ACQUISIZIONI E CONCENTRAZIONI DEL MERCATO: UN DANNO PER L’INTERO ECOSISTEMA MUSICALE

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Un mercato musicale sano, così come ogni altro mercato, si basa su equilibrio e diversità. È proprio sulla possibilità che tanti diversi attori operino liberamente che l’intero sistema cresce e si sviluppa. 

Non stiamo parlando solo di molteplicità di modelli artistici oppure di libertà di espressione, ma di vera e propria crescita economica. Avere un mercato che, oltre ad offrire tante proposte artistiche, possa fornire anche tanti modi di realizzare, promuovere e distribuire tali proposte, fa sì che l’intera offerta musicale abbia molte più possibilità di emergere o di reindirizzarsi a beneficio di una pluralità di proposte e di una pluralità di visioni. La concentrazione invece riduce enormemente questa opportunità, fino a renderla anti economica.   

Così come accade in tutti i sistemi complessi – a partire da quelli naturali con la diversificazione delle specie – sono certamente i migliori ad emergere e nel nostro caso, artisti e aziende con più talento. Però il mercato non può saperlo prima, non può prevedere chi saranno gli artisti e le aziende di talento che emergeranno in futuro.

È quindi necessario che il “terreno fertile” su cui far crescere i newcomer offra una molteplicità di soluzioni diverse adatte al maggior numero di attori possibile, in modo che aumentino le possibilità di nascita e crescita proprio di coloro che hanno il talento per portare avanti una propria identità artistica ed economica in grado di competere e “fare” mercato. Questo vale anche per i sistemi di distribuzione e promozione. In un settore come quello musicale, in continuo rinnovamento ed adattamento rispetto al frenetico sviluppo tecnologico, pensare di ridurre in questo senso le possibilità di sviluppo e diversificazione del mercato significa non avere una visione verso il futuro, ma solo una ridotta considerazione a corto raggio che sa, più che altro, di valorizzazione economica.

Per restare nel paragone arboreo, una foresta in salute non solo assorbe più anidride carbonica, ma rilascia, anche, molto più ossigeno e noi è di ossigeno che abbiamo bisogno. 

Per questo PMI esprime preoccupazione di fronte alla possibile fusione tra Universal Music Group e Downtown Music Holdings: un’eccessiva concentrazione del mercato – che questa operazione implica – non solo non porterà vantaggi per le aziende indipendenti, gli artisti legati a loro e i consumatori, ma rischia di diventare un boomerang anche per le grandi aziende che operano queste acquisizioni. 

PMI, quindi, si unisce ad IMPALA nell’accogliere con favore la decisione della Commissione UE di fare un’indagine approfondita su questa proposta di fusione tra UMG e Downtown Music Holdings, che – ricordiamo – controlla società come Fuga, CD Baby, Songtrust, Curve, AdRev e altri operatori del settore musicale (per info: https://www.pmiitalia.org/news/568-indagine-fusione-umg-downtown). 

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