In ascolto della vita che bussa - Azione Cattolica Italiana

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

Finché c’è vita, c’è speranza! La saggezza popolare lega a doppio filo queste due parole, che sono al centro del Messaggio dei vescovi per la 47ª Giornata nazionale per la vita, che si celebra il prossimo 2 febbraio. E, ad osservare bene, vita e speranza sono termini che si riecheggiano a vicenda: dove c’è un disinteresse per la vita, si vive una mancata speranza; al contempo se si accende una speranza, c’è una vita che torna a fiorire. Ci sono alcune immagini che affiorano in queste settimane, come delle istantanee in movimento, che nel tentare di fermarle sfugge sempre qualcosa della loro complessità.

Vita: tra amarezza…

Il mistero del Natale di un Dio che ci viene incontro attraverso la nascita di un bambino è stato toccato quest’anno da continue notizie di bambini di appena un mese, vittime del freddo a Gaza, dentro ad una guerra nella quale le giovani generazioni – il futuro di un popolo – risultano martoriate e i superstiti rimangono dentro una spirale di dolore e odio.
Ma pensiamo, ancora più vicino a noi, al drammatico fatto di quel bambino morto in una chiesa di Bari, in quella culla termica che aveva salvato altri due neonati negli scorsi anni, nella quale la sua vita fragile e indifesa, già segnata dall’abbandono, non ha avuto scampo. Queste storie ci consegnano l’amarezza di non riuscire ancora nel mondo di oggi – così ricco di strumenti e di possibilità – a custodire la vita, a costruire attorno ad essa un’alleanza, una rete solidale, a spezzare la catena dei conflitti e abitare nella pace, ricercata con pazienza e con tenacia.

…e segni di speranza

Nel taccuino annotiamo pure segni di speranza che sono un’apertura alla vita. Di rado emergono nel racconto collettivo che ne fanno i media, più facilmente ci raggiungono dentro le pieghe dell’esistenza quotidiana e ci sorprendono per la loro disarmante bellezza.
Incontriamo la zia di un vicino di casa, in “libera uscita” dal centro anziani in cui vive da quando è venuta meno l’autosufficienza: il nipote la va a trovare frequentemente e appena può la porta in famiglia e nel suo quartiere aiutandola a mantenere i legami col suo passato. Essere quel qualcuno che l’anziano aspetta, magari un solo giorno la settimana, ma che fa diventare quel giorno un giorno atteso, è dare vita!
Troviamo la signora anche molto curata poiché è nata una collaborazione tra la casa di riposo e il centro professionale accanto dove si formano, tra gli altri, le estetiste. Mentre le ragazze mettono loro lo smalto, le nonne consegnano alle giovani le loro pepite più preziose purificate dalla prova della vita, quei valori in cui fortemente credono e sulla cui roccia è fondata la loro storia. Che bello questo incontro di generazioni, dove ognuna si prende cura dell’altra!

In quest’anno giubilare, nel quale siamo chiamati a divenire pellegrini di speranza, camminiamo in ascolto della vita che bussa alle nostre porte: sia quella di un bambino non voluto, di una coppia che non riesce ad avere figli, di una famiglia alle prese con la fragilità di una malattia o di disabilità, di un anziano attanagliato dalla solitudine. E portiamoli nella nostra preghiera a Dio, amante della vita, dove in Lui ogni speranza non rimane delusa.

Giulia Zanetti e Jafti Tosatto sono responsabili dell’Area famiglia e vita dell’Ac

Recapiti
Giulia Zanetti e Jafti Tosatto