Dai laboratori alla nostra scrivania, dai codici matematici al marketing, l’AI oggi è tutta intorno a noi, con effetti rilevanti sulla creatività, la comunicazione, l’arte, la cultura, l’etica, l’economia, la nostra società tutta.

Di per sé non è una novità. Nuovi, inaspettati, spesso inconsapevoli, sono gli effetti che sta generando.

Ma facciamo un salto indietro, partiamo dall’inizio.

Ritorno al futuro

L’intelligenza artificiale (AI) non è una scoperta recente. Le sue radici affondano negli anni ‘40, quando Warren S. McCulloch e Walter Pitts pubblicarono “A Logical Calculus of the Ideas Immanent in Nervous Activity“, un articolo fondamentale che getta le basi dell’idea che il cervello possa essere interpretato come un sistema computazionale, che introduce il concetto di reti neurali artificiali, alla base delle attuali tecnologie di deep learning e che ispira l’idea di sistemi informatici capaci di simulare le funzioni cognitive.

Nel 1950 Alan Turing pose la domanda “Le macchine possono pensare?” e introdusse il concetto di una macchina in grado di simulare il ragionamento umano. Da allora, l’AI ha attraversato decenni di sviluppo, alternando momenti di entusiasmo e fasi di stagnazione, i cosiddetti “inverni dell’AI“.

Negli anni 2000 la svolta: l’aumento della potenza computazionale e la disponibilità di un’enorme mole di dati (i big data), aprono la strada al deep learning. Le macchine cominciano a riconoscere volti, a tradurre lingue, a vincere campionati di videogiochi.

Sembra quasi magia, ma è statistica, calcolo e tanta, tanta ingegneria.

mAI senza un’idea

Se è vero che l’AI elabora informazioni, è altrettanto vero che manca di pensiero, coscienza, intenzione, immaginazione, idee.
L’AI non pensa, elabora. Per questo non ci spaventa e non ci sostituisce. Ci rende più efficienti.
È uno strumento, non un pensatore. Una leva, non un fine.

E proprio così la usiamo nei nostri processi creativi: con metodo, con visione, con strategia. Altrimenti è solo un’arma spuntata.

Rende concrete le nostre intuizioni, amplifica le nostre idee, le anima, a volte le rende più potenti, a volte più originali, a volte – addirittura – più umane.

Come nel caso del nostro “Non è cambiato un ca%%o”, l’originale opera creata per “PostHER. Manifesti al femminile”, il drop tematico d’esordio del progetto Tuttapposter, in cui l’illustrazione firmata dal nostro team di designer per esprimere l’indignazione contro la discriminazione femminile, prende vita grazie all’AI. E finalmente beve il suo cocktail, per allontanare almeno per un attimo la frustrazione per tutte quelle cose che dovevano cambiare e invece sono ancora uguali. A casa, nel mondo del lavoro, dell’istruzione, nelle relazioni.
Un momento di svago e leggerezza, che troppe donne non possono mai concedersi, impegnate come sono nel difendersi costantemente.

Un gesto semplice, animato prima ancora che dall’AI, da un’idea – la nostra – che, come sempre, creiamo con testa, cuore e gli strumenti giusti.
E per fortuna non siamo i soli.

Effetto AI

C’è un’AI che scrive poesie, una che compone musica, una che nel 2016 ha battuto il campione mondiale di Go, un gioco da tavolo più complesso degli scacchi. Un’altra ancora che ha contribuito a progettare nuove molecole di potenziale uso farmacologico.

E poi ci sono i quadri generati da algoritmi, le ricostruzioni vocali realistiche, le animazioni in tempo reale, le immagini generate da zero che sembrano uscite da sogni – o incubi – con i quali l’AI supera il confine della creatività tecnica, entrando nel campo dell’immaginazione.

Nel 2018 “Edmond de Belamy”, generato da un algoritmo, è stato venduto da Christie’s per oltre 400.000 dollari. Botto, artista autonomo AI, ha superato i $4 milioni in vendite.
Nel mondo della musica, l’AI ha completato la Decima Sinfonia di Beethoven e il progetto “Bach Doodle” di Google ha reso tutti compositori. L’artista Taryn Southern ha prodotto un album interamente con strumenti AI.
Nel cinema, “Zone Out” (2020) ha generato paesaggi e movimenti dei personaggi con l’AI. Amper Music viene già usato per creare colonne sonore originali in film e serie TV.

L’AI è stata impiegata anche nel campo letterario, sollevando non pochi dubbi. Nel 2025 Amazon è stata criticata per la vendita di libri sull’ADHD generati interamente da AI ed un altro caso ha visto l’uso di un algoritmo per plaggiare la memoir di una sopravvissuta all’Olocausto.

L’AI non si arresta, continua a generare. A volte sorprende. A volte disturba. A volte, incanta.

AI posteri l’ardua sentenza.

Le immagini presenti in questo articolo sono state generate con strumenti di intelligenza artificiale.