione urbana. All’interno del parco Sangone, sta anche nascendo un bosco di specie autoctone per abbattere le emissioni climalteranti.
Spostandoci a Milano, scopriamo che si punta a piantumare 3 milioni di alberi entro il 2030 col piano “Forestami” promosso e animato da enti pubblici, aziende private, associazioni e singoli cittadini. Nato nel 2019, ha già promosso la messa di oltre 330mila alberi e ha incentivato, con un lavoro capillare nei comuni della Città metropolitana, la sensibilizzazione sui temi dell’incremento e della cura del “capitale naturale” nelle aree urbane.
Una delle chiavi di volta è il coinvolgimento attivo dei cittadini: “Se vogliono il deserto, pianteremo partecipazione”, questo è il motto dell’associazione di volontariato “Alberi in Periferia” nata nell’ottobre 2019 a Roma che racconta: “Abbiamo attivato già 30 iniziative, mettendo a dimora 1.500 alberi in diverse periferie romane e coinvolgendo comitati di quartiere, amministrazioni e scuole. Piantando alberi in contesti urbani periferici da riqualificare, piantiamo partecipazione, socialità e una narrazione diversa delle periferie, che non sono solo degrado ed emarginazione, ma anche impegno e buone pratiche di difesa del bene comune”.
A Roma c’è anche il progetto “Casetta Verde”. Lo spiega ancora Fusaro, una delle fondatrici: “Ispirati da questa visione di città del futuro, nell’autunno del 2019, un gruppetto di persone variegato nelle esperienze e competenze (un’ecologa, un’architetta del paesaggio, un arboricoltore, un economista, e altri) ridà nuova vita al progetto di Casetta Verde, declinazione cromatica e tematica di Casetta Rossa spa, spazio sociale presente nel quartiere di Garbatella. La filosofia che ci ha animato dall’inizio è stata quella di parlare della complessità dell’ambiente e dei processi naturali passando poi all’azione. La nostra prima azione pratica del pensiero ecologico che vogliamo diffondere è stata la messa a dimora di 60 piante in un’area verde molto marginale e abbandonata dell’VIII Municipio, in piazza Giovanni da Verrazzano. Abbiamo curato la progettazione dal punto di vista ecologico scegliendo tutte specie arboree e arbustive mediterranee che sono tra le più tolleranti a stress ambientali come alte temperature, siccità e inquinanti atmosferici. Dopo ci siamo presi cura dell’area verde con incontri mensili in cui abbiamo svolto diverse attività di manutenzione e divulgazione, per incontrare le persone che vivono nell’area e coinvolgerle attivamente nel progetto”.
Le varietà da preferire
Tra le tante varietà di alberi, quali dovremmo prediligere per ottenere maggiori benefici dalla loro presenza? Contro l’inquinamento che funesta le nostre città esistono veri e propri alberi “spazzini”, che agiscono sulla pulizia da polveri sottili e altri inquinanti. Tra questi vi sono la magnolia, il platano, il tiglio, l’olmo, il cerro, il ginkgo e il frassino. Ma non c’è solo il problema dell’inquinamento.
Un’altra opzione da considerare è quella per le piante da frutto. “È ancora diffusa, purtroppo, l’opinione che la frutta che cresce in città non sia utilizzabile, perché inquinata, sporca o malata”, sottolinea Pasquali, “al contrario, rispetto a quella reperibile nella Gdo, questa frutta è cresciuta senza pesticidi e fertilizzanti chimici, ed è maturata sulla pianta, mantenendo inalterati il gusto e le proprietà nutritive”. Da sottolineare che nelle città del Mediterraneo, grazie al clima e a una lunga tradizione storica, cresce una straordinaria varietà di alberi da frutto negli spazi pubblici creando a tutti gli effetti un frutteto urbano diffuso. “Proprio per questi motivi sono una risorsa fondamentale nei piani di riforestazione”, prosegue Pasquali. Che aggiunge: “Partendo da tali premesse, nel 2015 Linaria ha ideato ‘Frutta Urbana’, il primo progetto italiano sulla mappatura, la raccolta e la distribuzione della frutta in città e sulla realizzazione di nuovi frutteti.