Fonte immagine – Il potere delle rimesse della diaspora africana
Ufficio Policy Focsiv – Negli ultimi anni, il tema delle rimesse dei migranti e degli investimenti della diaspora nei paesi in via di sviluppo è diventato centrale nelle discussioni sullo sviluppo sostenibile e sulla resilienza climatica, in particolare nei paesi dell’Africa subsahariana. . I paesi e le popolazioni africane più vulnerabili, infatti, subiscono le conseguenze più gravi del cambiamento climatico, nonostante siano tra i meno responsabili delle emissioni globali: il loro clima è imprevedibile e sempre più ostile, mettendo a rischio l’agricoltura, la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza di milioni di persone, e ciò rende urgente individuare fonti di finanziamento innovative e sostenibili per affrontare queste sfide. Le rimesse possono essere una fonte importante perché il loro volume è ben più alto dell’aiuto pubblico allo sviluppo, e più stabile e in crescita rispetto agli investimenti delle imprese che si orientano a prescindere dagli effetti del riscaldamento climatico (vedi Sensing the heat: Climate change vulnerability and foreign direct investment inflows – ScienceDirect).
In questo contesto, il potenziale delle rimesse e dei capitali della diaspora assume un’importanza spesso sottovalutata. Tuttavia, tali risorse sono diventate una componente sempre più rilevante per molte economie emergenti: secondo le stime, i flussi globali di rimesse hanno raggiunto 831 miliardi di dollari nel 2022, ed è prevista una crescita negli anni a venire. L’Africa subsahariana, con 54 miliardi di dollari in trasferimenti di denaro ufficiali dai migranti nello stesso anno, si distingue come una delle regioni maggiormente dipendenti da queste risorse, che superano spesso gli investimenti diretti esteri e sono paragonabili all’aiuto pubblico allo sviluppo (APS; vedi Le rimesse dei migranti più rilevanti dell’aiuto pubblico allo sviluppo).
Il reportanalizzato, elaborato dal Financing Facility for Remittances (FRR) del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), si concentra sul ruolo delle rimesse e della finanza per la diaspora come strumenti per la resilienza climatica e lo sviluppo sostenibile, esplorando le loro potenzialità, le sfide connesse e le strategie per aumentarne l’efficacia.
Concentrandosi sulla situazione in Africa Subsahariana, emerge come l’agricoltura, cuore dell’economia locale e fonte primaria di sostentamento per la popolazione, è particolarmente vulnerabile al cambiamento climatico. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la produttività agricola nella regione è diminuita del 34% dal 1961, più che in qualsiasi altra regione del mondo: siccità prolungate, inondazioni improvvise ed aumento delle temperature stanno limitando la capacità dei piccoli agricoltori di produrre cibo sufficiente, aggravando l’insicurezza alimentare e minacciando la stabilità economica e sociale.
Nonostante l’urgenza, i fondi per l’adattamento climatico rimangono insufficienti: il Global Center on Adaptation stima che siano necessari circa 15 miliardi di dollari all’anno per adattare il sistema alimentare africano al riscaldamento climatico, cifra significativamente inferiore rispetto ai costi dell’inazione, stimati dieci volte tanto. Tuttavia, i finanziamenti pubblici e gli aiuti internazionali sono ancora lontani dal colmare questo divario. In questo contesto, le rimesse dei migranti e gli investimenti della diaspora rappresentano una risorsa cruciale, un’alternativa significativa e relativamente stabile rispetto ad altre fonti di finanziamento esterno.
Tuttavia queste risorse vengono spesso utilizzate per spese immediate, per bisogni quotidiani, piuttosto che per investimenti a lungo termine o progetti di resilienza, il che limita il loro impatto produttivo (vedi Dalle rimesse agli investimenti delle diaspore per lo sviluppo). Fungono spesso anche da forma di assicurazione mutualistica, consentendo alle famiglie di affrontare crisi come raccolti scarsi o emergenze climatiche, specialmente nelle aree rurali (vedi Migrazione umana e risorse naturali). Ad esempio, in Senegal, durante i periodi di siccità estrema, i fondi inviati dai migranti stagionali hanno permesso di acquistare miglio, garantendo la sicurezza alimentare delle comunità locali.
D‘altra parte, la dipendenza da queste entrate può ridurre lo sforzo agricolo dei beneficiari, un fenomeno noto come “moral hazard“. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla carenza di infrastrutture e servizi finanziari adeguati nei paesi d’origine, così come dalla mancanza di informazioni, che limitano le opportunità di destinare questi fondi a progetti sostenibili.
Nonostante queste sfide, sono state sviluppate diverse iniziative per amplificare l’impatto delle rimesse:
- riduzione dei costi di transazione: uno degli obiettivi principali degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) è abbassare i costi di invio delle rimesse, che in Africa subsahariana rimangono tra i più alti al mondo (8% in media). Iniziative come il Remittance Prices Worldwide della Banca Mondiale promuovono la trasparenza dei costi, mentre soluzioni innovative come i pagamenti con il cellulare (es. M-Pesa) rendono i trasferimenti più economici e sicuri.
- inclusione finanziaria: facilitare l’accesso ai servizi finanziari è fondamentale per consentire alle famiglie di gestire meglio le rimesse. Conti di risparmio vincolati e meccanismi di monitoraggio dei prodotti finanziari aiutano a indirizzare i fondi verso investimenti mirati, come tecnologie agricole sostenibili.
- promozione di investimenti collettivi: programmi come “tres por uno” in Messico o il PARE 1+1 in Moldavia dimostrano l’efficacia di combinare i fondi della diaspora con contributi governativi per finanziare infrastrutture locali, come scuole, cliniche e sistemi di irrigazione.
- introduzione di prodotti finanziari verdi: le istituzioni finanziarie possono sviluppare prodotti innovativi per canalizzare le rimesse verso progetti di resilienza, come l’irrigazione sostenibile o sementi resistenti alla siccità.
Gli investimenti della diaspora rappresentano una risorsa fondamentale: i risparmi globali delle diaspore ammontano a centinaia di miliardi di dollari, ma solo una piccola parte è investita nei paesi d’origine. I diaspora bonds, obbligazioni emesse dai governi per attrarre investimenti dai loro cittadini all’estero, utilizzati da paesi come Nigeria e Kenya, offrono un esempio promettente per finanziare infrastrutture, anche se ostacolati da sfide come la scarsa fiducia istituzionale e i costi elevati.
Per sfruttare appieno il potenziale delle rimesse e degli investimenti della diaspora, sono necessarie azioni decisive per:
- rafforzare la fiducia attraverso trasparenza e buona governance per attirare i possibili migranti investitori,
- promuovere l’educazione finanziaria,sia dei migranti che delle famiglie, per prendere decisioni più consapevoli,
- creare incentivi fiscali verdi e partnership pubblico-private per progetti sostenibili,
- valutare l’impatto delle iniziative esistenti e identificare le migliori pratiche da replicare.
Questi fondi offrono un’opportunità unica per rispondere alle sfide del cambiamento climatico e promuovere uno sviluppo sostenibile. Grazie alle accortezze appena citate, questo potenziale potrebbe essere finalmente sfruttato, abbattendo le barriere strutturali che ostacolano la crescita dei paesi in via di sviluppo, rendendo queste risorse motore di resilienza e crescita sostenibile per milioni di persone.