Secondo l’accusa di 17 parlamentari USA i tagli dell’amministrazione Trump avrebbero coinvolto il laboratorio dell’Università di Yale, cancellando il database che dall’inizio della guerra conserva le informazioni delle migliaia di minori ucraini tolti alle loro famiglie e portati in Russia con la forza
Tra i tanti fatti orrendi che una guerra si porta dietro, il conflitto in Ucraina ne possiede uno enorme, anche se troppo spesso trattato come “uno delle tante”: la deportazione forzata di migliaia di bambini e ragazzi, prelevati dalle loro case in Ucraina e deportati in Russia o nei territori occupati.
Migliaia di minori sottratti alle loro case e le loro famiglie
Già avere un numero su quanti siano questi minori è complicato. Sicuramente non meno di 20mila, come riporta la cifra comunemente più comunicata, ma potrebbero arrivare fino a 30mila, come sostiene (o meglio, sosteneva, ma ci arriviamo…) lo Humanitarian Research Lab dell’Università di Yale. Questo ente, nel silenzio dei più, fin dall’inizio della guerra ha cercato di monitorare tutti gli spostamenti che hanno coinvolto i minori ucraini rapiti. Ha utilizzato informazioni di intelligence, immagini satellitari, informazioni dal campo, ricerche, statistiche… ogni possibile mezzo per provare a “vegliare”, in qualche modo, su questo esercito di bambine, bambini e ragazzi che possiamo idealmente immaginare come sperduto, quasi come un’entità immateriale avvolta nella nebbia, nell’immenso e freddo territorio russo (ascoltare la canzone di Vinicio Capossela La crociata dei bambini potrebbe aiutare ad averne un’idea, anche se il testo si ispira a un episodio avvenuto in Polonia nel 1939… Tempi che si sperava non sarebbero tornati mai più).
Che fine ha fatto il database con tutte le informazioni?
Tornando alle vicende attuali, quello che è successo, secondo diversi media, è che nella raffica di provvedimenti esecutivi e di tagli alla spesa e alle università, l’amministrazione Trump ha cancellato anche l’esistenza dello Humanitarian Research Lab di Yale.
L’articolo uscito sul Corriere della Sera, citando una comunicazione fatta da 17 parlamentari USA al segretario di stato Marco Rubio, parla della possibile cancellazione “in maniera definitiva” del database che raccoglieva tutte le informazioni relative a questi minori. Sparito nel nulla, quasi a seguire la sorte degli stessi soggetti di cui conservava le informazioni.
Quando è uscita la notizia, si è parlato di un possibile intervento del governo inglese, con il primo ministro Keir Starmer che ha prospettato l’idea che la Gran Bretagna potesse sostenere economicamente il laboratorio per permettergli di continuare la sua attività. Ma anche un intervento di questo genere potrebbe non bastare.
Bambini come merce di scambio
Il database, chiamato Cesare, con tutte le informazioni sui minori, infatti, risiedeva sui server dell’azienda di contractor Mitre Corporation, che lavora per le agenzie di intelligence Usa. Non, dunque, direttamente a disposizione del laboratorio di Yale. La speranza è che non sia andato perduto per sempre e che le informazioni si possano ancora recuperare dalla piattaforma. Eppure, anche ammesso che le cose stessero così, cambierebbe solo la domanda, non il senso di angoscia che tutta questa situazione si porta dietro: potrebbero questi bambini entrare a far parte della “posta in palio” nei negoziati che si stanno portando avanti per una possibile tregua? Certo, ridurre 30mila bambini, per tenere buono il dato del laboratorio, a della “merce di scambio”, alla pari di una miniera di terre rare o un confine spostato qualche chilometri avanti o indietro, è agghiacciante. Ma è sempre meglio dell’alternativa di averli persi per sempre.
Il tuo sostegno ai bambini dell’Ucraina
Oltre a privazioni materiali e alle sofferenze, la guerra produce traumi e danni psicologici in chi vive sulla propria pelle questa terribile esperienza. Per questo l’intervento di Ai.Bi. è mirato a garantire i beni di prima necessità ma anche supporto psicologico, indispensabile per aiutare i minori a superare il disturbo da stress post-traumatico causato da questi tra anni di conflitto.
La guerra ha distrutto molto, ma non ha cancellato la speranza. Come i bambini sognano di costruire un mondo più sicuro in cui vivere, così anche noi dobbiamo continuare a lottare per restituire ai più vulnerabili quella stessa speranza e sicurezza. Ogni gesto di aiuto, ogni sorriso di un bambino che riceve un’educazione, ogni mano tesa a chi ha bisogno, sono segnali che insieme possiamo ricostruire un futuro di pace e di benessere per tutti.
Chiunque può dare il proprio contributo attraverso una donazione, per dare continuità agli interventi che Ai.Bi. Amici dei Bambini compie ogni giorno nel contesto della campagna #BAMBINIXLAPACE.
EMERGENZA UCRAINA