Il 14 dicembre COSPE scenderà in piazza a Roma, insieme a molteplici organizzazioni per i diritti umani, sindacati e movimenti sociali, per dire NO al DDL Sicurezza (1660), attualmente in discussione al Senato.
La manifestazione, convocata a Piazzale del Verano dalle ore 14:00, vuole contrastare un provvedimento definito da molti “liberticida” e un pericoloso attacco ai principi di uguaglianza e giustizia della Costituzione italiana.
Il disegno di legge introduce una serie di modifiche al codice penale che aggravano sanzioni e criminalizzano pratiche di dissenso e protesta pacifica, configurandosi come una delle misure più repressive degli ultimi anni. Tra le disposizioni più criticate:
- Blocchi stradali: trasformati in reati penali con pene fino a due anni di reclusione.
- Proteste nei CPR e nelle carceri: introduzione del reato di rivolta, applicabile anche a forme di resistenza passiva, con pene fino a 20 anni in caso di lesioni o decessi.
- Occupazione di immobili: carcere da due a sette anni per chi occupa immobili destinati a domicilio, inasprendo una normativa già esistente.
- Restrizioni sui migranti: divieto di acquistare schede SIM senza permesso di soggiorno, isolando ulteriormente chi già vive in condizioni di marginalità.
- Donne incinte: il carcere per donne in stato di gravidanza rappresenta una norma discriminatoria, rivolta soprattutto alle comunità rom.
- Stretta sulla cannabis legale: un giro di vite che colpisce un settore regolamentato, con effetti su piccole imprese e consumatori.
Il provvedimento colpisce in particolare chi si mobilita per i diritti sociali e ambientali, come gli attivisti che si oppongono alla costruzione di grandi opere. Le proteste pacifiche vengono criminalizzate, mentre le forze di polizia ricevono maggiori poteri e tutele, creando un evidente squilibrio a scapito della società civile.
“Un grave attacco ai diritti umani fondamentali e alla democrazia in Italia. ‘introduzione di pene per la cosiddetta “propaganda” delle lotte e per esprimersi in difesa dei diritti è un ulteriore passo verso la censura e la repressione delle voci dissidenti. Criminalizzare la resistenza passiva, etichettata come reato anti-Gandhi, è una chiara violazione dei valori non violenti che hanno ispirato movimenti di giustizia in tutto il mondo. Le misure discriminatorie contro gli immigrati, come il divieto di possesso di una SIM senza permesso di soggiorno, sono un chiaro esempio di razzismo istituzionale che non possiamo tollerare” ha dichiarato Anna Meli, presidente di COSPE all’indomani dell’approvazione alla Camera e durante il presidio davanti alla Prefettura di Firenze il 25 settembre scorso.
Il DDL Sicurezza non è solo repressivo, ma rappresenta un ulteriore passo verso una svolta autoritaria che mette a rischio i principi fondamentali della Repubblica italiana. Molte delle norme previste potrebbero essere dichiarate incostituzionali, ma nel frattempo colpiranno duramente fasce già vulnerabili della popolazione: migranti, senzatetto, rom, detenuti, attivisti e organizzazioni che si battono per il cambiamento sociale e ambientale.
COSPE si unisce alla protesta perché crediamo che il DDL Sicurezza non sia riformabile, ma solo abrogabile. Esso affronta problemi sociali complessi con una logica punitiva anziché con politiche di welfare, educazione e inclusione. La nostra opposizione è netta e decisa: è in gioco il futuro della democrazia e della libertà in Italia.
Leggete QUI l’appello e la solidarietà espresse dalle organizzazioni per i diritti umani europee alla manifestazione del 14 dicembre.