«La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi. Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa».
La presenza dell’Ac
Le parole pronunciate dal card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, durante l’omelia per le esequie di papa Francesco, rendono bene il perché una folla incredibile abbia reso omaggio, oggi come nei giorni precedenti, a Francesco.
A rappresentare il cordoglio e l’affetto del Forum internazionale di Azione cattolica ai funerali di Papa Francesco, ci sono l’Assistente ecclesiastico, mons. Eduardo García, Vescovo di San Justo (Argentina), e Giuseppe Notarstefano, Presidente dell’Azione cattolica italiana e membro del Segretariato che guida l’organismo di coordinamento delle oltre 50 associazioni di Azione cattolica nel mondo.
Una presenza costante e continua, quella della Presidenza nazionale dell’Ac e in particolare dei giovani di Ac, sia nei giorni della veglia in basilica che oggi ai funerali. Insieme a un popolo di Dio veramente commosso e partecipe di un Papa che sentono loro.
Francesco, uno di noi. Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”.
«Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa – continua il card. Re –. Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, papa Francesco ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato. Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali».
Una casa per tutti
«Filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite».
Papa Francesco ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via.
«Volle il Giubileo Straordinario della Misericordia, mettendo in luce che la misericordia. È “il cuore del Vangelo”».
Misericordia e gioia del Vangelo: le due parole chiave di Papa Francesco.
Il card. Re ha concluso: «papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi ed i suoi incontri dicendo: “Non dimenticatevi di pregare per me”.
Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza».
I funerali
La Liturgia Esequiale è concelebrata dai Cardinali e dai Patriarchi delle Chiese Orientali. Presiede la Concelebrazione il Decano del Collegio Cardinalizio, il card. Giovanni Battista Re.
Al termine della solenne Celebrazione Eucaristica hanno luogo l’Ultima Commendatio (ultima raccomandazione) e la Valedictio (commiato).
Il Cardinale Vicario per la diocesi di Roma guida la supplica della Chiesa di Roma. Quindi i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori e i Metropoliti delle Chiese Metropolitane “sui iuris” orientali cattoliche, si recano davanti al feretro per la supplica delle Chiese Orientali. Poi il Cardinale Decano asperge con l’acqua benedetta la salma del Pontefice defunto e la incensa.
Il feretro del Santo Padre Francesco viene traslato alla basilica di Santa Maria Maggiore per la sepoltura e la tumulazione. L’ultimo saluto è accompagnato da migliaia di persone lungo le strade di Roma.