Come fanno i social a sapere cosa ci piace, ancor prima che ne prendiamo consapevolezza? Non è magia, né fortuna. È pura intelligenza artificiale e analisi dei dati.
Ogni click, like, ogni ricerca viene tracciata, studiata e utilizzata per costruire un modello che prevede i nostri gusti, preferenze, acquisti. E non finisce qui.
Quello che vediamo sui social è frutto di algoritmi che si nutrono dei nostri dati per anticipare ciò che vogliamo: è un sistema così potente che non solo ci conosce meglio di quanto immaginiamo, ma decide anche cosa dovremmo vedere, comprare, ascoltare.
Cosa sono i modelli predittivi?
I modelli predittivi sono algoritmi avanzati che analizzano enormi quantità di dati passati per prevedere comportamenti, gusti e interessi futuri degli utenti. Questi modelli non sono un concetto astratto, ma una realtà concreta che permea ogni aspetto della nostra vita digitale.
Prendiamo i social media. Instagram, TikTok e YouTube non mostrano contenuti in modo casuale. Ogni foto, video, storia che appare nel nostro feed è scelto con cura, sulla base delle interazioni passate. Cosa guardiamo, per quanto tempo, quali contenuti condividiamo: tutto viene analizzato per mantenerci incollati allo schermo. Ma è davvero questo ciò che vogliamo vedere o è solo quello che gli algoritmi hanno deciso per noi?
Poi c’è la pubblicità. Vi è mai capitato di cercare un prodotto su Google e vederlo comparire ovunque? Non è un caso. Gli annunci che ci inseguono sono costruiti proprio su quelle ricerche, quelle intenzioni che sono già state previste.
Amazon, ad esempio, sa già cosa vogliamo comprare ancor prima che lo facciamo. Ogni nostro acquisto è predetto, analizzato e messo sotto controllo da modelli predittivi sempre più performanti.
Spotify, allo stesso modo, ci suggerisce sempre la canzone giusta. Come fa? Analizzando ogni nostra scelta musicale e comparando i nostri gusti con quelli di milioni di altri utenti. Lo fa con una tale precisione che ci fa scoprire artisti emergenti prima che diventino mainstream, anticipando le tendenze musicali con una visione quasi profetica.
E la viralità? Perché certi contenuti “esplodono” senza un motivo apparente? Dietro quella magia c’è un algoritmo che ha previsto che quella foto o quel video avrebbe avuto il potenziale per diventare virale. Questo significa che la viralità non è una questione di caso, ma di calcoli matematici e analisi comportamentale. È una scienza.
TikTok, per citarne uno, premia i contenuti che ottengono un alto numero di interazioni nei primi minuti dopo la pubblicazione, creando un effetto a catena che aumenta le probabilità di visibilità e diffusione virale.
I modelli predittivi non si fermano qui, i dati non vengono usati solo per vendere prodotti. Quando si tratta di politica, questi algoritmi diventano ancora più potenti. Twitter, Facebook, Reddit sono miniere d’oro per capire come la gente pensa, cosa vota, come si orienta politicamente. I partiti analizzano questi dati per creare messaggi personalizzati, per influenzare le opinioni pubbliche.
Quindi, i modelli predittivi offrono un’esperienza personalizzata, ottimizzando le strategie di marketing, aumentando l’efficacia delle campagne pubblicitarie e facendo risparmiare tempo e risorse a chi lavora nel settore della comunicazione e della pubblicità. Ma c’è il rovescio della medaglia. La privacy diventa un’illusione mentre l’effetto bolla una nitida realtà: vediamo quasi esclusivamente ciò che ci piace, senza essere esposti a idee diverse.
A questo punto, siamo chiamati a riflettere sulle implicazioni di questa realtà sempre più predittiva. In un mondo dove l’algoritmo diventa il nostro interlocutore principale, quanto spazio rimane per l’autenticità? Non solo l’algoritmo ci aiuta a raggiungere il pubblico ideale per ogni prodotto o servizio, ma finisce per imporci anche una visione specifica e limitata della realtà.
Nel contesto della comunicazione, possiamo davvero dire di stare esprimendo ciò che vogliamo, o ci stiamo adattando alle aspettative di un sistema che predice ogni nostro passo? Quando il nostro messaggio viene filtrato e predetto, che fine fa la vera espressione creativa?
La tecnologia è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, influenza il nostro comportamento in modi che spesso non percepiamo. Eppure, se da un lato la personalizzazione offre vantaggi, dall’altro è fondamentale non lasciarci sopraffare dalla macchina. I modelli predittivi infatti, se usati con consapevolezza, possono diventare strumenti potenti per affinare la comunicazione, renderla più precisa e mirata. L’importante è non perdere mai di vista la nostra capacità di innovare e di mantenere un linguaggio autentico, utilizzando la tecnologia come supporto e non come padrona del nostro messaggio.Forse, anziché limitarci, queste nuove tecnologie ci aiuteranno a raccontare il mondo in modi ancora più autentici e creativi.