Daniele Daminelli firma il progetto di Bernini Gallery a Miart Laura Chini Aprile 15, 2025
Daniele Daminelli presenta per Bernini Gallery Orestea, progetto concepito come un trittico d'arte e design
Il progetto del trittico di Daniele Daminelli per Bernini Gallery a Miart 2025 è ispirato dalla famosa opera del Maestro irlandese Francis Bacon, Three Studies for Figures at the Base of the Crucifixion, nata sotto la forte influenza della tragedia teatrale Orestea, trilogia greca scritta da Eschilo nel 458 a.C..
Per Daminelli, lo studio e l’interpretazione della storia sono le basi fondamentali per la costruzione del futuro. Attraverso questa installazione, infatti, racconta la metamorfosi di un ambiente domestico, in cui dialogano pezzi iconici di design storico con arredi e opere d’arte contemporanea.
Il progetto immagina un ufficio caratterizzato da pezzi iconici del Novecento – il mobile Combi Center di Joe Colombo (1963/77) e il tavolo Forte di Lella e Massimo Vignelli (1991/11) – dove a dominare la scena vi è un imponente trittico che decora un’ampia parete bianca:
“Ho immaginato l’ufficio di un commerciante d’arte come uno spazio essenziale, quasi sterile, pensato per accogliere e valorizzare opere d’arte e oggetti di design. All’interno del trittico ho voluto rappresentare la mia idea di interior del futuro.” D.D.
La scenografia interna prende forma attraverso originali elementi d’arredo, come il divano, il low table e le lampade, progettati da Daniele Daminelli.
Per l’occasione, il divano delle capsule collection STUDIO2046 è rivestito con un prezioso tessuto prodotto dalla storica azienda giapponese HOSOO, nato in occasione di una mostra collaborativa con il visionario regista David Lynch.
Questa metamorfosi visiva esprime l’ambivalenza dell’arte: incanta con la bellezza, ma scuote le coscienze, richiamando le tragedie di Eschilo. Le micro-rappresentazioni evocano un ordine cosmico profondo, fondendo decorazione astratta e rigore scientifico. Il risultato è un viaggio visionario tra antico e contemporaneo, scienza e arte, natura e cultura
Paravento Glaucus Atlanticus, opera di Agostino Arrivabene
Un altro elemento chiave è il paravento Glaucus Atlanticus, un’opera firmata da Agostino Arrivabene, in collaborazione con Misha e sotto la direzione artistica di STUDIO2046. Il paravento, interamente dipinto a mano su seta, raffigura molluschi e forme microscopiche ispirate alle illustrazioni di Ernst Haeckel.
Ebermés - Scultura inedita di Francesco Vezzoli
All’interno di questa scena spicca inoltre una scultura inedita di Francesco Vezzoli, “Ebermés”, una scultura che fonde elementi classici in un pastiche concettuale.
L’opera unisce un corpo acefalo in marmo di Ebe, ispirato al neoclassicismo, con una testa barbuta di Hermes di origine romana. Questo accostamento crea un contrasto tra giovinezza e maturità, femminile e maschile, proponendo una riflessione sulla fluidità dell’identità e sul dialogo tra i generi.
Con “Ebermés”, l’artista continua a decostruire e ricomporre simboli della tradizione, offrendo una nuova lettura della storia dell’arte e invitando a immaginare inedite estetiche e significati.