IN EVIDENZA, INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Una giornata per capire come lavoriamo con l’AI, insieme a Edoardo Scognamiglio di Hacking Creativity
Ci sono momenti in cui vale la pena mettere in pausa il flusso quotidiano, allentare la pressione operativa e prendersi il tempo per riflettere su cosa stiamo facendo, su come lo facciamo e soprattutto sul perché.
È con questo spirito che abbiamo partecipato a “Zero to Video”, un workshop interamente dedicato alla creazione di video con l’intelligenza artificiale, lavorando insieme su un tema che ci riguarda sempre più da vicino: il rapporto tra AI e creatività.
Ad accompagnarci in questo percorso c’era Edoardo Scognamiglio, autore e storyteller che con il podcast Hacking Creativity esplora da anni i metodi e gli strumenti con cui si può allenare il pensiero creativo in modo consapevole. Il suo approccio ci è sembrato subito in sintonia con il nostro: niente spettacolarizzazioni, nessuna ricetta preconfezionata, ma un invito serio e concreto a osservare da vicino le scelte che compongono il nostro processo creativo, provando a renderle più solide, più intenzionali, più efficaci.
LEGGI ANCHE – Come l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il marketing aziendale: trend e opportunità per il 2025
Rimettere al centro il processo, quando l’idea non basta più da sola
Chi lavora nella comunicazione ha spesso l’abitudine di dare per scontato che l’idea sia il punto di partenza e di arrivo di tutto. È una convinzione rassicurante, che però rischia di diventare un alibi. Oggi l’idea, per quanto brillante, non è più sufficiente da sola a generare valore se non è sostenuta da un metodo di sviluppo, da un lavoro di confronto, da un’esplorazione strutturata delle alternative.
Durante il workshop ci siamo concentrati proprio su questo: sulle fasi che precedono e seguono l’intuizione iniziale, sulle condizioni che ci aiutano a generare idee migliori e sui modi in cui possiamo testarle e raffinarle prima di arrivare alla loro espressione finale. Oggi che gli strumenti ci permettono di ottenere risultati esecutivi di altissima qualità con estrema rapidità, il vero differenziale si sposta su altro: sulla direzione, sulla motivazione, sulla precisione delle scelte progettuali che guidano l’intero processo.
Lavorare su uno spot per osservare il modo in cui pensiamo
Uno dei momenti centrali della giornata è stato il lavoro su uno spot, che abbiamo usato come campo di prova per mettere in discussione le nostre abitudini progettuali. L’obiettivo non era arrivare a un output perfetto, ma costruire le condizioni per vedere come funziona – o non funziona – il nostro metodo quando viene messo sotto pressione.
Abbiamo analizzato le fasi del pensiero creativo: da dove partiamo, quando iniziamo a “visualizzarlo”, quanto tempo dedichiamo alla riflessione prima di entrare in modalità operativa, come reagiamo quando una proposta ci sembra “già abbastanza buona”.
Il confronto tra modalità diverse di affrontare il brief ci ha aiutato a riconoscere dei pattern ricorrenti e a far emergere dei margini di miglioramento nel nostro modo di esplorare. È emerso chiaramente che anche una piccola variazione nel metodo – come introdurre l’obbligo di proporre una seconda o terza via – può portare a risultati radicalmente diversi, non solo nel contenuto, ma anche nella qualità del confronto.
LEGGI ANCHE – Policy aziendale per l’uso dell’intelligenza artificiale generativa: perché serve (e come farla bene)
Usare l’intelligenza artificiale come leva progettuale e non come punto di partenza
L’intelligenza artificiale è stata parte del nostro lavoro durante il workshop, ma sempre in relazione a un’idea o a un’intuizione già in movimento. Non l’abbiamo usata per “trovare” qualcosa, ma per validare ipotesi, simulare alternative, accelerare alcune fasi del pensiero visivo. In questo senso, più che un generatore automatico, si è rivelata un moltiplicatore di possibilità.
Ci siamo accorti che la sua efficacia dipende quasi interamente dalla qualità delle domande che le poniamo. Quando c’è una direzione chiara, anche l’AI diventa utile per esplorare più in profondità. Quando invece manca un’intenzione solida, l’output rischia di essere tecnicamente valido ma concettualmente piatto. È un aspetto che conoscevamo già, ma averlo sperimentato in gruppo ci ha aiutato a consolidare una consapevolezza condivisa: non è tanto lo strumento a fare la differenza, ma il pensiero che lo guida.
LEGGI ANCHE – scAI Loop: il metodo per usare l’intelligenza artificiale in modo strategico
Integrare l’AI nel flusso creativo significa anche ripensare le nostre abitudini
In SCAI l’intelligenza artificiale non è una novità da testare una tantum, ma un elemento ormai stabile del nostro flusso di lavoro. La integriamo nei progetti quando ha senso farlo, sempre con un approccio che tiene insieme velocità, qualità e coerenza. Ma soprattutto, siamo consapevoli che la sua presenza ci spinge a rivedere alcune logiche del nostro lavoro che davamo per acquisite.
Se possiamo ottenere molto in poco tempo, allora ha ancora più valore decidere cosa ha senso fare, quali strade vanno esplorate, quali idee meritano attenzione. Per questo motivo continuiamo a formare il team, a metterci in discussione, a costruire occasioni collettive di confronto che ci aiutino a evolvere come gruppo e come professionisti. L’obiettivo non è aggiornarsi per restare al passo, ma consolidare un metodo di lavoro che ci permetta di progettare in modo più intenzionale.
Più che trovare risposte, è stato utile imparare a farsi domande migliori
La giornata con Edoardo è stata densa, concreta, a tratti anche faticosa (nel senso buono). Ci ha aiutati a guardare con più attenzione al nostro modo di lavorare, a rallentare quando serviva, a rimettere in discussione alcune semplificazioni a cui tendiamo quando le scadenze stringono.
Abbiamo capito che allenare il pensiero creativo non è un’attività astratta ma una competenza pratica che si può sviluppare. Che il metodo non è un vincolo, ma una condizione che rende più efficace l’ispirazione. E che il valore del nostro lavoro oggi si misura non solo nella qualità del risultato, ma nella coerenza del processo che ci porta lì.
Prendersi il tempo per osservare da vicino il proprio processo creativo è un atto di responsabilità e di fiducia. Fiducia nella possibilità di migliorare, di cambiare punto di vista, di fare spazio a nuovi strumenti senza rinunciare alla propria identità.
Questa giornata ci ha ricordato che la vera innovazione non coincide con l’adozione di tecnologie sempre più performanti ma con la capacità di costruire un metodo solido, condiviso, capace di evolvere insieme alle sfide.
L’intelligenza artificiale è entrata nei nostri processi per mettere alla prova le nostre intuizioni, e ogni occasione, come il workshop guidato da Edoardo Scognamiglio, è un modo per consolidare ciò in cui crediamo: che la creatività è un lavoro serio che richiede cura, allenamento e, soprattutto, la volontà di continuare a imparare insieme.