Una casa non è solo un luogo, ma un abbraccio. Olena, madre ucraina fuggita dalla guerra, racconta il viaggio della sua famiglia e l’accoglienza trovato in Moldova

La guerra ha trasformato la vita di milioni di ucraini, ma dietro ogni cifra c’è una storia umana. Olena, madre ucraina, è una voce tra tante. Arrivata a Ungheni, in Moldova, nel marzo 2022, la sua esperienza testimonia le sfide di chi, costretto a fuggire, cerca di costruire una nuova vita.

La fuga dalla guerra

Olena e la sua famiglia lasciarono l’Ucraina con uno dei primi autobus destinati ai profughi. Quel viaggio, partito sotto il suono angosciante delle sirene e segnato dal gelo, portava con sé un solo obiettivo: sopravvivere. La loro casa era ormai ridotta in macerie, e il futuro appariva incerto.
Per fortuna, sono riusciti a passare il confine in quattro, al completo: i genitori e i due figli. Hanno potuto lasciare il paese insieme al padre, in quanto uno dei figli è invalido, immobilizzato in una sedia a rotelle. Una sfortuna che in quelle circostanze ha contribuito che la famiglia non si separasse.
“Non tutti i nostri compagni di viaggio sono stati così fortunati, però.” – ricorda Olena con un nodo alla gola. Al di là delle sue parole, nonostante sia passato un anno e mezzo di guerra, traspare l’emozione che è ancora molto forte, anzi nella sua voce si sente la rabbia per quanto vissuto.
“Il viaggio, se lo possiamo chiamare così, è stato uno faticoso, pieno di sgomento, in più faceva molto freddo (…) Già facevamo fatica a spostarci in circostanze normali, visto che nostra figlia è assolutamente dipendente da noi, da una sedia a rotelle. Immaginatevi un viaggio così, che abbiamo dovuto fare all’improvviso, senza nessuna preparazione, senza comodità, senza un minimo di cose indispensabili per il viaggio, per non parlare che, nel nostro caso, non si sapeva neanche quando e dove sarebbe finito il viaggio. Lo abbiamo fatto per rimanere in vita…”

L’arrivo a Ungheni

Dopo giorni di trasferimenti e soste in centri di accoglienza, Olena e la sua famiglia giunsero a Ungheni. La comunità moldava li accolse con calore, fornendo assistenza essenziale: vitto, alloggio e supporto per integrarsi nella vita locale. Con il tempo, Olena trovò lavoro come assistente presso la biblioteca comunitaria, mentre i figli furono inseriti nelle scuole locali.
Anche se lontano dall’agiatezza della loro vita pre-bellica, Olena considera questa nuova casa un rifugio sicuro. Sfogliando un album di fotografie, preziosa testimonianza della vita lasciata in Ucraina, afferma: “Il calore di una casa nasce dai cuori di chi vi abita.”

Una nuova normalità

Dopo 500 giorni a Ungheni, Olena e la sua famiglia hanno trovato un equilibrio. La città è diventata parte integrante del loro presente, un luogo che considerano casa. I figli, sereni e socievoli, partecipano con entusiasmo alle attività organizzate da associazioni come Amici dei Bambini, stringendo amicizie con i coetanei moldavi.
Olena, pur restia a parlare del futuro, confessa di sentirsi ormai più legata alla Moldova che all’Ucraina. “Fin quando potremo crescere i nostri figli in un ambito sereno, questo ambito sarà la nostra casa,” dichiara con determinazione.

Il significato di casa

La storia di Olena è un promemoria del potere dell’accoglienza e della resilienza umana. Anche in un contesto di perdita e incertezza, è possibile trovare una nuova normalità e costruire una vita piena di significato. Ungheni non è solo un luogo geografico, ma una comunità che ha trasformato una tragedia in un’opportunità per Olena e la sua famiglia di ricominciare.

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