Come scrivere una sceneggiatura eccezionale?

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Risposta breve: BOH! Oppure: “Se lo sapessi sarei ricco!”

Scherzi a parte, nessuno parte con l’idea di scrivere una sceneggiatura pessima. Ma l’alchimia che porta a un grande script è il prodotto di tanti fattori. Quali sono le regole per scrivere una sceneggiatura che funziona, che acchiappa il pubblico, che diventa un film indimenticabile? Per fortuna, esistono tecniche, dritte e consigli pratici che possono metterci sulla strada giusta.

Prima di tutto, si parte da qualcosa di piccolo. Poche righe (cinque!) in cui però abbiamo già chiare alcune cose: l’inizio, lo svolgimento e la fine della nostra storia. Il protagonista e l’antagonista, quindi il conflitto. E anche cosa c’è di nuovo, di diverso, dalle altre storie. Noi sceneggiatori lo chiamiamo PITCH, e spesso è proprio con quelle che vendiamo un progetto, raccontandolo magari a voce. Ecco: se sai raccontare a voce la tua storia, sei sulla buona strada.

Come si scrive una sceneggiatura: dal pitch alla logline

Il secondo passo nella scrittura di una sceneggiatura è la LOGLINE: un’espansione del pitch in cui spieghiamo meglio i punti di cui sopra. Il trucco, appunto, è espandere, non ricopiare: anche perché se un pitch è ottimo, fa sì che tu ti faccia delle domande – e con te il pubblico. Facciamo un esempio:

Un archeologo deve ritrovare l’Arca dell’Alleanza che contiene i Dieci Comandamenti, prima dei Nazisti. Ma il medaglione che porta all’Arca è in mano alla sua ex… che ce l’ha con lui.

È l’inizio della logline del primo Indiana Jones, che come sappiamo è il più bel film di tutti i tempi. Un archeologo? Chi è? Come si chiama? Cosa fa? L’Arca? Dov’è finita? Perché i Nazisti la vogliono?

Insomma: un buon pitch e una buona logline ci fanno fare domande, le cui risposte ci portano a espandere la storia fino al punto successivo: la SCALETTA. La scaletta è sempre F-O-N-D-A-M-E-N-T-A-L-E per scrivere una sceneggiatura, ma lo è anche per chi si occupa ad esempio di romanzi.

Se il pitch è l’embrione della storia, la scaletta è il suo scheletro: tanti punti che spiegano in sintesi e senza fronzoli i singoli passaggi, seguendone i nessi logici (a differenza della vita, nelle storie le cose succedono SEMPRE per un motivo). Qui si fa il lavoro pesante, il “sollevamento pesi” narrativo. La scaletta viene scritta e riscritta, montata e rimontata. Ogni punto è una scena o una sequenza (più scene unite tra loro) che può essere spostato, eliminato, modificato.

Scrivere una sceneggiatura: il soggetto

Quando la scaletta funziona, si passa al SOGGETTO: un racconto più o meno breve (dalle quattro pagine per un “soggetto-menù” per far “venire fame” a un produttore, alle venti di un soggetto standard, fino al TRATTAMENTO di oltre trenta pagine) che, con dialoghi, atmosfere e artifici letterari racconta la storia in ogni sua parte, con una speciale attenzione al suo mood.

E quando anche il soggetto funziona, finalmente, si arriva a scrivere una SCENEGGIATURA!

Ogni punto della scaletta – e quindi ogni paragrafo del soggetto – diventa una o più scene, scritte con un font preciso (Courier 12) e con una formattazione speciale:

Tale formattazione serve a far sì che lo script sia leggibile da parte di tutti coloro che lavorano a un film, dal regista agli attori, dal direttore della fotografia allo scenografo: da qui, infatti, tutta la troupe trarrà le informazioni (nel cosiddetto “spoglio”) che servono per realizzare materialmente il film. Su tutto vale una sola, grande regola: scrivete in modo VISIVO, per immagini!

Come si scrive un film?

Insomma, la scrittura di una sceneggiatura è solo il punto di arrivo di un processo: un viaggio meraviglioso che conduce da un’idea a scene, personaggi, dialoghi, momenti indimenticabili. Concetti di narratologia e trucchi pratici, tecniche e consigli che possiamo imparare.

Ma senza mai dimenticare un ingrediente fondamentale: la PASSIONE.

La nostra storia deve prenderci da subito: deve appassionarci fin dal pitch, darci quell’emozione, quella scossa di paura, risate, lacrime, gioia, avventura che vogliamo dal nostro film.

Senza passione, non si scrive nulla di importante.

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Ha scritto il post

Roberto Gagnor scrive per Topolino dal 2003. Ha firmato più di 200 storie Disney in italiano e inglese, tra cui Topolino e il Surreale Viaggio nel Destino e il ciclo della Storia dell’Arte di Topolino. Ha studiato regia ai Film&TV Workshops di Rockport (USA) e alla Scuola Holden con Abbas Kiarostami, e sceneggiatura al VII Corso RAI-Script a Roma. Ha vinto “Talenti in Corto” nel 2011, col cortometraggio Il Numero di Sharon. Il suo primo film da sceneggiatore, Sommer Auf Dem Land (Detail Film / Black Forest Films) è uscito nel 2012 in Germania e Polonia. È co-autore di Food Wizards in produzione con RAI e Zocotoco. È il co-fondatore di Magical Realist. Insegna sceneggiatura all’Accademia 09 (Milano) e all’Ist. Cinematografico Antonioni (B.Arsizio), oltre a tenere laboratori di fumetto per ragazzi. Collabora con Il Post.

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Roberto Gagnor