Spreco alimentare: Slow Food Italia in audizione al Senato - Slow Food - Buono, Pulito e Giusto.

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Riportiamo di seguito il discorso tenuto da Raoul Tiraboschi, vice presidente del Consiglio Direttivo di Slow Food Italia, in audizione al Senato, martedì 5 novembre sul tema riduzione dello spreco alimentare.

Senato Commissione IX: Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

Audizioni di martedì 5 novembre 2024 sui ddl 972, ddl 1145 e ddl 1167 sulla Riduzione dello spreco alimentare di: Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow Food

Presidente Luca De Carlo, vicepresidente Gisella Naturale, onorevoli tutti, grazie per l’invito. La riduzione dello spreco alimentare è un tema fondamentale, una piaga del nostro secolo e come Slow Food da anni ci battiamo per ridurlo, partendo dalla sovrapproduzione e favorendo un consumo consapevole. Per questo apprezziamo il fatto che sia oggetto di una serie di decreti e di progetti di legge. Un argomento su cui ci siamo confrontati con realtà diverse durante i cinque giorni di Terra Madre a Torino e che troviamo nei tavoli di lavoro con le città per l’affermazione delle cosiddette politiche locali del cibo, dove registriamo già iniziative e azioni interessanti. Purtroppo lo spreco domestico degli italiani, come dimostra il recente Rapporto internazionale Waste Watcher 2024,

è cresciuto, rispetto all’anno precedente di quasi il 50%, arrivando a circa 700 grammi settimanali a testa. Lo spreco si concentra soprattutto nelle le famiglie senza figli e nei Comuni medio-grandi, con una leggera prevalenza al centro-sud. Molto interessanti sono anche le cause: il 37% dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa, il 32% compra troppo per paura di non avere abbastanza cibo in casa, e un altro 32%, si lascia tentare dalle offerte della grande distribuzione.

Da questi dati emerge chiaramente come il tema dell’educazione alimentare sia fondamentale.

Non per niente la nostra associazione ha lanciato, in occasione del ventennale dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, un appello nazionale per l’educazione alimentare nelle scuole: riteniamo sia un punto di partenza importante. In un quadro che unisce economia locale, lotta allo spreco ed educazione alimentare applicata, la refezione scolastica è centrale e un primo passo essenziale. Per questo, nelle politiche sociali di molte città, viene messa al centro, anche in virtù degli stimoli provenienti da bandi ministeriali ed europei che invitano a somministrare cibo biologico, molto spesso di filiera corta.

Interessanti sono anche le pratiche di alcune associazioni che operano nel sociale per ridistribuire il cibo non utilizzato, di buona qualità, a famiglie che vivono situazioni di disagio, circostanze sempre più diffuse in ogni parte dell’Italia e che colpiscono fasce sociali sempre più numerose. Lo dimostrano tutti gli studi recenti sulla povertà, dove spicca quella alimentare. In un contesto del genere è evidente che non si deve solo considerare il cibo sprecato, ma questo deve essere anche buono e sano: ne va della salute delle persone, perché è noto che a redditi bassi corrisponda un aumento delle problematiche legate al cibo. Allora da questo punto di vista noi da sempre, dalla costituzione dell’associazione, parliamo di un cibo buono, pulito e giusto per tutti.

Lo stimolo che vorrei portarvi è proprio quello di cominciare a lavorare insieme, partendo dalle buone pratiche per la riduzione dello spreco del cibo in tutte le fasi della filiera – dalla produzione alla trasformazione, fino alla distribuzione – e in ogni contesto, dalla ristorazione al consumo quotidiano casalingo. In alcuni territori della nostra penisola esistono esperienze preziose che vanno messe a fattor comune, in modo da contaminare tutte le città.

Passiamo a un altro tema, collegato: le politiche locali del cibo.

In molte città d’Italia si stanno sviluppando dei Consigli del cibo che instaurano relazioni molto strette tra il consiglio comunale, altri enti e i portatori di interesse locali. I Consigli del cibo vanno a mappare i bisogni di quel territorio specifico, li condividono e danno avvio ad azioni politiche e pratiche comuni. Con risultati molto interessanti da tutti i punti di vista, sia per quanto riguarda le mense scolastiche, sia la produzione periurbana. Per ridurre lo spreco occorre conoscere il cibo che si mangia, apprezzarlo, valorizzarlo e sapere che, molto spesso, si tratta di un cibo locale, che genera economie ed è motivo di orgoglio e rispetto. Conosco, per esempio, casi in cui il pane viene preparato con farine locali, macinate in mulini del luogo, cotto dai fornai e che arriva nelle scuole nel sacco, sprigionando un profumo che per i bambini è già un momento didattico. Non a caso, un pane come questo non viene buttato, perché è il frutto della produzione di quella zona e quindi, se avanzato, viene poi orgogliosamente portato a casa.

Questo evidenzia come la produzione locale è uno dei temi su cui lavorare per ridurre lo spreco.

E noi crediamo anche che da questo punto di vista sia molto importante proseguire il lavoro che si sta facendo per la cosiddetta transizione proteica, cioè sostenere un percorso di valorizzazione dei legumi in alternativa alla carne, non per sostituirla completamente ma, in accordo con le aziende sanitarie locali, per costruire dei menu che abbiano un impatto diverso e che comportino anche un’educazione alimentare ampia e al passo con i tempi e le indicazioni sanitarie. Molti bambini non sono abituati a consumare i ceci, i fagioli, le lenticchie e questo comporta che anche a scuola questo cibo sia avanzato. Insieme, possiamo davvero lavorare per sostenere un consumatore che non sia passivo, ma che possa davvero conoscere il cibo che lo nutre e scegliere consapevolmente al supermercato e soprattutto nei mercati agricoli, luoghi speciali per sostenere l’educazione alimentare e quindi ridurre lo spreco e aiutare l’economia locale. Queste tre tematiche – le mense scolastiche (educazione alimentare), la produzione locale e la transizione proteica – tutte insieme devono essere sempre messe a fattor comune, diventare punti di riferimento.

Infine, vorrei chiedere il sostegno a tutte quelle realtà caritative, spesso consorziate in associazioni nazionali, che in tante città collaborano con le amministrazioni comunali nella raccolta del cibo e nella ridistribuzione.

Realtà locali, anche piccole eppure fondamentali, che faticano a sostenersi economicamente. Il mio auspicio è che ci sia davvero la volontà di raccogliere i dati, di mappare le realtà più interessanti e più significative: ce ne sono tante, come mostra la nostra esperienza anche a livello di progettazione europea. I grandi bandi europei, i cosiddetti Food Horizon, hanno infatti avuto il merito di mettere in evidenza come le buone pratiche del nostro Paese siano di altissimo profilo, tanto da essere prese ad esempio anche da altre città europee. Quindi, in un momento come questo di definizione di una normativa che può sostenere davvero la riduzione dello spreco alimentare, credo sia molto interessante poter dialogare con quelle realtà che già operano sui territori in questa direzione perché possono dare un supporto concreto nella realizzazione, nella messa a terra delle varie iniziative.

Grazie davvero per la disponibilità e noi come associazione siamo sempre disponibili a poter portare il nostro contributo.

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