Professioni sanitarie: i numeri della crisi - SPI CGIL Veneto

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

I dati disponibili sul personale dipendente del Servizio sanitario nazionale mostrano che dal 2017 al 2022 il personale del ruolo sanitario è aumentato di circa 27 mila unità (+6%) con particolare riguardo agli infermieri (+19 mila unità). Tuttavia l’età media relativamente alta del personale in servizio; le numerose dimissioni volontarie; la crisi delle vocazioni tra i giovani; fattori demografici come la riduzione della popolazione in età da lavoro, rende il futuro delle professioni sanitarie, e dunque anche della sanità pubblica, molto fosco. Questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’audizione in Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati svolta il 29 gennaio scorso dal Direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn, Mariella Mainolfi.

I numeri:

  • Nell’anno accademico 2023/2024, il 29% dei contratti di formazione specialistica  finanziati con risorse statali non è stato assegnato per carenza di candidati.
  • Le scuole di specializzazione meno attrattive sono: Anatomia patologica, Anestesia Rianimazione, Terapia Intensiva e del dolore, Audiologia e foniatria, Chirurgia Generale, Chirurgia Toracica, Farmacologia e Tossicologia Clinica, Genetica medica, Geriatria, Igiene e medicina preventiva, Malattie Infettive e Tropicali, Medicina di comunità e delle cure primarie, Medicina d’emergenza-urgenza, Medicina e Cure Palliative, Medicina interna, Medicina nucleare, Microbiologia e virologia, Nefrologia, Patologia Clinica e Biochimica Clinica, Radioterapia, Statistica sanitaria e Biometria.
    Le scuole di specializzazioni più ambite: Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, Dermatologia e venereologia, Endocrinologia e malattie del metabolismo, Ginecologia e Ostetricia, Malattie dell’apparato cardiovascolare, Malattie dell’apparato digerente, Medicina legale, Neurologia, Neuropsichiatria infantile, Oftalmologia, Otorinolaringoiatria, Pediatria, Reumatologia, Radiodiagnostica.
  • Per ovviare alla scarsa attrattività di questi corsi si è provveduto ad incrementare, in condivisione con le Regioni (Accordo Stato Regioni del 25 luglio 2024) il fabbisogno delle specializzazioni più critiche e di maggiore interesse per il Servizio sanitario nazionale, prevedendo una diminuzione di 205 unità del fabbisogno delle specializzazioni più ambite, in quanto caratterizzate da prevalenza di sbocchi lavorativi nel privato e nella libera professione, per le quali la percentuale di contratti non assegnati è molto bassa.
  • La remunerazione dei medici specialisti italiani risulta inferiore del 4% rispetto al valore medio calcolato sulle retribuzioni degli altri Paesi europei; per gli infermieri la forbice è molto più ampia e lo stipendio di un infermiere italiano è di circa il 19% inferiore alla media europea.
  • Per il corso di laurea in infermieristica il rapporto tra domande e numero di posti attivati a livello nazionale nell’anno accademico 2023/2024 risulta essere in media pari a 1,1 (ossia 1,1 candidato per un posto disponibile), presentando una ulteriore flessione rispetto agli anni precedenti (il rapporto era di 1,5-1,6 tra  il 2015 e il 2020).
  • Circa il 41% degli infermieri del SSN ha tra i 50 ed i 59 anni. In cifre assolute, sono oltre 53.000 gli infermieri impiegati presso le strutture del SSN di età compresa tra i 55 e i 59 anni che pertanto raggiungeranno nei prossimi anni i requisiti di pensionamento ed ancora più numerosa è la coorte di professionisti tra i 50 e 54 anni.
  • Sono oltre 1,5 milioni i professionisti sanitari di età inferiore ai 75 anni iscritti ai rispettivi albi professionali che afferiscono a 10 Federazioni Nazionali degli Ordini. Di questi oltre il 57% è costituito da medici ed infermieri. In Italia sono riconosciute 31 professioni sanitarie, compreso l’osteopata per il quale è in corso l’istituzione del relativo albo professionale, e 51 tipologie di scuole per la formazione medica-specialistica cui si aggiunge il corso di formazione specifica in medicina generale.
  • Invecchiamento della popolazione: l’Istat stima che le persone di età pari o superiore a 65 anni (ad oggi corrispondenti al 24,5% del totale) potrebbero rappresentare il 35% del totale della popolazione entro il 2050.

Audizione di Mariella Mainolfi

Immagine di freepik

Post correlati

Recapiti
SPI Ufficio Stampa