Sanità e sicurezza: verso un nuovo modello di preparazione alle emergenze

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La pandemia da Covid-19 ha segnato un punto di non ritorno per le politiche di preparazione alle emergenze in Europa. Se prima il concetto di “resilienza” rimaneva spesso confinato alla teoria, oggi diventa un asse strategico dell’agenda europea. Il nuovo Piano di preparazione alle emergenze, presentato dalla Commissione europea il 26 marzo 2025, segna una svolta: con trenta azioni chiave, l’UE punta ad una capacità di risposta più rapida, coordinata e inclusiva, in grado di affrontare non solo pandemie future, ma anche crisi climatiche, conflitti geopolitici e disastri naturali. È la stessa Presidente Ursula von der Leyen a definire il contesto: “Le nuove realtà richiedono un nuovo livello di preparazione. Le famiglie che vivono in zone alluvionali dovrebbero sapere cosa fare quando le acque si alzano. I sistemi di allerta precoce possono impedire alle regioni colpite da incendi boschivi di perdere tempo prezioso”. Ma anche il sistema sanitario, nelle sue componenti più fragili, deve essere pronto a resistere a shock esterni. Il documento propone un approccio olistico alla preparedness, che include anche minacce ibride, sicurezza informatica, disponibilità di acqua e risorse naturali, manipolazione informativa e protezione delle infrastrutture critiche.

LEZIONI APPRESE DALLA PANDEMIA: L’IMPORTANZA DELLA PREPARAZIONE SANITARIA

La pandemia ha evidenziato in modo drammatico l’importanza cruciale della preparazione alle emergenze sanitarie. Sistemi sanitari robusti e ben preparati sono fondamentali per rispondere efficacemente a crisi impreviste, minimizzando l’impatto sulla salute pubblica e sull’economia. Secondo un rapporto OCSE e della Commissione europea pubblicato nel novembre 2024, l’Europa affronta una significativa carenza di personale sanitario, stimata in circa 1,2 milioni tra medici, infermieri e ostetriche. Questo deficit è aggravato dall’invecchiamento della popolazione e dal pensionamento imminente di molti professionisti, creando un circolo vizioso che mette a rischio la capacità di risposta alle emergenze. Nel 2023, oltre la metà della popolazione in 19 paesi dell’UE si è dichiarata fiduciosa nelle capacità di preparedness dei propri governi. Tuttavia, i livelli di fiducia variano significativamente: in Finlandia, nei Paesi Bassi e in Danimarca, due terzi o più dei cittadini si sono dichiarati fiduciosi, mentre in Lettonia, Portogallo e Grecia solo circa un terzo ha manifestato tale fiducia. Questi dati sottolineano la necessità di investire nella formazione e nel reclutamento di personale sanitario, nonché di rafforzare le infrastrutture sanitarie per migliorare la resilienza di fronte a future crisi. La creazione dell’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) da parte dell’Unione europea rappresenta un passo significativo in questa direzione, mirando a coordinare e potenziare la capacità di risposta dell’UE alle emergenze sanitarie.

LE INIZIATIVE EUROPEE PER RAFFORZARE LA RESILIENZA SANITARIA

Nell’impianto del Piano la sanità non occupa un capitolo “isolato” ma è inserita trasversalmente in molte delle misure proposte. Viene annunciata una strategia europea per le contromisure mediche che prevede il coordinamento nella produzione e distribuzione di vaccini, farmaci e dispositivi essenziali, oltre al sostegno alla ricerca su nuove minacce, inclusi i rischi CBRN (chimici, biologici, radiologici e nucleari). Le scorte strategiche saranno gestite in parte a livello centrale e in parte decentrato, coinvolgendo gli Stati membri. Accanto a ciò viene potenziato il meccanismo europeo di protezione civile (rescEU), con l’integrazione di ospedali da campo, squadre mediche transfrontaliere e risorse per la logistica sanitaria. La sanità d’emergenza viene riconosciuta come componente fondamentale anche per la sicurezza collettiva. Il rafforzamento delle capacità sanitarie non passa solo per infrastrutture e materiali, ma anche per talenti e conoscenze. Il Piano rilancia la creazione di una EU Talent Pool per attrarre professionisti della salute e ricercatori stranieri, e prevede maggiori investimenti per garantire la sicurezza della ricerca biomedica da interferenze esterne. Anche i programmi Erasmus+ vengono coinvolti in un’ottica di preparazione, integrando contenuti formativi sulla risposta alle crisi.

IL COINVOLGIMENTO DELLA CITTADINANZA E LA GOVERNANCE NELL’ERA DELLE EMERGENZE 

Uno dei tratti distintivi del nuovo approccio è il coinvolgimento attivo dei cittadini. Il Piano prevede la promozione di una “cultura della preparazione” attraverso programmi di educazione scolastica, giornate europee dedicate, alfabetizzazione sanitaria e digitale e l’invito a tenere una scorta essenziale di beni per almeno 72 ore in caso di emergenza. L’idea è quella di rendere il cittadino non solo beneficiario ma anche parte attiva della risposta. Particolare attenzione è riservata ai gruppi vulnerabili, come anziani, migranti, persone con disabilità e minoranze. Il documento sottolinea l’importanza di una comunicazione accessibile e inclusiva in caso di crisi, e di politiche che evitino l’ampliarsi delle disuguaglianze sociali durante le emergenze sanitarie. Tra le azioni più innovative, si segnala la proposta di istituire un “crisis hub” europeo, in grado di migliorare l’integrazione tra le strutture esistenti, coordinare l’intervento tra protezione civile, sanità, sicurezza e difesa, e fornire un quadro unico di analisi dei rischi. Lo scopo è quello di superare la frammentazione tra compartimenti, rafforzando la cooperazione civile-militare e il coinvolgimento del settore privato, attraverso la creazione di una task force pubblico-privata e la definizione di protocolli di emergenza con le aziende strategiche.

Il Piano europeo risponde alla consapevolezza maturata in questi anni: l’impreparazione ha un costo sociale, sanitario ed economico enorme, come dimostrato dalla pandemia. Secondo l’European Health Report 2024, in molti Paesi membri si è registrato un calo dell’aspettativa di vita e un aumento delle disuguaglianze sanitarie post-Covid. Inoltre, meno della metà dei sistemi sanitari europei ha oggi piani operativi aggiornati per emergenze sanitarie complesse. Non si tratta più solo di avere scorte o protocolli sulla carta, ma di costruire un sistema vivo, esercitato, capace di adattarsi e di apprendere. In questo senso, l’approccio presentato dalla Commissione può rappresentare un cambio di rotta significativo, a condizione che venga accompagnato da un impegno concreto degli Stati membri, sia in termini di investimenti sia di riforma della governance. La salute pubblica, in questo scenario, non è più solo una competenza nazionale, ma un bene strategico europeo da proteggere, finanziare e rendere resiliente per affrontare le sfide del futuro.

Recapiti
Maria Vittoria DI SANGRO