Al via “GhostNets”: il progetto di restauro dei fondali previsto dal PNRR - Marevivo

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Marevivo, Ispra, Castalia, e CoNISMa insieme per la tutela degli ecosistemi marini

Nell’ambito del PNRR MER, Marine Ecosystem Restoration, il più grande progetto sul mare all’interno del “Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”, gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è partito in questi giorni GhostNets”, che prevede il ripristino di 20 aree in cui sia stata rilevata la presenza di attrezzi da pesca e/o di acquacoltura abbandonati, allo scopo di preservare la fauna e la flora locali. Grazie alla sinergia di diversi protagonisti – Fondazione Marevivo, ISPRA, Castalia Consorzio Stabile, CoNISMa, Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare – che si sono uniti nelle attività di recupero delle reti e degli attrezzi da pesca abbandonati o persi accidentalmente in mare, sarà possibile avviare azioni di ripristino e protezione dei fondali e degli habitat delle acque territoriali italiane. L’obiettivo del progetto è consentire la ricolonizzazione delle aree, attraverso un’azione condivisa il cui valore aggiunto è rappresentato dall’esperienza sul campo e dalla conoscenza scientifica dei protagonisti coinvolti.

Le prime operazioni sono state avviate in Sicilia, tra Augusta e Siracusa, e hanno consentito di recuperare varie tipologie di reti – a strascico, da posta, grovigli di cime, lenze e nasse – oltre 30 reti fantasma lunghe fino a 260 metri (pari all’incirca a un grattacielo di 100 piani) a una profondità di 40-60 metri, dopo aver ispezionato ben 60.000 metri quadrati di fondale marino. Tante le specie marine finalmente liberate dopo essere rimaste intrappolate. Quali le più minacciate? La Posidonia oceanica che subisce danni fisici, come ombreggiamento e abrasione; il coralligeno che viene strappato, spezzato, abraso, subendo gravi ripercussioni e la fauna marina vagile che rimane intrappolata o ferita dalle reti, che continuano la loro azione di cattura anche dopo aver perso ogni controllo. Un grave danno per l’ecosistema marino che oggi può finalmente “respirare”.

“Questa campagna di recupero è un grande passo avanti per la tutela dei nostri mari – spiegano i ricercatori di ISPRA – ma rimane fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza tra gli operatori del settore e continuare a investire in tecnologie e politiche di prevenzione”. Tutto questo è stato reso possibile dalla Legge 60/2022 “Salvamare”, fortemente voluta da Marevivo, che ha qualificato le reti abbandonate e recuperate come rifiuti urbani da riciclare o smaltire.

Nel corso del progetto sono previsti anche due casi studio, uno nel Mar Piccolo di Taranto e l’altro presso l’Area Marina Protetta di Gaiola, che si concluderanno nel giugno 2026 con un rapporto sull’impatto degli attrezzi da pesca sugli habitat naturali. Saranno, inoltre, elaborate nuove linee guida cui attenersi per le operazioni di rimozione e verrà fatta una sperimentazione su un campione di reti recuperate, al fine di verificarne le potenzialità di riciclo in un’ottica di economia circolare, visto che ad oggi non esiste un modo efficiente per smaltire le reti provenienti dai fondali.

Ogni anno circa 100.000 mammiferi e un milione di uccelli marini muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca o dopo aver ingerito i frammenti che rilasciano in mare. I dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) parlano chiaro e mostrano che l’86,5 % dei rifiuti nell’ambiente marino è legato alle attività di pesca, per il 94% si tratta di reti abbandonate.

“Tra i rifiuti marini le reti abbandonate rappresentano una delle minacce più pericolose per l’ecosistema, poiché si depositano sui fondali diventando trappole mortali per molte specie viventi, che rischiano di soffocare e rimanere intrappolate – dichiara Raffaella Giugni, Segretario Generale Marevivo. – Il loro deterioramento in minuscoli frammenti genera, inoltre, il rilascio di microplastiche che vengono ingerite dagli animali e finiscono, di conseguenza, nella catena alimentare. È per questo che da trent’anni Marevivo promuove attività di recupero di rifiuti antropici e strumenti da pesca, collaborando fattivamente con le forze dell’ordine e con diversi partner scientifici. Solo negli ultimi anni abbiamo recuperato oltre 12.000 metri di reti abbandonate”.

Dopo la rimozione dai fondali è necessario sincerarsi che le reti siano in qualche modo destinate al recupero, per quanto possibile, e non finiscano per ritornare nell’ambiente in altro modo. “Si lavora per massimizzare il recupero di materiali come il nylon o le fibre di plastica, ma anche dei metalli contenuti nelle reti – dichiara Massimiliano Falleri, responsabile Divisione Subacquea Marevivo. – È inoltre importante valutare quanto la lunga permanenza in mare abbia compromesso il loro potenziale di riciclo, ma purtroppo lo si scopre solo sul momento, poiché dipende da molti fattori”.

Le prossime operazioni del progetto “GhostNets saranno effettuate in Puglia, Campania, Lazio, Marche, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Veneto.

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