A Roma, nel centro INTERSOS24, accompagniamo le donne in un percorso di consapevolezza e di uscita dalla violenza. Offriamo loro supporto psicologico, legale e linguistico, oltre che orientamento ai servizi del territorio. Attraverso laboratori formativi e ricreativi, promuoviamo l’empowerment femminile e il dialogo transculturale.
Riconoscere di stare subendo violenza non è mai semplice. Per una donna che deve farlo in un paese straniero è ancora più difficile. Parenti, amici e confidenti sono lontani, mentre le persone intorno parlano in una lingua incomprensibile e seguono regole sociali diverse. Tutto contribuisce a creare un senso di solitudine e smarrimento e a questo spesso si aggiunge il peso delle difficoltà economiche. Ma per le donne che incontriamo nel safe space di INTERSOS24 è paradossalmente proprio la nuova realtà, ad aprire la strada verso l’autonomia.
Il percorso per far emergere la violenza di genere tra le donne migranti è lungo e complesso. Il silenzio è spesso dettato dalla paura di restare sole e senza mezzi di sostentamento, dal peso dello stigma sociale e dalla difficoltà di comprendere i propri diritti in un contesto culturale straniero. I servizi esistenti in Italia, inoltre, non sempre sono in grado di rispondere ai bisogni specifici di queste donne, che necessitano di un accompagnamento culturale e linguistico per poter intraprendere un percorso di uscita dalla violenza.
È porprio sulla consapevolezza della difficoltà di questo percorso che poggia il lavoro di INTERSOS24, il nostro centro situato a Roma, nel quartiere di Torre Spaccata.
Il safe space di Intersos24 è uno spazio sicuro per sole donne, all’interno del quale si svolgono laboratori, sia ricreativi che formativi, rivolti alle donne e fatti da altre donne. I corsi di italiano, informatica, fitness, sartoria, acconciatura sono tutti pensati per fornire a chi li frequenta strumenti di empowerment, ma sono anche delle importanti occasioni per diffondere le tematiche di genere e far emergere vissuti e realtà di violenza. Tutti questi corsi, poi, sono costruiti con un approccio transculturale e attento alle esigenze specifiche delle donne a cui si rivolgono. Le classi di italiano, ad esempio ammettono nelle aule anche i bambini, in modo da consentire la partecipazione delle mamme di bambini non ancora scolarizzati.
“In generale tutti i servizi che offriamo nel nostro centro non si limitano a risolvere le singole problematiche delle donne, ma puntano a costruire competenze e a superare le barriere linguistiche e culturali che impediscono l’accesso ai servizi esistenti – Spiega Luisa Silvestri, GBV Officer di INTERSOS24. Banalmente il nostro sportello di segretariato sociale non è un caf con l’aggiunta della mediazione linguistica perchè non ci limitiamo a sbrigare la pratica ma lavoriamo sulla comprensione in modo da creare autonomia per il futuro. Per la maggior parte delle donne che si rivolge a noi, sbrigare le pratiche burocratiche è culturalmente appannaggio esclusivo degli uomini, e acquisire le conoscenze per farlo da sole può sembrare una piccola cosa ma in realtà è un passo importante verso l’autonomia.”
Anche il nostro sportello sociale mira ad accompagnare le donne verso percorsi di autonomia a partire dalla costellazioni di difficoltà che possono incontrare, svolgendo un ruolo di ponte e di comprensione reciproca tra i servizi istituzionali presenti sul territorio e le donne che si rivolgono a noi.
Comprendere il contesto culturale in cui si inserisce una donna straniera è fondamentale per avere un impatto positivo sulla sua vita, sopratuttto se ci troviamo davanti a una sopravvisuta a violenza di genere. Le donne che incontriamo nel nostro centro provengono principalmente da Ucraina, Bangladesh, Perù e Afghanistan. In diversi Paesi molte forme di violenza sono normalizzate nelle società e per arrivare a riconoscere la violenza domestica o la violenza economica serve prima intraprendere un lungo percorso di dialogo interculturale. Anche nei casi in cui la violenza emerge e viene riconosciuta, poi, è necessario accompagnare le donne straniere in un processo di comprensione.
“Accedere ad un centro antiviolenza può risultare inconcepibile per molte donne, così come la possibilità di lasciare il proprio marito ed entrare in una casa rifugio. Per questo facciamo incontri psicosociali di gruppo in cui si parla di tematiche di genere e si affrontano anche questi temi.” Aggiunge Luisa Silvestri.
Questi gruppi di supporto psicologico, che abbiamo simbolicamente chiamato “Una stanza tutta per noi”, sono una novità del 2024 e sono il risultato del lavoro multidisciplinare che portiamo avanti nel centro. In questi gruppi, si parla liberamente di stereotipi di genere, genitorialità, vissuti emozionali, violenza di genere. I gruppi sono gestiti da due psicoterapeute, svolti con il supporto di mediatrici linguistico-culturali e prevedono la partecipazione di figure come esperte di GBV, mediche, artiste. Il più sperimentale è il corso di italiano per donne in stato di trauma, in cui si uniscono l’insegnamento della lingua e la psicoeducazione, al fine di facilitare apprendimento.
Lavorare sull’emersione della violenza di genere con le donne straniere significa accettare che il percorso sarà molto lento, perché la fuoriuscita dalla violenza deve essere compresa e sentita come possibilità reale. È un percorso che si sviluppa nelle attività quotidiane, nel riconoscimento della violenza e della disparità di genere e che punta prima di tutto alla appropriazione culturale dell’autonomia.