In attesa della fumata bianca - Azione Cattolica Italiana

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

È un mistero. Quello della fumata – nera o bianca – proveniente dal comignolo della Cappella Sistina resta, ancora oggi, dopo molti secoli, un mistero. Un rito che si tramanda da sempre, il simbolo stesso della tradizione della Chiesa di Roma. Un simbolo però che nel tempo ha attirato le simpatie del popolo di Dio e non solo, travalicando esso stesso i misteri del Conclave.

Così ogni fumata, nera o bianca, attesta la simpatia del popolo (non solo di Dio) verso una tradizione che ci porta a conoscere il futuro Papa. Difficile davvero descrivere il fascino che ruota attorno a questo rito, che non è ovviamente solo un rito di passaggio del potere. C’è molto di più. È una liturgia laica che mette insieme temporale e spirituale, ricchi e poveri, chierici e laici. E anche questa volta la fumata che esce dal comignolo viene accompagnata, come la scorsa volta, nel 2012, durante l’elezione di Francesco, da un gabbiano che si posa dolcemente sul comignolo stesso. La gente riconosce in ciò il segno benaugurante. C’è un Papa buono che stanno per eleggere. Applausi.

L’habemus papam, in attesa della fumata bianca

Il popolo di piazza san Pietro ha imparato anche a sapere gli orari delle fumate – due al giorno per quattro votazioni, a mezzogiorno e alle ore 19.00 (anche se la prima fumata è durata un po’ troppo, e vai capire il perché…), ha imparato ad aspettare, si gode il panorama di un sole primaverile su Roma davvero spettacolare e anche un po’ fresco, ha capito che il cuore attende la fumata bianca con passione e compassione: l’habemus papam è davvero vicino. Tocca aspettare solo un po’.

Una tradizione molto romana, che i romani sentono in modo particolare, perché il Papa, oltre ad essere il capo della Chiesa cattolica è anche il vescovo di Roma. Una tradizione che dividono volentieri con l’ingresso del mondo digitale, i media, le tv, il caos mediatico. Così, tra la folla, ci sono sì, i romani, ma anche molti turisti stranieri, capitati magari per caso (e che ti vuoi perdere il Conclave in diretta?), oppure i pellegrini che in questi giorni invadono la capitale per via del Giubileo.

Roma caput mundi. Vero. Gli smartphone risplendono in cielo per immortalare il momento, e vai con i video, i post social. Però c’è una reale commozione nell’aria, si percepisce mentre guardi quest’umanità che vuole solo applaudire il nuovo Papa.

Dodici anni fa, ricordo molto bene, quella sera del 13 marzo in piazza san Pietro, quando fu eletto Bergoglio: «Mario chi? – dicevano intorno a me – ma è un italiano?». Ma quando fu svelato il nome scelto, Francesco, un’ondata di silenzio e commozione invase la piazza, e la gente cominciò a piangere, ad abbracciarsi, a ridere di gioia. I telefonini ammutolirono.

Resterà sempre un mistero il gioco delle fumate. Ma attorno al mistero c’è e ci sarà sempre quest’abbraccio tra la gente e il suo padre spirituale, tra la folla credente, agnostica o chissà chi e un nome che sapremo in un momento preciso, in un giornata di sole di pioggia e di speranza, e che ci dirà chi è il nuovo Papa. 

Il Papa che verrà. Il Papa della fumata bianca.

Recapiti
Gianni Di Santo