Pasqua. L’impensabile che cambia la storia - Azione Cattolica Italiana

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Gesù Cristo è Risorto. È veramente Risorto!
È il saluto che nel giorno di Pasqua i credenti si scambiano per celebrare un evento che ha cambiato la storia dell’umanità. La risurrezione di Gesù è l’impensabile che diventa realtà e ne cambia i paradigmi.

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare qualcosa di simile: nei racconti della passione, infatti, gli evangelisti sottolineano come i discepoli si fossero affrettati a fuggire, considerando la vicenda di Gesù ormai conclusa. Una pesante pietra, posta sulla bocca di un sepolcro, costituiva il triste “the end” su un’esperienza che li aveva coinvolti profondamente. Avevano puntato tutto su quel Rabbì che mostrava un nuovo volto di Dio: quanto entusiasmo avevano provato guardando segni che restituivano dignità all’uomo, e quanta tenerezza riuscivano a scorgere in gesti e parole che insegnavano il perdono, avvicinavano i lontani e obbligavano a guardare alla propria fede con verità.

Certo, Gesù non aveva paura di rischiare e la possibilità di pagare con la vita tanta audacia era veramente alta. Ma la fine in croce, mors turpissima che per la Legge antica apparteneva ai maledetti, costituiva una sentenza definitiva sul Nazareno. Per questo un po’ tutti erano decisi a voltare pagina, pensando di aver sbagliato, al punto che Pietro è tornato a pescare e i due discepoli di Emmaus, con il cuore gonfio di delusione, si sono incamminati verso la vita di prima.

La Pasqua continua ad essere qualcosa di impensabile: anche i nostri giorni sembrano contestare la vittoria della vita. Nel film della storia odierna assistiamo a pellicole dense di oscurità con rari fotogrammi di luce. La morte continua imperterrita a ingoiare figlie e figli, vittime della guerra, della violenza, dei cambiamenti climatici, della povertà e della fame, dell’egoismo dell’uomo.

Ma per Pietro, per Cleopa e il suo compagno di strada, per gli altri discepoli l’incontro con il Risorto è una vera e propria sterzata per la fede e per la vita. Non erano più quelli di prima!

Vogliamo anche noi, discepoli di oggi, fare esperienza del Risorto, imparando a credere non solo alla storicità di un evento, quanto al suo essere rivoluzionario per le dinamiche della storia e, soprattutto, nel coinvolgerci appieno. Credere, che Cristo è veramente risorto, ci aiuti ad uscire dalla tentazione di vivere schiacciati nel presente, in una esistenza paralizzata e chiusa in se stessa. La Pasqua sia l’orizzonte verso cui tendere, la luce per orientarci nelle scelte quotidiane, la speranza per ogni uomo e donna ed apra ad una prospettiva diversa rispetto a quella del declino e della morte. Credere che Cristo è veramente risorto è dare futuro alla vita.

Don Tonino Bello prega con Maria affidandole un annuncio della Pasqua che ci lascia meglio comprendere questo evento impensabile: «Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera[1]».

La Pasqua resta la nostra grande festa, dei cristiani, della Chiesa, di ogni uomo di buona volontà, della vittoria della vita sulla morte.  


[1] Antonio Bello, Maria donna dei nostri giorni, Edizioni San Paolo, 2012, Cinesello Balsamo, pp. 95.

Recapiti
Luigi Caravella