Mobilitazione per i registi iraniani Moghadam e Sanaeeha

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Foto Deadline tratta da https://www.icfr.international/cases/clear-maryam-and-behtash/

Roma (NEV), 28 febbraio 2025 – Si stanno mobilitando diversi organismi internazionali per Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha, registi e autori del film My Favourite Cake (titolo italiano “Il mio giardino persiano”). Il film ha vinto il Premio della Giuria Ecumenica SIGNIS/INTERFILM alla Berlinale 2024.

In particolate, l’International Coalition for Filmmakers at Risk (ICFR) esprime il proprio sostegno ai registi iraniani Moghadam e Sanaeeha, sotto processo dal 1° marzo davanti al Tribunale rivoluzionario di Teheran. I due artisti sono accusati, fra l’altro, di propaganda contro il regime, produzione e diffusione di contenuti osceni, offesa alla morale. Il film è distribuito a livello globale.

I registi sono sotto sorveglianza dal 2023, secondo ICFR, quando è stato perquisito l’ufficio del montatore del film. L’opera affronta il desiderio e l’intimità di una donna anziana, sfidando le rigide norme della Repubblica Islamica sul ruolo delle donne. Nel 2024, Moghadam e Sanaeeha erano stati sottoposti a divieto di espatrio, fatto che impedì loro di partecipare alla Berlinale, dove fu letto un loro messaggio. Nonostante il successo internazionale del film, i registi hanno sostenuto diversi interrogatori presso la Procura di Sicurezza di Evin, e affronteranno il giudice Iman Afshari, noto per aver condannato il regista Mohammad Rasoulof a otto anni di carcere.

L’ICFR ha chiesto l’immediato annullamento delle accuse, invitando la comunità cinematografica internazionale, in particolare i partecipanti alla Berlinale e all’European Film Market, a sostenere questa causa firmando e diffondendo la petizione per la loro assoluzione. Anche WOLF Consultants e INTERFILM hanno divulgato la notizia.

Qui è possibile firmare la Petizione · Iran, Clear Maryam & Behtash of All Charges Now! – Belgio · Change.org

Il mio giardino persiano è «un film piccolo, che racconta una storia altrettanto piccola, con protagonisti due persone anziane – un uomo e una donna ultrasettantenni, soli – che scoprono o riscoprono l’amore», spiega il pastore Peter Ciaccio, presidente dell’Associazione protestante cinema “Roberto Sbaffi”, partner di INTERFILM. Ciaccio è da poco tornato dalla 75^ Berlinale dove quest’anno è stato presidente della giuria ecumenica.

«Quello che può dare fastidio al regime è che il film, senza fare proclami politici espliciti, è intimamente rivoluzionario. Rappresenta una rivoluzione silenziosa, che avviene tra le mura di una casa e all’interno di un giardino – il giardino persiano del titolo. Qui, questi due anziani sfidano le convenzioni, non solo quelle iraniane, ma anche le nostre. Perché, nella nostra società, l’amore è spesso visto come qualcosa di giovane, non certo una questione che riguarda la terza età».

Secondo Ciaccio, il film «riesce a coinvolgerci e, in un certo senso, a criticare anche noi. Perché l’eroismo e la resistenza non sono temi che, di solito, associamo alla vecchiaia. Eppure, proprio qui sta la forza del film: nel mostrare la vulnerabilità e il coraggio di chi non ha più niente da perdere, ma ancora molto da trovare nella vita che gli rimane».

«C’è una battuta nel film che trovo particolarmente significativa. A un certo punto, lui chiede a lei: “E se ci scopre la polizia religiosa?” E lei risponde: “Al massimo, ci faranno sposare”. È in questo candore, in questa semplicità disarmante, che si cela la vera rivoluzione del film. Una rivoluzione che si contrappone a opere molto più militanti e cupe, ma che proprio nella sua delicatezza e umanità si fa resistenza».


INTERFILM è stata fondata nel 1955 da numerose associazioni cinematografiche protestanti in Europa. In collaborazione con il suo partner cattolico, organizza giurie ecumeniche nei più importanti festival cinematografici quali Cannes, Montreal, Mosca, Lipsia, Berlino, Locarno. A Venezia le giurie SIGNIS e INTERFILM sono separate.

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