Questione di indipendenza emotiva, Valeria Locati ci spiega perché è La distanza che cura
L’idea di scrivere un saggio sul ruolo agito dalla famiglia di origine sulle scelte di vita delle nuove generazioni è nata dopo l’esperienza psicologicamente traumatica della pandemia da Covid.
Il trauma di partenza non era il mio, ma quello di numerosi ragazzi e ragazze, ma anche trentenni e persone ancor più adulte che si sono scoperte inestricabilmente legate a doppio filo con la propria storia di origine e le proprie appartenenze, sentendosi da un lato vittime di un’ingerenza soffocante, dall’altro del bisogno dipendente di essere visti e considerati.
Nel panorama accademico in cui mi muovo solitamente, il ciclo di vita dell’individuo è trattato in lungo e in largo attraverso lenti evolutive che spiegano “come” alcuni passaggi debbano avvenire per giungere al miglior equilibrio possibile, per essere ben funzionanti.
Nel processo di scrittura di questo libro, invece, il mio tentativo è stato quello di rispondere al “perché” delle cose, alle motivazioni che rendono gli individui incapaci di sganciarsi dai condizionamenti e dai vincoli, dal senso di colpa e dai retaggi delle generazioni precedenti come fossero le uniche strade da percorrere.
La distanza che cura è un viaggio, un percorso verso la scoperta e la definizione di chi siamo alla luce delle relazioni che ci hanno messo al mondo, dei legami che sono esistiti prima di noi e che convivono nel nostro tempo presente, pur riguardando meccanismi del passato e avendo molto a che fare con il futuro.
Non ci si allontana strappando o recidendo, ma si può provare a trovare una misura della distanza per mettere a fuoco senza bruciarsi.
Ogni fase di libertà e di indipendenza emotiva della nostra vita deve fare i conti con una separazione in cui qualcuno viene simbolicamente lasciato e qualcun altro tenta di spingersi in avanti, scoprendo, conoscendo, allontanandosi e peregrinando con possibile entusiasmo.
Nelle organizzazioni familiari l’amore e i sentimenti non sono solo parte del tutto, ma fondano gerarchie, ruoli di potere, valorizzazioni o critiche dei membri che le compongono. Spesso le giovani generazioni si scontrano per affermarsi, altrettanto spesso subiscono processi di adultizzazione precoce per non deludere gli adulti che su di loro hanno costruito il senso dell’esistenza.
In un viaggio di esplorazione delle principali tematiche che riguardano i sistemi familiari, la proposta di questo saggio è quella di entrare nelle mura domestiche dei lettori e delle lettrici attraverso il rispecchiamento con i casi clinici della mia pratica psicoterapeutica e le vicende narrative dei personaggi protagonisti della letteratura contemporanea che tanto mi appassiona.
Dal rapporto con i nonni ai ruoli di genere, dalle relazioni tra fratelli e sorelle allo status di figli unici, dalla scelta di studiare fuori casa a quella di trasferirsi lontano per sempre, le tematiche che ho provato a dipingere riguardano le sfide che, Millennial e GenZ sono
chiamati a cogliere e ad affrontare.
Nella seconda parte del libro, la proposta concreta è quella di mettere a fuoco tre momenti topici del processo di svincolo familiare: la scelta del partner, l’autonomia economica attraverso il rapporto con il denaro e la relazione professionale a partire dalle proprie inclinazioni. Per aiutare il lettore a riflettere sui suoi “perché” e a trovare delle risposte per gestire il senso di colpa e l’invischiamento senza passare dal conflitto, ho elencato una serie di domande a cui tentare di rispondere per saperne di più su di sé.
Il viaggio evolutivo verso la definizione di sé non ha mai fine, ma può rivelarsi più o meno piacevole: riposizionarsi quando sembra di perdere la rotta è un buon modo per renderlo tale.
“Ci si svincola creando confini, limiti, definizioni, regole chiare, non barriere o assenze. È la distanza che cura, non lo strappo, non il rimanere, non il soccombere”.
Valeria Locati
