“Non smettete di sognare, siate testimoni di speranza” - Azione Cattolica Italiana Giovani

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«Vi affido al Beato Pier Giorgio Frassati. Lo conoscete? Io da bambino avevo sentito parlare di lui, perché il mio papà era membro dell’Azione Cattolica. È un giovane come voi, che ha testimoniato con la vita la gioia del Vangelo. Vi invito a conoscerlo e imitare la sua coerenza e il suo coraggio, la sua gioia»: così papa Francesco ha concluso il suo Discorso alla delegazione del Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG), ricevuta oggi in udienza, nella Sala del Concistoro, per celebrare il ventesimo anniversario dalla fondazione dell’organismo consultivo cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le istituzioni.

Presenti all’udienza anche il vicepresidente del Settore giovani di Ac, Lorenzo Zardi, in qualità di membro del Consiglio di presidenza del CNG, con delega a Formazione, Politiche sociali e Legalità. Con lui, la segretaria nazionale del Msac e il vicesegretario, Elena Giannini e Francesco Lotito, e i giovani di Ac, Matteo Zappa e Michele D’onofrio.

Pessimismo e scetticismo: due mali del tempo

Papa Francesco, con lo stesso tono appassionato che accompagna ogni suo discorso ai giovani, ha invitato i presenti, e attraverso di loro le nuove generazioni, ad essere testimoni della «speranza che non delude» senza lasciarsi influenzare da «pessimismo» e «scetticismo», due malattie del nostro tempo: «Per favore, non perdere la capacità di sognare: quando un giovane perde questa capacità, non dico che diventa vecchio, no, perché i vecchi sognano. Diventa un “pensionato della vita”. È molto brutto. Per favore, giovani, non siate “pensionati della vita”, e non lasciatevi rubare la speranza! Mai! La speranza non delude mai!».

Il Pontefice ha esortato i giovani ad essere protagonisti attivi della propria esistenza e del proprio tempo, cercando il più possibile di dialogare con le istituzioni, «facendo rete» tra le diverse realtà ispirate alla solidarietà e all’inclusione, ma anche facendosi sentire, o – come ebbe a dire in altra occasione – «anche facendo chiasso». Per dare voce ai tanti che non hanno voce, i «tanti esclusi, non solo socialmente, per i problemi di povertà, mancanza di educazione, dittatura della droga… ma anche di coloro che non sanno sognare. Fate “rete” per sognare, e non perdere questa capacità. Sognare».

È lo stesso papa Francesco a riconoscere, però, che il compito non è facile. Lo dice con chiarezza. L’oggi che siamo chiamati a vivere lascia poco spazio ai sogni, viste le sfide che la cronaca restituisce. Il Papa ne elenca alcune: «la dignità del lavoro, la famiglia, l’istruzione, l’impegno civico, la cura del creato e le nuove tecnologie». Questioni che, portate all’esasperazione, convergono nel registrato «aumento di atti di violenza e di autolesionismo, fino al gesto più estremo di togliersi la vita».

La sfida da cogliere è quella educativa

Cosa fare dunque? Per papa Francesco: «Serve un patto, un’alleanza, tra coloro che desiderano mettere al centro la persona e, allo stesso tempo, sono disposti a investire nuove energie per la formazione di chi sarà al servizio della comunità». La sfida da cogliere è dunque educativa. Francesco parla espressamente di «villaggio educativo». Quasi un luogo dell’anima per coloro che condividono «l’impegno a generare una rete di relazioni umane e aperte».

Infine, a braccio, papa Francesco pone due domande ai presenti: «Voi sapete giocare con i bambini? Voi siete capaci di perdere il tempo per giocare con i vostri figli o con i vostri nipotini?» E poi, la seconda, «Voi siete capaci di accarezzare un anziano?». Domande che papa Francesco ritiene necessarie in una cultura, quella odierna, dove «i bambini si lasciano crescere da soli, senza tenerezza, e i vecchi si mandano nelle case di riposo, perché muoiano lì». La richiesta e l’invito sono chiari: «Dobbiamo cambiare: giocare con i bambini, e carezzare i vecchi. E questo farà che la vostra gioventù sia feconda. Non dimenticate questo: bambini e vecchi».

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Redazione