La sfida della Cgil: sanità pubblica e lavoro dignitoso. Come sta Verona? - SPI CGIL Veneto

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Confronto pubblico con le categorie sindacali Filcams, Fp e Spi e su come i referendum possono aiutare a migliorare la situazione

Oggi, più che mai, le sfide che i lavoratori e le lavoratrici si trovano ad affrontare non sono solo economiche, ma anche sociali e sanitarie. In un contesto di crescente precarietà, la dignità del lavoro e il diritto a una sanità pubblica di qualità sono sotto attacco. La situazione che viviamo quotidianamente è una realtà difficile da affrontare, ma non possiamo restare in silenzio.

Mercoledì 7 maggio 2025 alle ore 16.00 in sala San Giacomo di piazzale Scuro a Borgo Roma, la Cgil di Verona propone un incontro pubblico su tema “Sanità pubblica lavoro dignitoso”. Con il contributo delle categorie sindacali del commercio-servizi, dei pubblici dipendenti e dei pensionati, rappresentate rispettivamente dai segretari generali Graziella Belligoli (Filcams Cgil), Antonio De Pasquale (Fp Cgil) e Adriano Filice (Spi Cgil) e la segretaria generale confederale Cgil Verona  Francesca Tornieri, si partirà dal tema dei tagli imposti al servizio di contact center dell’Ulss 9 per cercare di trovare il bandolo della matassa dei servizi sanitari sempre meno rispondenti alle esigenze dei cittadino e delle stesse lavoratrici e lavoratori, sopratutto nella fascia dei più fragili comprendenti anziane e anziani.  

La vertenza ancora in corso del personale della cooperativa Morelli che gestisce i contact center degli ospedali dell’Ulss 9, destinataria della quota più pesante dei tagli decisi dalla direzione aziendale per rientrare negli obiettivi di (s)bilancio fissati dalla Regione, rappresenta infatti l’emblema della modalità di gestione della sanità, radicato da anni, ma che ormai ha raggiunto il limite di sopportazione per lavoratori e utenti.

POCHE RISORSE E POCO PERSONALE PER IL PUBBLICO. In tutta la regione, ma in particolare nel veronese, il sistema sanitario ha da tempo perso la capacità di adattarsi ai bisogni di cura della popolazione riducendosi una sorta di bancomat dei privati accreditati che si prendono i bocconi più buoni delle prestazioni lasciando l’osso al pubblico. Le strutture sanitarie sono costrette a fronteggiare una crescente domanda di servizi con risorse sempre più limitate. La carenza di personale sanitario non è più una condizione eccezionale, ma una norma che pregiudica il benessere dei cittadini. Ogni  giorno ci confrontiamo con la difficoltà di accedere a cure tempestive e adeguate.

ALCUNI NUMERI. In Ulss 9 il costo del personale (300 milioni di euro) rappresenta meno del 16% del valore della produzione (313 milioni di euro su un valore della produzione di 1,9 miliardi), tra i più bassi in assoluto. Questo a causa dell’esagerato ricorso all’acquisto di prestazioni da terzi: ben 492 milioni di euro nel 2023 per prestazioni ospedaliere e altri 196 milioni di euro per l’assistenza specialistica. Una montagna di denaro che per buona va nelle tasche dei privati accreditati (che non mettono un centesimo sull’emergenza sanitaria)  e per il resto all’Aoui. Per dare un metro di paragone, l’intero sistema della medicina di base costa all’Ulss poco più di 100 milioni di euro, mentre l’intero sistema dei servizi socio-sanitari a rilevanza sanitaria (disabilità, anziani, assistenza domiciliare, tossicodipendenze ecc.) costa circa 146 milioni circa dopo anni di battaglie per adeguare la spesa per le rsa.

L’anomalia veronese è evidente e nota: in Ulss 9 soltanto il 40% delle prestazioni vengono prodotte in proprio mentre il 60% viene comprato da privati e da altre istituzioni sanitarie pubbliche. Nel resto delle aziende sanitarie venete, con l’unica eccezione dell’Ulss 6, la situazione è diametralmente opposta, con almeno il 60% delle prestazioni prodotte in proprio e il 40% acquistate. Lungi dal preoccupare la Regione, il caso veronese viene anzi portato a modello della più riuscita applicazione della “via veneta” alla privatizzazione della sanità.

Ne è dimostrazione l’ultimo decreto “liste di attesa” della giunta regionale, che destina 40 milioni di euro per l’acquisto di prestazioni aggiuntive a metà tra pubblico e privato.  Si tratta di un immenso travaso di risorse dai lavoratori pubblici della sanità, che dal 2018 subiscono (da destra e da sinistra) i tetti alle assunzioni, mentre il privato accreditato prolifera senza che gli sia chiesto di investire un solo euro.

MOLTI APPALTI A TANTO LAVORO PRECARIO. Un altro problema urgente è la gestione degli appalti, che spesso porta alla proliferazione di contratti precari, a basso salario e con condizioni di lavoro insostenibili. Questo sistema crea una classe di lavoratori e lavoratrici precari, sfruttati e privi di garanzie. La fragilità del lavoro si riflette direttamente nella fragilità del sistema sanitario, alimentando un circolo vizioso che indebolisce ulteriormente il nostro diritto alla salute.

Ora però siamo arrivati al limite, perché medici e infermieri hanno capito l’antifona e abbandonano il pubblico in grande quantità, mentre i bilanci delle Ulss non tengono più e si comincia con i tagli lineari. Per ora ai danni dei servizi “non sanitari” (-9,3 milioni nel bilancio di previsione 2025, pari all’11,2% dei costi, ammontanti a 83 milioni di euro) di cui Cup e Contact center fanno parte. Ma sono numerose le esternalizzazioni anche in area sanitaria, sempre motivate dalla difficoltà di trovare personale. E dopo il caso della cooperativa Morelli, che gestisce casse e punti di contatto negli ospedali dell’Ulss, è già previsto di ripetere la medesima operazione con gli stessi servizi  all’interno dei distretti sanitari, generando precarietà tra lavoratrici e lavoratori e disservizi tra gli utenti.

TROPPA SANITÀ NEGATA ALLE PERSONE. La mancanza di risorse, personale e attenzione politica alla sanità pubblica si traduce in una sanità sempre più distante e inaccessibile. Le liste d’attesa si allungano, i servizi diminuiscono, e la qualità delle cure non è più una certezza per chi ha bisogno. Il diritto alla salute, come quello al lavoro, è un diritto universale che non può essere messo in discussione.

Questo sistema di sanità pubblico profondamente in difficoltà sta riducendo progressivamente le opportunità di cura, soprattutto per gli anziani e per chi vive con disabilità o malattie croniche. Non possiamo più accettare che le persone più vulnerabili, che hanno contribuito per una vita intera al benessere del Paese, siano trattate come se la loro salute non fosse una priorità.

La sanità non può essere trattata come una merce di scambio o come un servizio accessibile solo a chi ha i mezzi. È un diritto universale che deve essere garantito a tutti, senza discriminazioni, a partire dalle persone più fragili: i pensionati, i disoccupati, i malati. È tempo di fare sentire la nostra voce e chiedere con forza un cambiamento radicale per una sanità che rispetti la dignità di ogni persona.

LA NOSTRA DENUNCIA. Oggi, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego, insieme ai settori della Filcams, dei servizi, degli appalti e delle pensionate e pensionati dello Spi, lancia un grido d’allarme. Un grido che è anche una chiamata alla rivolta: il voto per il Referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. Votare significa prendere posizione, significa scegliere di lottare per il nostro futuro e per quello delle nuove generazioni. Per la dignità del lavoro e il diritto alla sanità. Non possiamo più accettare una  così precaria di lavoro e di sanità , di rimanere in silenzio di fronte alle disuguaglianze. È il momento di alzare la testa e lottare per la dignità di chi lavora, di chi cura, di chi lotta ogni giorno per garantire a tutti il diritto alla salute. Il nostro grido non è solo un’urgenza, è una speranza per un futuro più giusto.

Oggi, più che mai, il voto è la tua rivolta. Il voto è la nostra strumento  per un cambiamento che parte dalla dignità del lavoro e dalla salute di tutti. Non lasciamo che vengano messi in discussione i diritti fondamentali di ciascun cittadino. È il momento di unirsi, di lottare insieme per un mondo migliore.

Recapiti
SPI Ufficio Stampa